Acque dell’Egeo, prospicienti l’isola di Salamina, circa 25 secoli fa: di fronte a una Atene in fiamme e abbandonata, le navi della lega ellenica giocano il tutto per tutto, riuscendo a sgominare la flotta di Serse, che pure contava almeno il doppio di triremi, e ad arrestare le mire espansionistiche del più grande impero dell’epoca. Un evento magistralmente raccontato da Barry Strauss, docente di Storia alla Cornell University. Con un’accurata analisi l’autore dimostra che in realtà la superiorità numerica della flotta persiana non era in grado di compensare l’abilità tecnica dei marinai greci. Sicuramente un merito particolare nel conseguimento della vittoria va attribuito all’ateniese Temistocle, che pur non essendo il comandante formale delle forze greche, fu colui che costrinse con l’astuzia (e anche l’inganno) sia gli alleati sia i nemici a scontrarsi dove voleva lui, in un tratto di mare che impedisse ai persiani di sfruttare la maggiore velocità delle loro navi, e quando voleva lui, prima che gli alleati si disunissero sotto la spinta dei particolarismi locali. Temistocle si rivelò sicuramente in tale occasione un degno discendente dell’omerico Ulisse.
L’autore dimostra una profonda conoscenza della storia greca, riuscendo a ricostruire ogni ora della battaglia e dei giorni che la precedettero. Ci rivela inoltre particolari insoliti, come l’intrinseca debolezza dello sterminato esercito persiano, condizionato dalla grande disomogeneità dei popoli che lo componevano. Nelle intenzioni dei comandanti persiani l’esercito aveva un ruolo più di immagine dissuasiva che di forza efficace di distruzione: insomma, un gigante dai piedi d’argilla, la cui massa doveva indurre il nemico a scoraggiarsi e venire a patti o a tradire. Uno strumento politico, più che militare. Non bisogna del resto dimenticare che Serse vinse alle Termopili grazie al tradimento del greco Efialte.
Vale anche la pena di ricordare che probabilmente furono più numerosi i greci (ionii, carii ecc.) che combatterono sotto le insegne del Grande Re che non quelli che si batterono a difesa della coalizione ellenica. Insomma, non fu certo lo scontro tra barbarie e civiltà, bensì tra due diversi stili di governo. Del resto, la nascente democrazia ateniese, dopo aver raggiunto il massimo momento di gloria con la vittoria di Salamina, proprio a partire da esso maturò i primi semi di quella hybris che l’avrebbe condotta a condizionare la politica di altre città-stato, con modi altrettanto pesanti di quelli di un satrapo.
Una figura che merita infine citare è Artemisia, regina di Alicarnasso, alleata di Serse e unica donna dell’antichità che riuscì a comandare una flotta, e che fu tenuta in gran conto come consigliere del monarca assoluto persiano. In prima linea con la sua nave, di fronte all’imminente prospettiva di essere speronata da una trireme greca, finse di cambiare bandiera speronando e affondando una vicina nave alleata. Con questa mossa ottenne un duplice risultato: il comandante della trireme greca, disorientato, virò dirigendosi verso un altro obiettivo e Serse, nella gran confusione dello scontro, credette che Artemisia avesse affondato una nave nemica, pertanto al termine della battaglia la coprì di onori. Questa furbacchiona segnò sicuramente una bella vendetta in nome del mondo femminile, a quel tempo tenuto in assai poco conto da entrambi gli schieramenti belligeranti.
Barry Strauss
La forza e l’astuzia
Laterza
€ 22,00
trad. di M. Carpitella
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