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    Magazzino

    Il morbo di Haggard di Patrick McGrath

    • di Massimo Citi
    • Ottobre 28, 2016 a 11:53 am

    il-morbo-di-haggard

    Romanzo più torbido e allucinato del notissimo Follia, Il morbo di Haggard, testo scritto prima di Asylum, presenta in forma anche più nitida gli aspetti fondamentali del neogotico di McGrath.

    L’ossessione sessuale, in primo luogo, qui carica di un’ambiguità intollerabile grazie alla presenza di pulsioni chiaramente omosessuali. In secondo luogo l’accorgimento di affidare interamente il racconto ad un io narrante inaffidabile. Ulteriore elemento di dubbio e di sospensione di giudizio per il lettore è la scelta di far procedere a ritroso la narrazione, dai giorni successivi al suo epilogo al suo inizio.

    Come in Follia McGrath ha scelto come sfondo l’ambiente medico. Il dottor Haggard, tuttavia, è un medico fallito, un’ex-promessa della chirurgia ed ora un relitto dedito alla morfina, autorelegatosi sulla costa, in una vecchia casa sulla scogliera, per scontare il suo errore, cioé una passione inaccettabile e cieca per la moglie di un suo superiore.

    L’aspetto ideologicamente più interessante del senso di orrore che la vicenda proietta in Haggard per primo, è proprio la sua intollerabilità sociale, la degradazione che lui, maschio membro di una casta influente, ha scelto di vivere fino in fondo per una semplice donna.

    patrick-mcgrath

    Patrick McGrath

    La morte di lei ha impedito ad Haggard di guarire dalla propria passione, dal proprio morbo. E così, da un incontro fortuito con il figlio di lei, pilota da caccia di stanza in una vicina base aereonautica, scaturisce l’ulteriore grado della sua malattia. Haggard ravvisa i tratti di lei nel figlio e rivive nel rapporto con il giovane, che cerca di raffigurarsi come amicizia, i tratti più allucinati della relazione con la madre, le incomprensioni, le ripulse di lei, il rifiuto.

    Il morbo di Haggard è per certi aspetti meno equilibrato e concluso di Follia, ma ha, rispetto ad esso, il pregio di un’ispirazione più inquieta e, talvolta, quasi insostenibile per il lettore. Qui il senso della vergogna, della coscienza acuta della disapprovazione sociale per ogni comportamento deviante, è decisamente più vivo. Questo non lo renderà forse più godibile per il lettore, ma lo rende un romanzo intenso e temerario.

    Patrick McGrath, Il morbo di Haggard, Adelphi gli Adelphi, 2002, pp. 208, € 10,00, trad. Annamaria Raffo

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