Tutti i mondi possibili parte 1, è – lapalissianamente – la prima parte dell’antologia The Year’s Best Science-Fiction, edizione 2014, curata da Gardner Dozois, undici racconti dei trentadue dell’antologia completa datata 2014 e tradotta da Urania in tre volumi usciti a distanza di mesi – scelta che commenterò in seguito –, con autori decisamente noti come Lavie Tidhar, Allen M. Steele, Jan McLeod o Nancy Kress.
E cominciamo a penetrare la serie dei testi.
Il palmo per il racconto più lungo lo ottiene Jay Lake con il romanzo breve La roccia delle ere, ben 84 pagine che supera di poco Mentale prezioso di Robert Reed di 81 pagine. Lascio a qualcun altro il compito di dare un giudizio su La roccia delle ere, io ho lasciato il testo – non ho più molto tempo da perdere – per millanta motivi, non ultimo il procedere per disordinato accumulo di situazioni, frasi, personaggi e dialoghi e almeno in parte per la fatica di seguire una vicenda talmente americana che nasce spontanea la domanda: «ma era proprio così necessario tradurlo?». Quanto all’altro “gigante”, Mentale prezioso, dirò che non è male, come dimostra il fatto che l’ho letto tutto, ma che molto probabilmente si poteva ridurre di venti o trenta pagine senza gravi danni né ai personaggi né all’intreccio. In ogni caso potabile. Procedendo in ordine dirò che merita leggere i primi quattro racconti: Il paese scoperto di Jan R.McLeod, un’ambientazione che richiama alla mente il Greg Egan di Permutation City e ripropone la stanca persistenza di personaggi e vicende ormai congelati nel tempo, Il libraio di Lavie Tidhar, è un testo prezioso ed eccellente, senza esagerazioni, protagonista l’anziano libraio Achimwene che diventa amico di una creatura decisamente strana, una giovane strigoi. Non aggiungo altro perché merita davvero la lettura e vorrei evitare spoiling anche involontari. Buono anche Percorsi di Nancy Kress e Un cumulo di immagini spezzate di Sunny Moraine, il primo la storia assolutamente credibile di una malattia nervosa dagli esiti fatali negli Stati Uniti contemporanei, il secondo, narrato in prima persona da un alieno, la storia di un’incomprensione non facile da superare tra umani e alieni sul tema della morte.
Salto per motivi assolutamente personali all’ultimo racconto dell’antologia, Sangue marziano di Allen M. Steele, una vicenda di chiaro gusto anticoloniale, dove i popoli locali – gli aborigeni o i nativi nell’educata ipocrisia terrestre – si trovano a essere oggetti di una complessa indagine biologica. Finale da applausi a scena aperta per un racconto che rovescia in maniera radicale tutte le visioni finora esistenti dei marziani letterari. Gradevolmente shakespeariano – in senso proprio – Rosary e Goldenstar (Rosencrantz e Guildenstern, ovviamente) di Geoff Ryman, delizioso Ali Grigie di Karl Bunker, toccante Il nostro meglio di Carrie Vaughn, racconto di un impossibile Primo Contatto e, per concludere, niente male Forme Transizionali di Paul J. McAuley con le sue curiose forme di vita artificiale sfuggite ad ogni controllo umano.
E passiamo alla seconda parte.
Sono compresi dodici racconti tra i quali testi di Greg Egan, Aliette de Bodard, Alistair Reynolds, Nancy Kress, Michael Swanwick e Alexander Jablokov. Una seconda parte dell’antologia che mi è sembrata comunque migliore della prima.
Molto buono il racconto di Greg Egan, Zero in condotta, sia per la scelta di una protagonista e di un luogo decisamente poco comuni nella sf – una ricercatrice di origine afghana che compie il proprio lavoro in Iran – che per il tono volutamente dimesso scelto nel raccontare la curiosa, incredibile scoperta di Latifa.
