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    TerraNova

    Per entrare nell’Ekumene

    • di Massimo Citi
    • Marzo 4, 2013 a 8:47 am

    Una vera decana della fantascienza, poco meno che un mito per i lettori di sf over quaranta, è Ursula Kroeber Le Guin, ripresentata al pubblico italiano con un romanzo (ed. or. 2000): the Telling (il maiuscolo è importante), divenuto nella versione italiana La salvezza di Aka, 2002, Mondadori Strade Blu.


    Le Guin ritorna al suo scenario preferito, ovvero l’universo dell’Ekumene, l’entità politica che raggruppa i mondi civilizzati – umani o non umani – di quest’angolo di galassia. Gli inviati dell’Ekumene osservano scrupolosamente regole di non-ingerenza nei confronti dei popoli e dei mondi con i quali entrano in contatto, mossi da intenti pacifici e guidati dall’etica comune ai mondi riuniti. La Terra è un’acquisizione relativamente recente dell’Ekumene e il suo ingresso nella comunità non è stato né facile né privo di tensioni. Fondamentalismi religiosi, intolleranza, diffidenza, calcoli meschini hanno impedito per anni al nostro pianeta di accedere all’alleanza, ma ora anche i terrestri possono essere Osservatori dell’Ekumene.

    Sutty, una terrestre, è Osservatrice sul pianeta Aka, abitato da umanoidi. Aka ha un livello di sviluppo confrontabile a quello dell’Europa dell’inizio del secolo scorso ed è governato da un regime fortemente orientato in senso ideologico: l’Azienda. I dirigenti e i funzionari dell’Azienda stanno da anni conducendo uno gigantesco sforzo di modernizzazione per rendere Aka abbastanza «moderno» da entrare a far parte dell’Ekumene. La modernizzazione forzata ha come principale bersaglio i modi di vita tradizionali della popolazione rurale del pianeta, il complesso di riti, conoscenze, usanze e convinzioni che ne costituiscono la cultura. Al centro di esse sta la Narrazione (the Telling), la guida spirituale, materiale e sociale della vita su Aka prima dell’Azienda. A custodire la narrazione i maz, insieme cantori, narratori, veggenti, sacerdoti e sciamani.

    «Maz Elyed» chiese Sutty, «Cos’è che fai?»

    «Racconto, yoz Sutty.»

    «Sì. Ma le storie, tutte le cose che racconti, cosa fanno?»

    «Raccontano il mondo.»

    «Perché, maz?»

    «È quello che fa la gente, yoz. Il motivo per cui siamo qui.»

    Ursula K. Le Guin

    I maz e chi li ascolta rischiano la prigionia in un campo di rieducazione, alla quale fa spesso seguito la morte per fame o per i maltrattamenti. Stessa sorte rischiano coloro che custodiscono i libri tradizionali di Aka, il cuore della sua cultura.

    Sutty, pur tra le mille difficoltà poste dall’Azienda, cerca di condurre la sua missione conoscitiva. Non è comunque compito dell’Ekumene intervenire nei problemi politici e religiosi degli altri mondi, né imporre le proprie regole di convivenza civile. Una pace imposta, gli Stabili dell’Ekumene ne sono ben consci, può essere infinitamente più nociva e pericolosa di una latente guerra civile. Gli Osservatori sono interessati alla cultura tradizionale degli altri mondi, alle sue espressioni tanto artistiche quanto sociali. Questo è il motivo che spinge Sutty verso le montagne, dove si nascondono, semiclandestini, i difensori della cultura tradizionale di Aka e dove molto probabilmente, si trovano i libri della Biblioteca di Silong, salvati dalla sistematica distruzione condotta dall’Azienda.

    Ma l’incontro con la cultura Akana risulterà per Sutty molto più complesso e sorprendente di quanto avrebbe potuto immaginare. Non solo, il viaggio e gli incontri la obbligheranno a ripensare i propri concetti di progresso, di civiltà e di libertà. Dovrà fare i conti con la coerenza – idealista e fanatica – dei funzionari dell’Azienda e sarà costretta a interrogarsi sul significato profondo della sopravvivenza delle culture tradizionali all’interno di un universo dall’altissimo profilo tecnologico.


