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    TerraNova

    Lontano dal pianeta silenzioso di C.S.Lewis

    • di Massimo Citi
    • Agosto 21, 2016 a 6:35 pm

    malacandra

    Scritto nel 1938 e pubblicato per la prima volta in Italianel 1951, Malacandra, titolo originale del romanzo – in seguito divenuto il primo di una trilogia molto nota e apprezzata – costituisce un unicum anche nel panorama quanto mai vario del romanzo di avventura spaziale di ambientazione marziana.

    Apparentemente il tema non si discosta troppo dalla classica «Missione di esplorazione in terra aliena», con relativi corollari di incontri con extraterrestri e con la loro civiltà, anche se con caratteristiche assolutamente originali e al di fuori di qualunque ambientazione o plot tradizionale, pur riconoscendo un debito nei confronti di H.G.Wells. Il protagonista, ben lungi dall’incarnare il consueto clichet dell’eroe ardimentoso, è un pavido professore universitario trascinato suo malgrado nello spazio da due individui privi di scrupoli. Ma non sono tanto l’understatment e il sottile humour a rendere peculiare Malacandra, quanto la fortissima valenza morale che lo attraversa, tale da renderlo un discendente diretto del racconto filosofico di stampo swiftiano.

    Gli alieni che lo sperduto professore incontra formano un tipo di comunità nella quale sono impensabili il razzismo, l’intolleranza e più in generale tutte quelle caratteristiche e rendono l’homo sapiens particolarmente irrazionale e, in ultima analisi, odioso. Le tre razze di alieni che coabitano sullo stesso pianeta, formano una pacifica società nella quale ogni membro riveste un ruolo predeterminato e felicemente accettato. L’Arte, la Conoscenza, la Tecnologia sono i tre grandi filoni della civiltà di Malacandra, riassunti e vivificati dalla conoscenza mistica dell’Ente Supremo del pianeta, il «Grande Spirito» (Oyarse) che idealmente costituisce l’Unità e la Guida di un mondo felice, nel quale ogni differenza e ogni diversità contribuiscono a realtà più ricca e degna di essere vissuta.

    Marte

    C.S.Lewis, esponente del gruppo di intellettuali raccolti intorno a J.R.R.Tolkien, si muove all’interno delle coordinate di un pensiero e una mistica tradizionalmente di “Destra” – l’uso delle virgolette è d’obbligo in questi casi – che preannuncia e prefigura il pensiero di Elemire Zolla. Ma ciò nulla toglie alla profonda suggestione che il romanzo è in grado di sprigionare, alla sua capacità, che precede di molti anni autori come U.K.LeGuin (considerata autrice di “Sinistra”), di cogliere e raccontare culture “altre” – ovvero profondamente aliene – dotate di forti connotazioni etiche e legate a una rappresentazione insieme mistica ed estetica del reale.

    Particolarmente esilaranti e istruttive si rivelano così le pagine nelle quali il protagonista, o altri esponenti della nostra razza, si ostinano a parlare ai nativi come si parla a un bimbo o a minorato mentale, coniugando i verbi all’infinito o facendo ricorso a immagini tipiche di una “magia” puerile, collezionando figure grottesche senza capire o concepire la possibilità di trovarsi di fronte ad altre categorie culturali, non necessariamente inferiori alle proprie, com’era tipico del pensiero colonialista occidentale. Gli Hrossa di Malacandra ricordano da vicino i nativi americani, divenuti loro malgrado un luogo comune del pensiero progressista occidentale, e come loro incarnano la dignità e l’innocenza originaria, la fantasia e la libertà contrapposte al pensiero progressivo e ad ogni finalismo basato sui pretesi «Sacri Destini» dell’umanità

    La Vita, naturalmente […] essa ha spietatamente abbattuto ogni ostacolo e liquidato ogni fallimento e oggi, nella sua forma più nobile, L’Uomo Civile, si appresta a compiere il salto interplanetario. […] Ed è in nome della Vita stessa che io sono pronto a piantare senza alcun timore la bandiera dell’Uomo sul suolo di Malacandra; sono pronto, passo dopo passo, ad andare avanti, prendendo il posto, dove occorre, delle forme di vita inferiori che incontreremo, rivendicando un pianeta dopo l’altro, un sistema dopo l’altro, fino a quando i nostri discendenti dimoreranno nell’universo ovunque esso sia abitabile.

    cslewis

    Clive Staples Lewis

    In queste frasi e in altre pronunciate da Weston, lo scienziato ideatore e costruttore dell’astronave con la quale i tre uomini sono giunti su Malacandra, è racchiuso in compendio il pensiero occidentale del XX secolo, dal Darwinismo Sociale, base ideologica del Nazionalsocialismo, al concetto di Progresso come destino, al finalismo evolutivo che pone come scopo ultimo dell’Evoluzione biologica il Maschio Bianco Occidentale, braccio destro di Dio nel migliorare il Creato, fino all’intolleranza culturale e al disprezzo per le etnie a bassa tecnologia. E una domanda sorge spontanea: quante di queste categorie sono tuttora presenti nel pensiero tradizionale progressista europeo? La «Magnifiche Sorti e Progressive» non sono alla base del modello occidentale di sviluppo, capace di creare molta più sofferenza di quanta sia riuscito a eliminare?

    L’intolleranza culturale, e il risorgente nazionalismo, spia di un crescente malessere sociale, non sono forse uno dei problemi che si pongono con drammatica urgenza nel nostro presente e nel nostro futuro?

    Una buona ristampa di un libro comunque significativo, amato da molti e, come spesso accade, rimasto introvabile per decenni in Italia. Al primo volume della trilogia seguono le ristampe degli altri volumi, Perelandra e Quell’orribile forza.

    C.S.Lewis, Lontano dal pianeta silenzioso, Adelphi Gli Adelphi, 2011, pp. 202, € 12,00, trad. Germana Cantoni De Rossi

    C.S.Lewis, Lontano dal pianeta silenzioso, Adelphi Biblioteca, 1992, 2001, pp. 206, esaurito, trad. Germana Cantoni De Rossi

    Idem, e-book, 2014, pp. 202, € 5,99

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