Fabrizio Bianchini, Franco Forte
Come partecipare ai premi letterari (e vincere)
Delos Books
€ 10,00
Questa recensione rappresenta una trasgressione ad una regola alla quale mi sono sempre affidato, con esiti più che positivi.
Si tratta di una regola semplice: se di un libro non se ne può parlare bene, non se ne parla. Si parla d’altro.
In fondo, meglio sottolineare il positivo che rimarcare il negativo – è tutto karma positivo, buone vibrazioni.
Si fa bella figura, a parlare sempre solo bene di bei libri – ci si crea l’immagine di quello che non becca mai una fregatura, con un occhio fantastico per i capolavori.
E poi è facile parlare bene di un libro ben scritto, con dei buoni contenuti.
Però, a tutte le regole, ci sono delle eccezioni.
Uno dei cliché più triti della cinematografia degli ultimi settant’anni, ed uno dei più deleteri, è quello del sergente istruttore duro e bastardo, ma solo per il bene delle reclute. Orrendamente malparlante e spesso di colore, il personaggio è stato scolpito nell’inconscio collettivo dall’interpretazione di Lou Gossett Jr. in Ufficiale e Gentiluomo ma era già così stracco che qualche anno prima Woody Allen non aveva potuto esimersi dall’inserire un sergente istruttore di colore nella fanteria zarista di Amore e Guerra, ed alla fine l’immagine venne riciclata da una pubblicità televisiva – ricordate? Ok, bastardi, i jeans sono vostri.
Eppure è difficile immaginare una figura diversa da quella del Sergente Istruttore Bastardo leggendo le tre pagine di introduzione a Come partecipare ai premi letterari (e vincere), nella quale l’autore Franco Forte ci rifila un dubbio pistolotto per chiarire che il libro che teniamo fra le mani non è opera di un accademico (Dio ci scampi!) o da un cattedratico (finocchi, dal primo all’ultimo) ma
da un giornalista professionista, da un autore che ha pubblicato diversi romanzi e antologie di racconti, da uno che per molti anni ha partecipato ai premi letterari vincendone parecchi, da uno che è stato ed è ancora membro delle giurie di importanti premi letterari nazionali.
Che al secondo paragrafo dell’introduzione Forte ritenga opportuno precisare che le affermazioni precedenti non sono dettate dalla spocchia ci lascia presumere che anche lui si sia reso conto di aver ecceduto col testosterone nel dipingersi come maschio alfa.
Avendo stabilito il proprio titolo al ruolo di Tarzan della giungla letteraria, Forte, coadiuvato dall’invisibile Fabrizio Bianchini ci offre una settantina di pagine di consigli pratici da parte di chi li ha vissuti sulla propria pelle, tutti testati e verificati uno per uno, al quale fanno seguito una cinquantina di pagine che stralciano e ristampano i bandi di concorso di una cinquantina di concorsi letterari.
Il che non sarebbe neppure male, per dieci euro, se solo il contenuto si elevasse al di sopra di una banalità assoluta, in gran parte dovuta alla mancanza di un destinatario privilegiato del testo.
Non un libro per principianti, non un manuale per professionisti, Come partecipare ai premi letterari (e vincere) rimane sospeso in uno strano limbo, trascurando alcuni elementi importanti, dedicando uno spazio spropositato a minuzie (tre pagine per spiegare come si spediscono i manoscritti?)
Una più chiara idea del destinatario ultimo del manuale avrebbe certamente evitato imbarazzi.
La prima parte del volume, sulla quale grava una certa impressione di frettolosità, si dedica a questioni quali le differenze fra generi e le opzioni di firma dei manoscritti – argomenti meno che elementari che si presume chi desidera partecipare ad un concorso conosca.
Per contro, liquidare stesura e revisione in una manciata di pagine, è rendere un cattivo servizio ai lettori, perché gioverebbe ai principianti approfondire alcuni aspetti di questo che è, in fondo, la grande discriminante fra dilettanti (che non revisionano) e professionisti (che invece lo fanno, spesso ossessivamente).
Molte posizioni degli autori sono discutibili: il cyberpunk viene indicato come ultima evoluzione della fantascienza (certo, nel 1982), e Il Silenzio degli Innocenti come summa del genere(?) thriller; la sezione sui diritti di pubblicazione è confusa e non copre i diritti elettronici.
