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    TerraNova

    Scrutare nel buio o un oscuro scrutare?

    • di Massimo Citi
    • Febbraio 14, 2013 a 11:00 am

     

     

    A Scanner Darkly di P.K.Dick ha avuto una lunga e complessa vicenda editoriale in Italia. Uscito una prima volta con il titolo Scrutare nel buio, edito dalla Nord nella gloriosa collana “Anticipazione” è andato esaurito una prima volta ed è virtualmente morto con la fine della collana. É stato ripubblicato alla fine degli anni ’80 dall’editore Cronopio, che successivamente ha cessato le pubblicazioni, fino ad approdare, dopo ben due morti, a Fanucci che l’ha ripubblicato con il titolo Un Oscuro Scrutare, ossia con lo stesso titolo (e lo stesso traduttore) dell’edizione Cronopio.

    A Scanner Darkly è stato scritto da Dick all’indomani del periodo di tossicodipendenza e di recupero in una comunità californiana ed è un formidabile romanzo sulla tossicodipendenza, una testimonianza del mondo visto “dall’altra riva”, quella dei tossico.
    «… É un romanzo che riguarda alcune persone che sono state punite eccessivamente per quello che hanno fatto. » Scrive Dick nella nota al testo. « … Per un certo lasso di tempo noi tutti siamo stati davvero felici… ma questo lasso di tempo è stato terribilmente breve e la punizione che ne è seguita è stata al di là di ogni immaginazione.»

    Il protagonista del romanzo Bob Arctor, agente della narcotici infiltrato nel mondo dei tossicodipendenti, è egli stesso vittima della dipendenza e gradualmente ne presenta i sintomi, dapprima la scissione e quindi la disintegrazione della personalità. La droga della quale fanno uso Arctor e gli altri personaggi è la sostanza M(orte), (SD nell’edizione originale), una droga di sintesi di produzione industriale. Il compito di Arctor e degli altri agenti della narcotici infiltrati nel mondo dei tossico e degli spaccia è quello di determinare quale sia la grande organizzazione industriale che la immette nel mercato.
    L’ambiguità del protagonista e della sua missione finisce ben presto per sfumare nell’ambiguità della società nella quale si muove, un’America fortemente polarizzata da un punto di vista sociale – divisa tra «gente per bene» e «cervelli spappolati» – dai connotati autoritari e regolata da una fitta rete di comportamenti paranoidi.
    A Bob Arctor (Fred per gli altri agenti) protetto da un anonimato tecnologico – la tuta disindividuante – viene ordinato di sorvegliare i comportamenti del tossicodipendente Bob Arctor, sospettato di essere l’anello di congiunzione tra lo spaccio di dimensioni medie e i grandi trafficanti. Ciò che assumerebbe sfumature paradossali in un altro autore in Dick diventa, per quanto assurdo, modo di indagine del mondo. Arctor, con il cervello minato dalla sostanza M diventa così il proprio guardiano, l’osservatore inchiodato davanti a un monitor che ritrasmette la vita del proprio sé fittizio.

    Gradualmente la personalità di Arctor si scinde, si frantuma, si autoelide, preda di comportamenti antitetici. Il tessuto delle percezioni diviene incerto, i ricordi proliferano senza più poter essere catalogati come reali o irreali. La realtà finisce per collassare e Arctor accetta il destino di vittima della sostanza M, senza possibilità di recupero.
    Viene ricoverato in un centro per la disintossicazione. Le sue emozioni sono divenute elementari. Non soffre perché la scissione con i suoi precedenti sé è divenuta completa. Ma qui l’attende l’ultima e più definitiva scoperta, la beffa che rovescia definitivamente il senso del suo mondo (e probabilmente almeno in parte del nostro).

    A Scanner Darkly è uno dei romanzi più intensi e suggestivi di P.K.Dick: il racconto della vita inquieta e balbettante del piccolo gruppo di tossici del quale fa parte anche Arctor non ha nulla del romanticismo idiota e vagamente morboso con il quale spesso si ammantano le storie di droga. Dick racconta con apparente freddezza di persone che si sforzano di conservare i propri legami con la realtà, ne descrive le grandi e piccole meschinità, i rari momenti di allegria, l’aggressività, il costante senso di smarrimento che rende ogni loro gesto fragile ed unico.
    Non è un romanzo che si riesca a dimenticare. L’ho letto per la prima volta a vent’anni e posso dire che non mi ha mai abbandonato. Davvero non è poco.

    P.K.Dick
    Un oscuro scrutare
    Fanucci TIF Extra, 2012
    pp. 331, € 9,90
    Cur. C. Pagetti
    Trad. G. Frasca

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