Anthony O’Neill
Il lampionaio di Edimburgo
TEA
€ 8,00
trad. R. Romanelli
In un orfanatrofio di Edimburgo diretto con polso di ferro da un direttore bigotto, una giovanissima orfana dotata di una sconfinata e vivida fantasia consola se stessa e le compagne inventando un mondo fatato nel quale Leerie – il lampionaio che ogni sera accende il lampione davanti alla loro finestra – si prodiga per aiutarle e liberarle.
Vent’anni dopo, in una Edimburgo fredda e nebbiosa, un killer violento e dotato di forza inumana uccide e viola tombe lasciando dietro di sé testimonianze confuse e strani simboli, sempre eludendo due coppie di investigatori che richiamano indirettamente il duo Holmes e Watson. La coppia ufficiale, formata da Carus Groves e dall’aiutante Pringle indaga, almeno all’inizio, in maniera prosaica e razionale. La coppia di dilettanti, invece, è formata da due intellettuali, Thomas McKnight, professore di logica e metafisica e dall’amico Canavan, un giovane irlandese colto ma povero, che vive, come Evelyn, ormai donna, nell’altra Edimburgo, quella misera e sotterranea, riflesso degradato e pauroso della città nella quale si muovono le forze dell’ordine. Armati della loro cultura, i due sono la mente (McKnight) e il cuore (Canavan), entrambi insufficienti senza l’altro. Mossi il primo dalla curiosità, il secondo dalla sensibilità e dalla compassione per Evelyn, che sogna i crimini prima o mentre vengono commessi, i due si pongono interrogativi che vanno al di là del caso poliziesco per affrontare temi generali e di grande suggestione come la sostanza dei sogni di Evelyn, la natura profonda della ragazza, se cioè ella rappresenti «il diavolo che è in ognuno di noi. Un istinto primordiale, una componente fondamentale dell’evoluzione».
Con grande sapienza narrativa O’Neill mantiene il romanzo in bilico tra mistery e gotico, realismo e incubo; la Edimburgo de Il Lampionaio di Edimburgo, parente sia della Londra di Dickens sia della città ambigua e malevola nella quale si aggira Mr. Hyde, viene progressivamente contaminata dall’universo allucinatorio di Hoffman e affonda le radici in un sottosuolo che va oltre il nostro mondo. Con il personaggio di Evelyn, vittima della crudeltà e del fanatismo umani, protetta e accudita dal più strano e inimmaginabile degli angeli custodi, O’Neill affronta in chiave moderna una riflessione teologica e metafisica sulla natura elusiva del male e sul libero arbitrio umano e lo fa con maestria, senza mai eccedere le conoscenze neuropsicologiche ed evoluzionistiche e le convinzioni religiose dell’epoca vittoriana. Il «male» che i personaggi del romanzo imparano a conoscere è e resta irriducibile, grandiosamente estraneo nonostante sia interamente umano.