Il Tempo dei Mutanti, scritto «Da uno dei maestri del Cyberpunk» come annuncia trionfalmente Fanucci in copertina è un romanzo senz’altro discreto, piacevole, a tratti appassionante e non privo di osservazioni e riflessioni attente e condivisibili. La vicenda trae spunto dall’incidente di Three Mile Island e, come nei tipici romanzi di controstoria, procede rispondendo alla domanda: «Cosa sarebbe accaduto se il nocciolo della centrale si fosse fuso?» La risposta i lettori la possono apprendere pagina dopo pagina leggendo degli ordinamenti sociali sconvolti e regrediti ad una sorta di incubo medievale nel quale la malattia atomica ha preso il posto della peste ed una rozza eugenetica cerca di preservare quel minimo che rimane della struttura sociale.
So perfettamente che di romanzi più o meno medieval-postatomici, di cui parecchi brutti fino all’urlo, sono pieni i «cataloghi» degli editori di sf, ma questo Il Tempo dei mutanti se non è proprio originalissimo fino all’ultima sillaba possiede comunque una vis sardonica e surreale che lo rende degno di lettura. È bene specificare che si tratta di un romanzo fortemente americano, dove numerosi riferimenti alla realtà post-catastrofe hanno radici nell’attuale provincia americana, come nel caso dei mimi – la principale struttura politica del segmento di USA dove è ambientato il romanzo – che in origine erano il gruppo più o meno organizzato di persone che si occupavano a tempo perso dell’organizzazione delle parate per il Thanksgiving Day.

Michael Swanwick
Da segnalare l’assoluta mancanza di una scheda biografica dell’autore, un minimo di prefazione, inquadramento critico… ma in fondo è pur sempre fantascienza, a chi volete che importi?
O no?
Michael Swanwick, Il Tempo dei Mutanti, Fanucci 1994 [ed.or. In the Drift, 1985], pp.251 € 10,33, testo scarsamente disponibile
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