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    Interzona

    Le strade diverse da e per un libro

    • di Piero Fabbri
    • Giugno 20, 2012 a 7:03 am


    Partito, porto e dipartite
    Ci sono sempre strade diverse, per arrivare ad un libro. A questo Mistero Napoletano di Ermanno Rea, ad esempio, si può arrivare cercando storie del secondo dopoguerra nel capoluogo campano, o più direttamente se si sta cercando di ricostruire i complicati e difficili Anni Cinquanta del PCI di Togliatti. Di questi tempi, magari, ci si arriva pensando che il titolo si riferisca all’attuale e incombente assillo della spazzatura non rimossa (che sia questo il libro-risposta al gioco televisivo di «Per un pugno di Libri», che sia questa la soluzione alla criptica descrizione «Il problema dei rifiuti»?); ancora più facilmente ci si può arrivare per errore, indotti dal titolo ambiguo a prefigurarsi una storia poliziesca, un giallo moderno, italiano e meridionale, forse un Montalbano spostato da Vigata a Posillipo. O forse no, forse i lettori sono sempre meno ingenui di quanto credano autori, editori e recensori (ma forse no), e le mani che sfogliano il libro di Rea sugli scaffali delle librerie appartengono soprattutto a persone rimaste folgorate dal Gomorra di Roberto Saviano, libro ormai più tradotto de I Promessi Sposi e della Divina Commedia, e cercano assetate nuove terribili rivelazioni sulla devastazione di questo Paese. A partire da Napoli, naturalmente.

    Renato Caccioppoli

    C’è poi anche chi, come il sottoscritto, riesce ad arrivarci per vie matematiche, ma qui siamo già con tutta evidenza all’interno d’una patologia, nel bel mezzo di un percorso di perversione. Il fatto è che Renato Caccioppoli è indubbiamente uno dei matematici italiani più brillanti del Novecento, e con ogni probabilità è anche quello più interessante dal punto di vista biografico: non per niente è uno dei pochi scienziati italiani che sia riuscito ad attirare l’attenzione della cinematografia nazionale (è il protagonista del film Morte di un Matematico Napoletano di Mario Martone). Così la curiosità storico-matematica può fare da avanguardia nella lettura d’un libro che pure non ha certo l’intenzione d’essere un libro di storia della matematica; ma del resto non ha neanche l’intenzione di essere solo un romanzo, né solo un saggio, né solo una denuncia. Certo, Caccioppoli – anticonformista, genio, ribelle (e come potrebbe non esserlo, avendo Bakunin come nonno materno?), provocatore, pianista, suicida – non è un personaggio secondario nella storia raccontata da Rea; anzi, ad un certo punto si fa forte l’impressione che il mistero che dà il titolo al libro, ovvero il suicidio di Francesca Spada, la protagonista del racconto, sia risolubile forse proprio tramite una semplice diagnosi di imitazione patologica. Francesca suonava il piano come Renato, era delusa dalla politica come Renato, era anticonformista e ribelle come Renato; e come Renato ha finito col suicidarsi. Tutto qui, forse.
    Ma no, in realtà non è tutto qui. Chi cerca dentro Mistero Napoletano episodi della vita di Caccioppoli non resta certo deluso, ma il libro è – o quanto meno ha intenzione di essere – qualcosa di molto diverso.

    Errmanno Rea

    Più che biografia del matematico o della Spada, il libro si presenta come un pezzo d’autobiografia, con Rea stesso che si racconta compiere il suo pellegrinaggio di ritorno dal nord al sud, tornando a Napoli solo per scrivere quello che ancora non era stato scritto sul suicidio della Spada. Ma ancora, più che episodio autobiografico sembra essere un debito da pagare, il mantenimento d’una promessa, una resa dei conti verso sé stesso e l’amica suicida. Però è proprio questa natura del libro a renderlo più complesso, meno pubblico, fin troppo privato, e in ultima analisi difficile da leggere. Le economie interne del Partito Comunista napoletano; le invidie tra colleghi di partito; i residui di stalinismo; l’ingenuo e bigotto senso di scandalo (e conseguente censura) che riusciva allora a scatenare una donna con figli avuti da uomini diversi, separata; e infine come questa situazione – grazie al cielo ormai rubricata sotto l’etichetta di normalità ai nostri giorni – potesse impedire il procedere della luminosa carriera nel partito del compagno di vita della Spada, sono certo istruttive per capire quanto possa significare l’ultimo mezzo secolo per i giudizi sociali e politici; ma sono forse troppo presenti nell’animo dell’autore e troppo difficili da comunicare al lettore di mezzo secolo dopo.

    Così, i complicati rapporti tra Amendola, Togliatti e tutti i protagonisti del PCI napoletano si leggono senza riuscire a sentirsi partecipi fino in fondo, anche se è chiaro che Rea individua in quella complessa relazione tra partito pubblico e vita privata la radice ultima del suicidio della protagonista della storia. È in questi logori meccanismi che l’autore sente di individuare i colpevoli della tragedia, le cause ultime del «mistero». Chi legge, però, si affatica non poco in questo procedere: a meno che non si tratti di qualcuno arrivato a questo libro proprio attraverso la strada giusta, quella cioè probabilmente immaginata dall’autore: quella che etichetta il libro come il pagamento di un debito da parte di un vecchio funzionario di partito, testimone di una ingiustizia e tardivo giustiziere.
    E forse, se ci si arriva dalla strada giusta, il racconto restituisce più di quanto sia lecito aspettarsi: se si sa già che ci si sta per avventurare all’interno della cronistoria d’un complesso intreccio di rapporti politici, metropolitani e personali d’una cellula di partito, e se queste logiche narrative sono attese e previste dal lettore, allora il libro è certo in grado di dare qualcosa in più, grazie ai suoi sottoprodotti narrativi. La leggera poesia nella descrizione del rapporto tra Francesca e Renato, il loro faticoso essere anticonformisti nel luogo e nel tempo sbagliato; le strane atmosfere notturne dei concerti a quattro mani tra un matematico nipote d’anarchico e una giornalista bella e irrequieta; sono tutte immagini limpide, che superano le pagine altrimenti un po’ stantie della pura cronaca. Ma anche la scoperta delle tristi logiche che portarono alla svendita del porto di Napoli, e con esso della città intera e di tutto il suo futuro, alla Nato e alla marina USA sorprende e lacera chi legge: in questo puntuale passaggio si ritroveranno infine davvero, riconoscendo trionfanti la connessione attraverso il tempo, coloro che sono arrivati a Rea cercando Saviano.

    Michail Bakunin

    Tutti gli altri, probabilmente troveranno il romanzo troppo poco romanzo, la cronaca troppo poco cronaca, l’inchiesta troppo poco inchiesta. E si potrebbe ben rispondere che è proprio così che è la vita, sempre un po’ troppo poco disposta alle classificazioni definitive; ma spesso a un libro si chiede qualcosa di diverso della ripetizione dell’impotenza quotidiana.

    Ermanno Rea
    Mistero napoletano
    Einaudi 1995, 2007,

    pp. XVI + 392, € 13,00

    da LN-LibriNuovi 46 – Estate 2008

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