Leo Perutz, è un tipico esponente di una Mitteleuropa letteraria, più austroungarica che tedesca, nata e cresciuta tra la fine del XIX e l’inizio del XX e che comprese alcuni grandi autori di narrativa tra i quali: Sandor Marai, Ödon von Horvath, Israel Singer, Alfred Kubin, Arthur Schnitzler, Alexander Lernet-Holenia, Hugo von Hoffmanstahl, Franz Wedekind e molti altri più o meno noti. Il legame tra l’attività di questi autori e l’altrettanto mitteleuropea psicoanalisi freudiana è a tratti evidente mentre altrove è uno sfondo potente che permea profondamente i personaggi, la loro condotta e il procedere stesso della vicenda.
È il Sogno e il rapporto con l’Inconscio a costituire un elemento centrale di molte narrazioni e La neve di San Pietro, un romanzo del 1933, è un buon esempio di come si possa “giocare” rimanendo in equilibrio tra il reale e l’irreale, ovvero tra la realtà condivisa e l’attività onirica. Protagonista del romanzo è Friedrich Amberg, un medico ricoverato in ospedale per un grave incidente che, al suo risveglio, si sente come «una cosa senza nome, un essere privo di personalità». Lentamente la memoria ritorna e con essa il ricordo di ciò che gli è accaduto nei mesi precedenti: il lavoro come medico condotto presso un paese della Vestfalia, la conoscenza con il Barone Von Malchin – un latifondista, assurdo sostenitore non solo della causa degli Czar ma anche di quella dell’imperatore legittimo del Sacro Romano Impero e del sovrano spodestato dell’Inghilterra – e con il suo amministratore, il russo bianco principe Praxatin, lo strano parroco della parrocchia di Morwede e la candida e perversa Bibiche, colei con la quale aveva condiviso il lavoro in un laboratorio di batteriologia a Berlino e per la quale continua a provare un devastante amore inconfessato.
Ma la memoria di Amberg fino a che punto è reale? E qual è il rapporto tra memoria e sogno? Un nodo non facile da sciogliere, anche perché – ed è questo il dubbio che coglie il lettore – Perutz sembra aver voluto aggiungere troppi temi in una vicenda troppo breve per sostenerli tutti, da un tema schiettamente politico a un farmaco miracoloso capace di eliminare la depressione a un amore enigmatico e disperato… In sostanza la sensazione che siano un po’ troppi i temi affrontati e la chiusura ne lasci diversi aperti e inspiegati. In ogni caso un libro che crea una condizione sottilmente angosciosa, di pura, deliziosa Angst, e al quale si perdona qualche mistero che tale rimane.
Leo Perutz, La neve di San Pietro, Adelphi Biblioteca, 2016, pp. 181, € 18,00, trad. F. Cremonesi, F. Bovoli
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