Ma queste brutture si possono fin qui giustificare con la necessità di infilare un sacco di nozioni (troppe) in poco spazio.
Inammissibile invece il suggerimento (mutuato dal manuale di scrittura di Luca Canali) di aggregarsi a qualsiasi costo ad una cricca o clan al fine di fare strada in campo editoriale.
Una cosa è ammettere l’esistenza della Mafia.
Un altro è abbracciarne metodi e finalità.
Quando arriviamo alla sezione Qualche Trucco, tuttavia, la struttura non può più assumersi le responsabilità per le carenze che sono, evidentemente, degli autori.
Forte, nonostante la sua presentazione, non ritiene opportuno disvelarci i sistemi di valutazione applicati dalle giurie letterarie, o anche solo dai lettori di profesione che, per riviste ed editori, si occupano della slush pile (un termine per indicare i manoscritti non richiesti che preferiamo non tradurre).
Peccato, perché se sapessimo, ad esempio, che una prima scrematura viene fatta in base al primo paragrafo del manoscritto, potremmo forse migliorare le nostre probabilità di successo.
Ma Forte non ce lo dice.
Ci rifila invece due capitoletti dedicati all’incipit ed al finale che – sebbene estremamente simili a capitoli simili reperibili in diecimila altri stupidi manuali di scrittura – mancano completamente il bersaglio.
Il punto che pare sfuggire a Forte e Bianchini è che, per dire,
Voi mi crederete pazzo, ma vi assicuro che non è così
non è sbagliato in sé.
È trito, già sentito, banale – ma in mano ad un buon autore può essere una eccellente occasione per capovolgere un paio di cliché e scrivere qualcosa di veramente buono; forse una parodia, forse un racconto umoristico.
Quanto poi ai finali, il manuale non ha di meglio da fare che consigliarci
Mai finire un racconto scritto in prima persona in cui il protagonista, che è anche l’io narrante, muore. Se chi sta raccntando la storia muore, come può scrivere quello che gli è successo?
… scordandosi inezie come Sunset Boulevard o il recente Everyman di Philip Roth.
Ma Forte e Bianchini non sono Billy Wilder e Philip Roth – ormai siamo a pagina 74 e ne siamo abbastanza sicuri.
E sorvoleremo sulla sezione – francamente offensiva – dedicata all’esterofilia.
Se proprio dovete ambientare un racconto all’estero, perché non trovate idee e spunti nel Belpaese, allora fate un’operazione intelligente: cercate un luogo esotico…
Sarebbe stato più difficile dedicare le tre pagine al più generale argomento delle ricerche a monte della nostra scrittura?
I testi sulla scrittura consigliati sono una selezione casuale dallo scaffale degli autori.
Non manca un volume di Forte e una citazione di Writers Magazine, rivista diretta dallo stesso Forte.
Harlan Ellison raccontava che, negli anni Sessanta, quando si voleva rovinare l’immagine di uno scrittore, si spedivano lettere a suo nome a Writers Magazine, notoriamente un forum per dilettanti velleitari e principianti, con la speranza che venissero pubblicate ed il poveretto ci rimettesse la faccia.
Ma Ellison parlava naturalmente della versione americana della rivista.
Viene poi la sezione coi bandi dei premi – una versione più aggiornata della quale è reperibile con un po’ di sforzo usando Google o un qualsiasi altro motore di ricerca on-line.
In sostanza, Come partecipare ai premi letterari (e vincere) è un libro al meglio inutile, al peggio pericoloso.
Quanti sciocchi infatti, lette a fatica le settanta e rotte pagine di Forte e Bianchini, infliggeranno le proprie sciocchezze ai comitati giudicanti di questo o quel premio letterario?
Ma potrebbe non dispiacere agli organizzatori – considerando che molti concorsi comportano una quota di partecipazione.
Chi intanto volesse saperne di più sulla scrittura, è intanto invitato a dare un’occhiata al volume sull’argomento pubblicato qualche anno fa da Stephen King.
Che non è la Parola di Dio, ma non pretende neanche di esserlo.