Tom Godwin (1915-1980) fu un autore che pubblicò poco, soltanto alcuni racconti e tre romanzi tra il 1953 e il 1971. Considerato un «minore» si guadagnò comunque una certa notorietà con il racconto The Cold Equations (Le fredde equazioni) e un esordio di tutto rispetto sull’Astounding di J. W. Campbell con The Gulf Between.
Va da sè che in Italia Goodwin fu (e, a maggior ragione, è oggi) un emerito sconosciuto, ricordato forse soltanto dai collezionisti della mitica Serie rossa di «Urania» nella quale I superstiti di Ragnarok (traduzione più corretta di questa del titolo originale) uscì per la prima volta (1960) o, più modestamente dei frequentatori di bancarelle che possono averne scovato la riedizione del 1976, in «Urania» serie bianca). Forse Delos pubblicherà anche Space barbarians, seguito mai pubblicato in Italia di The Survivors mentre del terzo romanzo di Goodwin, Beyond the Sun (1971) nulla si sa al momento.
La vicenda raccontata da Goodwin non è insolita nella space opera del periodo: un gruppo di terrestri deve sopravvivere completamente isolato su un pianeta sconosciuto e ostile, sullo sfondo di un conflitto interplanetario tra terrestri e Impero Gern; Ragnarok (il nome del pianeta è già un programma) è un mondo estremo e crudele, i coloni vi nascono a fatica, vivono male e muoiono presto. La scelta dell’autore di seguire per generazioni la relazione tra i coloni forzati e Ragnarok – dapprima nemico, poi mondo complesso del quale afferrare la differente logica evolutiva e sfruttare le condizioni inclementi – fa di Gli esiliati di Ragnarok un esempio insieme tipico e insolito della FS anni Cinquanta.
La narrazione «generazionale» conferisce al romanzo un tono epico che mentre sacrifica la psicologia individuale dei personaggi dà un respiro grandioso al susseguirsi caparbio e doloroso delle generazioni, al ruolo di guida che i vari «capi» rivestono per il loro piccolo popolo, al ricordo ossessivo dei Gern che li hanno abbandonati a morire, alle leggende raccontate sui predatori, gli stupendi e feroci «animali» autoctoni che falcidiano la popolazione umana. La natura di Ragnarok seleziona combattenti e non coloni, mentre è l’odio per i Gern che hanno condannato i terrestri a quell’inferno, il desiderio di vendicare le vittime innocenti della loro scelta crudele, a unire i sopravvissuti facendone un popolo: Questo punto di vista, in linea con la FS dell’epoca, conferisce alla storia una visione «maschile» e antagonista, che quasi cancella le poche figure femminili.
Per queste caratteristiche, Gli esiliati di Ragnarok potrebbe sembrare, a torto, un libro datato, eppure rileggere The Survivors – figlio sorprendente della guerra fredda – in anni in cui politici e media blaterano di imperi del male e di tolleranza zero, è un’esperienza in qualche modo consolante; la storia di poche migliaia di umani che, pur all’interno di una logica di vendetta, riescono a trovare forme di comprensione, rispetto e collaborazione con la vita intelligente del pianeta – i predatori e i pacifici mimi – riconoscendola finalmente come tale nonostante la sua alienità è edificante nel senso migliore del termine.
Pare che il seguito privilegi l’aspetto bellico della storia. Sarei comunque curiosa di leggerlo.
Tom Godwin
Gli esiliati di Ragnarok
Delos Books
€ 10,00
trad. di V. Viviani
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