Anna Politkovskaja
La Russia di Putin
Adelphi
€ 18,00
trad. C. Zonghetti
Chi è Vladimir Putin?
Un ex-ufficiale del KGB, questo lo sanno più o meno in molti.
Un uomo magro, sottile, molto controllato ed estremamente parco di sorrisi. Grande amico di Silvio Berlusconi che, almeno nel suo caso, sembra completamente dimenticare il passato da guardiano dell’ortodossia sovietica del suo interlocutore. D’altro canto gli unici «comunisti» che spaventano davvero il nostro benamato Conducator hanno lunghe toghe nere, come tutti sanno.
Ciò che in molti ignorano è che il rapporto di Vladimir Putin con la magistratura indipendente russa non è certo migliore di quella del nostro premier. Non tanto per motivi personali quanto perchè, una volta liberatosi dell’ormai pletorica opposizione politica liberale e post-comunista – e anche questo dovrebbe far risuonare qualche eco nelle nostre menti – e ottenuta la quasi totale acquiescenza dei mezzi di comunicazione di massa ha come unico ostacolo al blocco di potere militare-industriale che lo esprime un pugno di giudici indipendenti e qualche funzionario dello stato ancora non completamente asservito al potere.
La Russia di Putin è un libro finora pubblicato in Gran Bretagna e in Italia. L’edizione italiana «è stata condotta sul più ampio e inedito originale russo». È un libro che non riceve alcuna attenzione dai media e stenta a trovare editori in Europa e in America.
«Questo libro parla di un argomento che non è molto in voga in Occidente: parla di Putin senza toni ammirati», avverte l’autrice nelle prime due righe del suo testo.
Anna Politkovskaja, autrice di Cecenia: il disonore russo, recensito in LN 30, è un buon esempio di quale dovrebbe essere la funzione di un giornalismo attivo e attento alla difesa dei diritti civili. Politkovskaja insegue testimoni, studia documenti, ottiene confidenze e costruisce articoli ricchissimi di informazioni di prima mano e, nello stesso tempo, agili e appassionanti.
Il libro si apre con il racconto del caso Budanov, colonnello pluridecorato riconosciuto colpevole di rapimento e assassinio della giovane cecena El’za Kungaeva, un verdetto di colpevolezza faticosamente maturato nonostante le pressioni e le manovre del potere politico. A chiuderlo il racconto della strage di Beslan e di quali e quante siano le responsabilità del governo russo nella gestione criminale della crisi fino al massacro finale, un massacro permesso e voluto.
Tutto quello che sentiamo […] è «al-Qaeda», «al-Qaeda»… un maledetto mantra per scrollarsi di dosso la responsabilità di nuovi fatti di sangue, una rozza cantilena con cui cullare la coscienza di una società che altro non vuole che essere cullata.
In apparenza un libro di interesse limitato a coloro che si interessano della situazione nell’ex-URSS, in realtà un libro prezioso anche e soprattutto per noi italiani e che aiuta a comprendere quali sono i reali costi umani e civili della politica estera dell’amministrazione Berlusconi, fatta di pacche sulle spalle, reciproci favori e compiacenti silenzi.