«Il libro più antidepressivo del mondo».
Così questa raccolta di racconti viene definita nella postfazione del volume. E lascia amaramente stupiti che Ota Pavel, stimato giornalista sportivo ceco, avesse iniziato a scrivere narrativa proprio a scopi terapeutici, durante una delle sue degenze in ospedale psichiatrico. Il libro uscì postumo in Cecoslovacchia nel 1985, monco di due racconti censurati, «Niente maiale!» e «La corsa per le strade di Praga», e venne poi ripubblicato nella sua versione completa e definitiva nel 1991.
Il romanzo dell’infanzia dell’autore si sviluppa in un filo di nove racconti che, uno dietro l’altro, ruotano attorno alla figura di Leo Popper, padre di Otto (per richiesta di Leo, la famiglia Popper ottenne di poter modificare il proprio cognome ebraico acquisendone uno ceco), esuberante agente di commercio che si butta a capofitto in imprese improbabili e quasi sempre fallimentari.
Con la sua scrittura, Ota Pavel ha l’inestimabile dono di parlare gioiosamente di eventi dolorosi, di trovare in questi non solo il lato comico, ma soprattutto il lato luminoso. Scrive della Werhmacht, ma pone l’accento sull’audacia del padre (che le ruba le carpe sotto il naso), sulla sua ostinazione nel conservare la propria dignità e sulla convinzione, ben presente in tutto il susseguirsi di eventi, che è la passione a rendere la vita davvero degna di essere vissuta.
Bistrattati dai ricchi prima, dai nazisti poi e dal partito comunista alla fine, come una barchetta in balia delle onde in tempesta che non smette mai di recuperare la rotta, così la famiglia Popper fa di tutte le disgrazie un tesoro e si guarda indietro solo ridendo.
E però non si tratta di una morale didascalica, anzi: l’autore scrive questo memoir durante un momento molto buio della propria vita; eppure, con gentilezza, il messaggio traspare nell’uso di immagini memorabili e, soprattutto, nella scelta di narrare del padre con il modo in cui i figli guardano ai propri genitori, ovvero con un sentimento misto di imbarazzo e ammirazione, che il ricordo trasfigura in tenerezza.
Sullo sfondo una campagna inaspettata, vitalissima e prospera di una fauna variopinta, che non è fatta soltanto di carpe, ma di pesci di ogni genere e, oltre a loro, di caprioli, cani, conigli, mosche e maiali.
Una campagna che fa da contrappunto alle vicende quotidiane seppur deformate dalla Storia, rendendole per certi aspetti mitiche. E allo stesso modo Leo assurge a figura eroica, un Don Chisciotte che fino all’ultimo non perde il coraggio e la fiducia nei propri familiari e che, infine, esce di scena dopo aver lasciato il cartello «Torno subito».
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.