Marin Mincu
Il diario di Dracula
(Bompiani)
A scrivere questo “diario” – rinvenuto secoli dopo e fortunosamente come prescrive la tradizione della letteratura fantastica – è nientemeno che Vlad III di Valacchia, il famoso guerriero e flagello dei Turchi detto “l’Impalatore” e “dracul” (diavolo), una figura storica alla quale Bram Stoker si ispirò liberamente per il suo vampiro.
Nel 1463 Vlad viene imprigionato nel castello di Visegrad, sul Danubio, da Mattia Corvino d’Ungheria. Colto, poliglotta, filosofo e grande studioso dell’ermetismo neoplatonico, Vlad è il consapevole rappresentante di una cultura al bivio tra Oriente e Occidente e, nel “diario” ripercorre le tappe principali della propria vita alla ricerca di una spiegazione per la propria natura violenta. Oltrepassare il limite è l’imperativo di una sensibilità profondamente mistica, animata da tensioni etiche che non possono trovare sbocchi nella realtà politica del tempo: «la mia vocazione è divisa tra licenza totale e totale obbedienza; la natura delle cose non mi soddisfa e sento la volontà di distruggerla per recuperarla da zero».
Vlad è l’espressione di popoli – i valacchi, i moldavi, gli ungheresi– che, pur odiando il turco oppressore, odiano più ancora i fratelli rivali al punto di accordarsi con i nemici per combattere i vicini (difficile non credere che Mincu si riferisca anche a tempi molto più vicini); di fronte ai tentativi di Mattia, suo antico alleato, di screditarlo, Vlad vede un’unica forma di resistenza: creare lui stesso l’epopea negativa di Dracula, diffondendone le peggiori leggende.
Sprofondato nell’impresa di riscrivere la propria vita, Vlad si allontana sempre più dalla realtà quotidiana e dal tempo reale. I mesi passano e, rinchiuso nelle sue stanze sotterranee, dracul diventa sempre più simile al Dracula della leggenda: si muove soltanto di notte, non sopporta più la luce del sole, tollera accanto a sé i topi che un tempo lo riempivano di orrore, sviluppa una sensibilità animale per l’acqua del Danubio che scorre sopra la sua prigione, sogna di volare, sperimenta alterazioni percettive… La storia che racconta poggia su menzogne che gli rendono più giustizia della verità.
Scritto direttamente in italiano da Marin Mincu, poeta, studioso di folklore e semiologo rumeno, Il diario di Dracula è un’opera geniale, sospesa tra ricostruzione storica, ricerca sul mito e romanzo psicologico, un affascinante e claustrofobico pastiche nel quale il protagonista e narratore contribuisce consapevolmente a inventare su se stesso le «storie» che si sovrapporranno alla Storia fino a prenderne il posto. (S_3ves)