Un libro che mi ha profondamente colpito, divertendomi e insieme sollevando inquietanti interrogativi, è Un miliardo di anni prima della fine del mondo di Arkadi e Boris Strugatzki, pubblicato per la prima volta nel 1976 e tradotto da Paolo Nori per Marcos y Marcos nel 2017.
«Un miliardo…» l’abbiamo sempre considerato tra i nostri romanzi preferiti, perché era come un pezzetto delle nostre vite, molto concreto, molto privato, pieno di persone concrete e di avvenimenti reali. Come si sa, non c’è niente di più piacevole che ricordare i propri guai quando son poi andati a finir bene (Boris Strugatzki)
Così scrisse fratello Boris nella presentazione del loro romanzo, un romanzo per il quale i due fratelli furono costretti a rompere il contratto con Aurora, la casa editrice che aveva commissionato loro il testo a a farlo pubblicare – a puntate – da un rivista. In apparenza nelle pagine sonnolente, piene di té, caffé, liquori, cucine trascurate e studi professionali improvvisati e disordinati non c’è e non c’era molto di temibile o di pericoloso per il defunto regime sovietico, tanto è vero che il romanzo non fu proibito né sequestrato, ma ciò non toglie che il testo dei fratelli Strugatzki possegga un “sottotesto”, come lo chiamano i due fratelli, che ha qualcosa di sottilmente inquietante per chi lo legge. L’esistenza possibile di un’entità come «L’universo Omeostatico» [L’omeostasi, è la tendenza naturale al raggiungimento di una relativa stabilità interna delle proprietà chimico-fisiche che accomuna tutti gli organismi viventi, per i quali tale stato di equilibrio deve mantenersi nel tempo, anche al variare delle condizioni esterne, attraverso dei precisi meccanismi autoregolatori] e il complotto che parrebbe complicare l’esistenza degli scienziati – impedendo loro di dedicarsi alle loro ricerche utilizzando qualsivoglia sistema, dall’alcool a misteriose donne che tendono a scomparire dopo averli irretiti – è chiaramente un’assurdità. O no? Ne siete assolutamente certi?

Arkadi e Boris Strugatzki
I fratelli Strugatzky ne dubitano, come fa supporre il romanzo, e evidentemente si permettono qualche dubbio anche sugli orizzonti progressivi del socialismo reale.
Un romanzo divertente – a tratti sinceramente spassoso –, ricco di dialoghi vivaci, condotti nell’appartamento di Maljanov, disordinato studioso rimasto solo per l’estate e nelle cui stanze si susseguono discussioni, confessioni, rammarichi, dubbi, lamentele, lasciando al lettore, spettatore di un’assurda recita teatrale, una costante e imprecisa sensazione di indefinito allarme. Davvero un piccolo capolavoro.
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Arkadi e Boris Strugatzky, Un miliardo di anni prima della fine del mondo, Marcos y Marcos 2017, pp. 213 + postfazione di Boris Strugatzki, trad. Paolo Nori
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