Discreto anche se eccessivamente breve Verso le stelle di Aliette de Bodard, potente metafora della gravidanza e della nascita. Curiosi anche se in definitiva non particolarmente significativi i protagonisti de Una mappa di Mercurio di Alastair Reynolds, un genere di artisti estremi che non è raro incontrare. Ottimo il racconto Uno di Nancy Kress, settanta pagine per raccontare la storia di Zack, pugile perdente che acquisisce un superpotere inatteso e imprevisto, oltre che maledettamente scomodo. Grazioso ma nulla di più Assassinio sull’Aldrin Express di Martin L. Shoemaker, mentre sorprendente si rivela Frammenti biografici della vita di Julian Prince di Jake Kerr, la biografia letteraria di uno scrittore che ha narrato la fine dell’America del Nord, distrutta da un asteroide, uno dei pochi racconti che merita rileggere. Il flagello di Ken Liu è letteralmente una freccia, racconto brevissimo ma efficace. Si arriva così a La Flotta di Sandra McDonald, una vicenda post-olocausto crudele e nitida, esattamente com’è (giustamente) crudele e sorprendente Il ghigno segreto della Lupa di Michael Swanwick, una storia complessa di combinazioni genetiche aliene e di clonazioni impreviste. Notevole, in ogni caso, la scelta dell’Io narrante. Cambio netto di atmosfera e clima con il racconto Giornataccia a Boscobel di Alexander Jablokov. In un sistema solare abitato dai discendenti della nostra specie, la storia di un complotto messo in atto da profughi marziani su un asteroide tanto boscoso che i suoi stessi abitanti possono passare la vita su rami e fronde senza avere la necessità di mettere mai un piede a terra. Divertente e animato, conferma la vicinanza narrativa di Jablokov a Vance.
L’astronauta irlandese di Val Nolan è un buon racconto, lento e meditato come merita la vicenda e con qualche passaggio tanto pudicamente suggestivo da meritare una seconda e una terza lettura. Ultimo racconto L’altra pistola di Neal Asher, scatenata vaudeville con tre protagonisti a loro modo unici, richiama inevitabilmente alla mente Quentin Tarantino, anche per la quantità di morti, feriti, mutilati e altre vittime che si allineano nel corso delle sue cinquantanove pagine, condotte a un ritmo adrenalinico.
E arriviamo così all’ultimo dei tre volumi nei quali la Mondadori ha sbocconce… pardon, suddiviso la 31ª collezione annuale di sf curata da Gardner Dozois.
Questa volta si tratta di nove racconti per un totale di 345 pagine con autori come Lavie Tidhar, Ian McLeod, Stephen Baxter e Ian McDonald. E fin qui…
…
Farò un piccolo inciso, che, volendo, si può anche saltare.
Il problema è che un’antologia vive anche di un equilibrio interno, di sottili opposizioni e leggere congiunzioni che un buon antologista sa come orchestrare. Lo dico in base al dato di fatto che ho curato numerose antologia e so, come un direttore d’orchestra (della filarmonica di Scassaroppoli Scalo, va bene), che in una raccolta di racconti non hanno tutti lo stesso effetto sul lettore e che il racconto A sta bene accanto al racconto H perché è come un motivo ripreso e terminato, mentre il racconto B non va accanto al racconto J perché sono di tema o ambientazione simili e, in questo caso, danno l’idea di un’involontaria ripetizione. In sostanza i trenta e passa racconti posso immaginare siano stati assemblati a partire da queste premesse ma l’operazione mondadoriana è riuscita a trasformare l’antologia in una serie di racconti spaiati, presentati a distanza di troppo tempo e che hanno perduto qualsiasi assonanza o contrasto il buon Dozois vi abbia voluto inserire. Questo è probabilmente il motivo reale per il quale devo confessare che l’ultima parte dell’antologia mi ha lasciato comunque insoddisfatto, più o meno come un bùnet senza amaretti.
Non male il primo, Natura umana di Lavie Tidhar anche se ho dovuto rileggerlo più volte per avanzare ipotesi sul/i significato/i. Un buon racconto, in sostanza, anche se non immediatamente fruibile e probabilmente troppo breve per lo spazio concessogli. Decisamente buono Intrecciati, storia di una donna che non può più accedere profondamente alla comunità umana così com’è diventata. Il suo cervello è stato letteralmente ricostruito dopo un accesso di follia del fratello, Damien, e non può più collegarsi direttamente agli altri divenendo “intrecciata”. La frase introduttiva al racconto: «La storia toccante di una donna che vive sola e isolata, tagliata fuori da tutti gli altri… anche se gli altri sono con lei, nella stessa stanza» risulta oscura finché non ci si immerge nel testo. Earth I di Stephen Baxter è un discreto racconto, ambientato tra un’umanità che ha perduto ogni ricordo del proprio pianeta d’origine e che ritroverà al termine del racconto. Prolisso e ovvio, si è tentati di giudicarlo, ma non è esattamente così e la visione tecno-religiosa di questa umanità ultrafutura ha comunque il pregio di stupire. Un po’ lungo, se si vuole, ma leggibile. Technarion di Sean McMullen è il racconto di come l’umanità tenta (inutilmente) di sopravvivere a «computer e intelligenza artificiale», ovvero a una guerra tra uomini e macchine iniziata ai tempi dell’Inghilterra vittoriana. Senza infamia e senza lode. Non molto meglio Cercatori di Melissa Scott, dove la ricerca di Materiali Ancestrali premierà con l’immortalità una povera minatrice. Una vicenda dal gusto di un vecchio western, decente ma nulla di più.
