Georges Simenon
La casa sul canale
Adelphi
€ 7,50
trad. L. Frausin Guarino
Aidmée, sedicenne rimasta orfana, lascia Bruxelles e torna nelle Fiandre, dagli zii materni e dei cugini. Estranei e distanti, abituati a parlare quasi solo fiammingo, i parenti vivono un’esistenza chiusa, scandita dalle stagioni e dal via vai di barche e chiatte lungo il canale sul quale sorge la casa.
Anche i parenti sono in lutto: Lo zio è appena morto improvvisamente lasciando numerosi debiti e Fred, il primogenito, deve cominciare a dirigere la traballante azienda famigliare. Il suo nuovo ruolo e soprattutto la presenza dirompente di Aidmée, la cugina di città, tanto esile e delicata quanto loro sono rozzi, fanno esplodere la rivalità latente tra Fred e Jef, il secondo fratello, lavoratore instancabile e silenzioso che si tiene ai margini della vita sociale. Consapevole e compiaciuta dell’interesse dei cugini, ma incapace di valutarne le conseguenze, la ragazza, spinta dalla noia, dal malessere e dal clima soffocante della provincia fiamminga, gioca la sua parte seduttiva sino in fondo, osservata con astio da Mia, la prima figlia.
La casa, grande, umida e mal riscaldata, è per Aidmée un rifugio-prigione nella quale piano piano si isola sempre più, circondata dalla fisicità greve e invasiva dei cugini che le ispira repulsione e un’attrazione ambigua. Insoddisfatta, piena di rancore verso i parenti troppo diversi e troppo rozzi per comprenderla, Aidmée gioca con Fred e Jef costringendoli a strampalate prove d’amore, fino a che, durante un appuntamento notturno nemmeno desiderato, Fred non compie un gesto avventato che li legherà per sempre a un segreto troppo pesante, conducendo fatalmente alla violenza il più debole dei tre.
Troppo bambina ancora per essere una vera donna fatale, Aidmée appartiene di diritto alla schiera di figure femminili pericolose e sfuggenti dell’universo narrativo di Simenon, dalla Nancy di Luci nella notte alla moglie soltanto ricordata de L’Orologiaio di Everton, donne complesse e remote, vittime di se stesse e dell’incomprensione dei loro compagni, accettabili per gli uomini soltanto quando la sorte o il caso le ricollocano in una posizione di debolezza.
Donne diversissime dalla soave signora Maigret, felice di vivere di riflesso e attendere il ritorno del marito con un manicaretto nel forno e il grembiule addosso.