Terza indagine dell’ispettore capo Chen della polizia di Shangai. Esperto di poesia classica cinese, traduttore da e verso l’inglese e poeta lui stesso Chen è un investigatore curioso e attento ma anche discreto e sensibile. Single nonostante le prediche e gli scongiuri della madre, abilissimo nelle indagini che minacciano di essere più pericolose per la dirigenza politica del paese, Chen vorrebbe dedicarsi interamente al lavoro di poeta e traduttore ma è ben conscio che nella Cina contemporanea – come del resto quasi ovunque e in ogni epoca – il suo è soltanto un sogno. Ma se non è gli ancora possibile abbandonare il lavoro «sicuro» Chen può se non altro prendersi un periodo di ferie, soprattutto dopo aver risolto felicemente alcuni casi decisamente complicati. Il periodo delle sue ferie coincide però, fatalmente, con un omicidio increscioso per le autorità politiche. La vittima, Yin Lige, è un’ex guardia rossa in seguito pentita e scrittrice dissidente ancora sorvegliata dalla polizia politica. Ha scritto un romanzo, Morte di un professore cinese, che ha l’ambizione di essere la versione cinese de Il Dottor Zivago, nel quale racconta la prigionia e la morte del professor Yang, raffinato poeta e anglista mandato in rieducazione e morto di stenti nel periodo della Rivoluzione culturale. In realtà la qualità del romanzo, stilisticamente molto ineguale, è piuttosto lontana da quella del capolavoro di Pasternak. Ad accorgersene per prima è Peiqin, moglie del braccio destro dell’ispettore Chen, l’agente Yu. Ed è proprio il deficit estetico del romanzo di Yin Lige a fornire una traccia essenziale per giungere a smascherare l’assassino. Come nei precedenti romanzi, La misteriosa morte della compagna Guan e Visto per Shangai, l’intreccio poliziesco si rivela uno strumento efficacissimo per raccontare la realtà politica, sociale e intellettuale della Cina contemporanea dove, all’interno di un sistema di governo che si autodefinisce comunista, crescono a vista d’occhio le sperequazioni di status tipiche di una società in rapidissimo sviluppo. Da questo punto di vista l’ispettore capo Chen, membro dell’apparato dello stato ma anche esperto di lingua e cultura americana, si rivela un personaggio ideale per esplorare la fratture e le nuove ricomposizioni del modello di sviluppo e crescita cinese. Se dal punto di vista dell’appassionato del romanzo giallo Quando il rosso è nero presenta più di un difetto – qualche deficit di ritmo, debolezze di intreccio, un colpevole largamente insoddisfacente per l’economia della vicenda – è anche vero che la caratterizzazione dei personaggi e delle loro vicende personali è vivace ed eccellente e fornisce al lettore occidentale gli strumenti per una comprensione meno superficiale della Cina dell’ultimo mezzo secolo. Divertente e istruttivo, si potrebbe affermare, utilizzando una formula d’altri tempi
Qiu Xialong, Quando il rosso è nero
Marsilio ed. 2006, pp. 286, € 16,00, trad. F. Zucchella
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