Sarà per la relativa povertà dei racconti che l’hanno preceduto che ho trovato L’aria della Regina della Notte di Ian McDonald un genuino pezzo di bravura, frizzante e animato, con personaggi vivi e vitali e un finale realmente sorprendente. Provate a immaginare una guerra tra la Terra e Marte, con i terrestri che cercano di occupare Marte e un conflitto che si trascina stancamente come la guerra del Vietnam. Aggiungete alcuni artisti chiamati a rallegrare le truppe, magari non proprio grandissimi artisti ma star con una grossa carriera dietro le spalle e ora sul viale del tramonto. Immaginate i capricci, i malfunzionamenti, gli equivoci, le scenate, i problemi di soldi, la guerra che impazza e i gusti singolari del monarca del marziani. Non aggiungo altro, ma diciamo che questo racconto, in tutto 36 pagine, vale da solo il prezzo dell’antologia.
Vivide stelle – Hard stars, il titolo originale elimina ogni involontario equivoco creato dal titolo italiano – di Brendan DuBois, è la storia di un assedio condotto sul territorio degli USA da droni nemici, che colpiscono qualunque genere di attività elettronica e che stanno conducendo il paese a un medioevo tecnologico. Un tema particolarmente interessante anche se, inevitabilmente sacrificato in una ventina di pagine. La promessa dello spazio di James Patrick Kelly è la cronaca del dialogo tra l’astronauta Andy, rientrato da una sfortunata missione che lo ha privato della memoria e sua moglie Zoe. Andy si fa raccontare la propria vita da Zoe, cerca di ricostruirla mediante poveri sussidi alla memoria ma a ogni incontro è costretto a ricominciare da capo. Un tema degno di Oliver Sacks, dignitosamente condotto. Il racconto finale, Redivivi di Damien Broderick, è in sostanza un romanzo breve dove i viventi e i “rianimati” – ovvero i morti – si trovano a dover condividere la Terra, i vivi nelle loro città, i redivivi nelle Città Fredde, entità protette contro il silenzioso, malevolo rancore dei viventi. Una storia di persecuzione e di intolleranza contro i morti che non si vogliono rassegnare al loro destino e che continuando a esistere e a vivere – anche se menomati in non poche caratteristiche, a cominciare da una vita sessuale reale – costituiscono un’evidente ribellione alla volontà delle molte religioni che dominano il mondo. Un romanzo amaro e disperante che, partendo da un tema in apparenza assurdo, giunge a rendere evidente il peso insostenibile della religione nell’esistenza e nella vita sociale di tutti.
Si può dare un giudizio dell’antologia di Gardner Dozois, servita da Mondadori in tre portate separate? Temo di no, o almeno un parere che non può prescindere dalla separazione del testo. D’altro canto, a volersi mettere nei panni dell’attuale Mondadori – panni che mi stanno particolarmente stretti e scomodi – mi rendo conto che un volume unico avrebbe avuto un costo e dimensioni tali da risultare inadatto alla distribuzione in edicola e a forte rischio di un mancato rientro nei costi. Tuttavia… sì, tuttavia la fantascienza ha gli stessi diritti di qualunque altro genere di letteratura e onestamente fatico a comprendere un motivo che non sia puramente commerciale per lo smembramento dell’antologia. Vale la pena di leggerla, in ogni caso? La mia risposta personale la potete trovare in quest’ultimo post. Il mio consiglio spassionato è quello di acquistare i tre volumi in e-book, riunirli valendovi della collaborazione di un pc e provare a leggerli tutti insieme. Riuscirete a farvi un’idea sicuramente più ricca e sfaccettata del testo e avrete un panorama più completo della sf attuale, un panorama che non ricordi un reperto da sala settoria. Per il futuro possiamo contare sulla buona volontà mondadoriana di dividere se non altro solo in due la prossima antologia di Dozois…
AaVv, Tutti i mondi possibili parte 1, Mondadori Urania Millemondi 75, pp. 373, €7,90, trad. Marcello Jatosti
AaVv, Tutti i mondi possibili parte 2, Mondadori Urania Millemondi 76, pp. 398, €7,90, trad. Marcello Jatosti
AaVv, Tutti i mondi possibili parte 3, Mondadori Urania Millemondi 77, pp. 345, €7,90, trad. Marcello Jatosti
Idem ed. in e-book, € 4,99 cad.
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