    Un ottimo libro, in tutto degno dello standard al quale la scrittrice californiana ci aveva abituato. Accurato nella rappresentazione dei personaggi, efficace quando si tratta di riferire dei dubbi e delle incertezze di Sutty, coerente nel descrivere il passato e il presente di Aka. Ma soprattutto un romanzo che affronta direttamente il problema del potere, contrapponendo al regime centralizzato e fortemente ideologico dell’Azienda (ente che raccoglie miracolosamente in sé le storture e le autocontraddizioni del capitalismo rampante e del comunismo di stato) una condizione di anarchia mistica, «omeostatica», come la definisce la stessa Sutty, egualitaria come possono essere soltanto certe comunità separate e a bassa tecnologia, ricca di tradizione e di leggende, ma destinata alla scomparsa.

    Difficile, d’altro canto, non immedesimarsi nel personaggio di Sutty: assai poco eroica, spesso spaventata e ancora più spesso perplessa, e non apprezzarne l’onestà mentale, caratteristica, questa, che ritorna praticamente in tutti i protagonisti dei romanzi di Le Guin.

    Il tema del potere, delle sue forme e manifestazioni, del complesso gioco di mediazioni concettuali grazie alle quali persone oneste e sensibili diventano meccanismi di un sistema alienante è al centro di tutti i suoi romanzi, reciproco e complementare alla riflessione sui ruoli – sociali e sessuali – e sulla loro genesi ed estinzione. Come ne La salvezza di Aka i mondi di Le Guin sono coerenti e ricchi di sfumature e i ruoli sessuali appaiono stemperati, quasi inavvertibili. Per alcuni un pregio, per altri un difetto, sicuramente un approccio del tutto personale.

    Tutto bene, quindi? Capolavoro e avanti un altro?

    No. Debbo ammettere di avere qualche volta provato un sottile malessere nella lettura di alcune cose di Ursula Le Guin. La sottile percezione di un’assenza, di una mancanza, di una rimozione non mi abbandona. I protagonisti di Le Guin sono guidati da una coscienza della comunità e da un senso di responsabilità tali da non ammettere individualismi o manifestazioni di immaturità. I rapporti tra i sessi non mostrano fratture profonde ma soltanto qualche incomprensione passeggera, semplici episodi. Le cultura materiale femminile è onnipresente e forma il substrato vitale delle sue comunità…

    Non ci credo. Non riesco a crederci. Nella realtà, anche nella realtà rovesciata della sf, l’irresponsabilità, i personalismi, i conflitti sono alla base delle interazioni umane. La cultura materiale femminile nel nostro mondo si è dispersa, frantumata in una quantità di gesti coatti senza più genere, subornata in shopping, sfigurata nei falsi mondi della pubblicità. Uno specifico femminile che ci possa salvare, il sogno di cultura originaria – sia pure omeostatica e regressiva, quindi problematica come quella di Aka – che ci aiuti a redifinire il nostro approccio alla realtà rischiano di risultare puri e semplici abbagli ideologici, aspirazioni a un’affascinante semplicità non mediata che non appartiene a questo mondo (né ad altri, credo).

    Rimozione, quindi?

    Non tanto e non solo. L’aspirazione di Le Guin – basti pensare a quello che penso sia il suo capolavoro, La mano sinistra delle tenebre – è a un superamento dei ruoli sessuali, a un loro svuotamento all’interno di un modello di sviluppo coerentemente anarchico, nel quale economie locali decentralizzate ed ecocompatibili possano basare la propria fortuna su una tecnologia «leggera» e avanzata. In un suo racconto Ursula Le Guin disegnava questa possibilità ipotizzando l’invenzione di un elemento per pannelli solari ad altissima efficienza, in grado di fornire energia a bassissimo costo e a impatto ambientale nullo. Ovviamente l’invenzione suscitava feroci resistenze, particolarmente in quegli ambienti dove si ritiene che l’attacco all’Iraq sia stata un’emergenza planetaria indifferibile…

    La necessità di contrapporre utopia e distopia obbliga U. K. Le Guin a semplificare il qui e ora delle relazioni umane e a fare riferimento a modelli sociali tipici delle comunità isolate. La difesa di Aka, romanzo della maturità dell’autrice, mentre disegna l’ennesima comunità paritaria e arcadica, si pone tuttavia il problema della passione ideologica, della disparità di sviluppo, delle risorse e delle opportunità per coloro che vivono alla periferia della ricchezza, in modo molto più netto che in tutta la sua produzione precedente. Come a dire che l’autrice non ha terminato di approfondire e arricchire i suoi temi. E di questo non posso che dirmi felice.

    Ursula K.Le Guin
    La salvezza di Aka
    Mondadori, Strade Blu, 2002
    pp. 225, € 12,40 (6,20 su IBS)
    trad. P. Anselmi  

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