La giovane agente del ministero della Pubblica sicurezza Mei Wang, dopo aver lasciato l’incarico, apre una piccola agenzia di investigazioni a Pechino insieme al proprio aiutante Gupin, utile e fedele. Mei lavora con entusiasmo, utilizzando astuzia, spirito d’osservazione e canali e conoscenze che si è fatta nella precedente professione o da investigatrice, come l’ispettore Zhao. Mei si divide tra lavoro, una storia d’amore piena di inciampi con un fidanzato indeciso e lontano, rare uscite con uomini conosciuti per lavoro, la madre con al quale ha rapporti difficili e la sorella Lu, bella e famosa anchor woman della TV.
La politica del governo cinese sulla professione di Mei è come al solito molto pragmatica: leggi vere e proprie non ce ne sono, la professione non è osteggiata ma nemmeno incoraggiata. Naturalmente fino a prova contraria, ovvero fino a quando la categoria o anche semplicemente un investigatore non darà troppo fastidio con le sue domande. Proprio all’inizio del romanzo, May sembra aver fatto qualcosa di sbagliato: il signor Fu del Dipartimento per il Controllo e la supervisione delle ditte private, un nuovo ente appena creato, che afferisce a un ente statale più grande e così via, su su fino alle alte sfere è venuto a controllare che tutto si svolga nel rispetto della legge. Le solite iniziative dei burocrati o, come teme Mei, l’inizio della «repressione»? Come si chiarirà nel corso del romanzo, la ragazza ha tutti i motivi di temere: ha trascorso l’infanzia in un campo di lavoro dove, durante la Rivoluzione culturale, il regime ha rinchiuso i genitori e le due figlie per le critiche alla politica di Mao sollevate dal padre.
Nel frattempo Mei viene assunta da Wudan, un seducente avvocato, per aiutarlo a sostenere gli interessi della Casa dello Spirito dorato, un laboratorio farmaceutico tradizionale di proprietà della famiglia Song, che spera di fare fortuna producendo la Pillola dello Spirito dorato, una farmaco con proprietà di ogni genere, soprattutto quella di «curare i cuori infranti». La clientela interessata è molto ampia, ma purtroppo il faccendiere a cui la famiglia si è affidata per lanciare il prodotto a Pechino tergiversa stranamente… L’indagine, manco a dirlo si complica: l’erede ricco, bello ma non troppo furbo della famiglia Song ha probabilmente usato molti fondi dell’azienda per interessi personali. Le piste di Mei la conducono a Little Russia, un quartiere cosmopolita dove si incontrano mafiosi cinesi, trafficanti russi e delinquenti di ogni genere. Che lo scervellato erede voglia giocare un ruolo nel traffico d’armi tra Cina e Russia? La faccenda prende una brutta piega.

Diane Wei Liang
Ben resa da una scrittura attenta ai particolari e vissuta in terza persona da Mei e, in minor misura, da Zhao, la vicenda consente al lettore di gettare uno sguardo poco convenzionale sulla Pechino contemporanea, nella quale vecchio e nuovo coesistono con difficoltà; offre inoltre una testimonianza storica di prima mano: le esperienze nel campo di lavoro della famiglia di Mei, così come il coinvolgimento nella repressione dei movimenti per la democrazia, culminati nella tragedia di Piazza Tienanmen, sono accadute personalmente a Diane Wei Liang.
Nel 1989 Liang andò negli Stati Uniti con una borsa di studio e lasciò definitivamente la Cina. Ora ha la doppia cittadinanza statunitense e inglese e vive a Londra con marito e figli, nel 1998. Prima dei romanzi con Mei protagonista ha scritto un memoir sulla propria esperienza intitolato Il Lago senza nome.
A chi fosse interessato ad approfondire la vicenda di Diane Wei Liang consiglio due interviste. La prima è in italiano ma la seconda, in lingua inglese, offre sfumature imperdibili su quanto l’esperienza nel campo di lavoro vissuta con la famiglia possa segnare i modi e il punto di vista sulla vita. Inoltre vi consiglio di leggere, per confronto, i romanzi – o almeno le recensioni, firmate Massimo Citi – di Qiu Xiaolong, che raccontano le indagini di un poliziotto di Shangai e il suo rapporto, improntato all’equilibrismo, con il potere politico.
Infine, vi suggerisco un articolo firmato da James Palmer, che racconta la trasformazione di Pechino per ripulire il centro, rimpiazzando i piccoli esercizi commerciali con ristoranti e catene di negozi.
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http://www.stradanove.net/interviste/personaggi/intervista-a-diane-wei-liang
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http://www.telegraph.co.uk/culture/donotmigrate/3672784/Diane-Wei-Liang-Chinese-whispers.html
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Come togliere l’anima a una città, «Internazionale» n. 1210, 23/29 giugno 2017
Diane Wei Liang, La Casa dello Spirito Dorato, Guanda Narratori della Fenice 2013, pp. 301, € 19,50, trad. S. De Franco
Idem, form. e-book, € 9,99
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