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    Magazzino · In primo piano

    La figlia del boia e il diavolo di Bamberga di Oliver Pötzsch

    • di Silvia Treves
    • Ottobre 4, 2018 a 3:31 pm

    La vita a Schongau, Baviera, nella seconda metà del 17° secolo non è allegra: la Guerra dei Trent’anni è finita da poco, la città – che ha subito molti danni – deve essere ricostruita, gli orfani abbondano, la miseria, le faide cittadine e la superstizione mietono vittime. Jacob Kuisl, boia della città ha molto da fare. L’incarico è oneroso e Jacob, da giovane, ha tentato di sottrarvisi scegliendo la carriera delle armi, ma per chi appartiene a una stirpe di boia, anche se rispettata, il destino è segnato. Si tratta di uno sporco lavoro ma qualcuno deve farlo, quindi meglio renderlo ereditario e risolvere le cose in famiglia; i boia, infatti, si considerano tutti «cugini» e sposano solo donne provenienti da altre famiglie di boia, nessun’altra accetterebbe di sposare un uomo di rango inferiore e i boia occupano l’ultimo gradino della scala sociale. Oltre a quelli matrimoniali vi sono altri obblighi, come abitare solo ai margini delle città, non guardare direttamente negli occhi un concittadino, occuparsi di recuperare i cadaveri trovati qua e là e scorticare le carcasse degli animali, ma gli effetti collaterali non sono tutti negativi: nessuno, oltre ai medici più competenti, conosce l’anatomia umana meglio dei boia, che spesso sanno leggere, consultano trattati di medicina e conoscono rimedi e erbe medicinali, perché non sono assassini e cercano di alleviare la dipartita o il supplizio di chi è stato loro affidato. Così, i concittadini che di giorno si fanno il segno della croce quando li incontrano, di notte bussano alla loro porta per farsi guarire. Jacob, della stirpe temuta e rispettata dei Kuisl, è uno dei boia migliori.

    Oliver Pötzsch, sceneggiatore tedesco e discendente diretto di una stirpe di Boia, si è talmente appassionato alla storia di famiglia da raccogliere gli elementi per scrivere un’intera serie di thriller dedicata a Jacob e a sua figlia Magdalena. Dopo il primo volume, intitolato appunto La figlia del boia, l’autore ha approfondito i suoi personaggi e li ha messi alla prova con «casi» curiosi che gli consentono di raccontare la vita nella Baviera dell’epoca, i rancori di comunità cittadine più o meno grandi, le rivalità politiche ed economiche, il reale passaggio dalla cultura medioevale a quella moderna. In questo romanzo, ad esempio, I Kuisl – Jacob, Magdalena, suo marito Simon e i loro figli, nonché Barbara, la figlia più giovane del boia – si recano a Bamberga per partecipare al matrimonio di Bartholomäus, il fratello di Jacob, manco a dirlo boia del luogo. Non è un buon momento per visitare la città: le membra mozzate di alcuni cittadini misteriosamente scomparsi sono appena state ritrovate sulle rive del Regnitz il tortuoso fiume cittadino, e di notte viene avvistata una creatura mostruosa dalla folta pelliccia che presto viene ritenuta un lupo mannaro. Bamberga riprecipita, nell’incubo di quarant’anni prima quando una terribile caccia alle streghe e agli adoratori del demonio aveva portato al rogo almeno trecento persone, fra cui molti notabili della città. Il vescovo ausiliare della città, già allora fanatico inquisitore, asseconda le voci per sradicare i costumi più umani e civili che lentamente stanno avendo la meglio sulla superstizione.

    Il richiamo alla storica persecuzione avvenuta a Bamberga è uno degli elementi di maggior interesse del libro, perché mostra come spesso le denunce avessero motivi molto più biechi e concreti, come l’avidità, gli intrighi politici, il regolamento di vecchie faide. Altri temi stimolanti sono gli scrupoli di coscienza dei boia, le eccezioni, evidentemente non così rare, alle restrizioni matrimoniali (I matrimoni di Jacob, Magdalena e Bartholomäus violano tutti l’obbligo di sposarsi fra «cugini») e la coesistenza tra superstizioni, medicina tradizionale e nascente scienza moderna, rappresentata qui da Simon, che non avendo terminato gli studi universitari è confinato alla professione di cerusico, ma non perde mai l’occasione per informarsi sulle ultime novità scientifiche. Il delizioso Simon, piccolo e smilzo, che crede poco nella forza e molto nell’astuzia e l’amico Samuel, ormai famoso medico, sono due punti di forza dell’indagine e della storia.

    La lettura è abbastanza appassionante, ma vanno segnalate diverse lungaggini, dovute a ripetizioni, quasi dei copia/incolla: pare quasi che l’autore, fidandosi poco della attenzione dei suoi lettori, senta il bisogno di rinfrescare spesso le informazioni fornite in precedenza sui personaggi e sui luoghi; alcune «bizzarrie» stilistiche che hanno suscitato la mia perplessità non dipendono dalla traduzione, perché sono state segnalate anche da recensori di lingua inglese.

    Un’ultima notazione: in Germania il primo romanzo della serie aveva venduto in maniera discontinua ma Amazon, notando che stava ricevendo recensioni insolitamente buone sul sito tedesco, ne opzionò prontamente i diritti di traduzione, così – nel 2013 – Oliver Pötzsch divenne il primo autore della Amazon Publishing (allora casa editrice alle prime armi) vendendo più di un milione di copie.

    Oliver Pötzsch, La figlia del boia e il diavolo di Bamberga, Neri Pozza, I narratori delle tavole, 2018, p. 632 € 19,00, Trad. M. Paterlini, R. Scarabelli

     

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