I due volti del mondo, tre racconti lunghi dello stesso autore, hanno ambientazione diversa. Si svolgono infatti nella Cina rurale della periodo bellico o dell’immediato dopoguerra. Nel primo racconto, Diciannove capanne, Chunmai, il protagonista, un uomo pavido e suggestionabile vive una situazione insostenibile, preso in mezzo tra i banditi cinesi e gli occupanti giapponesi. Da individuo debole e insicuro qual’è si sfoga con il figlio e la moglie, riscattandosi solo alla fine del racconto con una morte che, in realtà, è probabilmente la sua ultima e definitiva viltà.
Forestieri, è invece un racconto pudicamente doloroso. Un viandante, giunto in un piccolo centro rurale, pretende di essere riconosciuto membro di uno dei clan, i Tong. Ma l’uomo, accompagnato dal figlio malato, incontra la fiera resistenza del casato che si rifiuta di accoglierlo. Sarà soltanto con la sua morte che le resistenze verranno meno e suo figlio sarà finalmente accolto nel villaggio.
L’ultimo racconto, Sorvolando il mio paese natale, Fengyangshu, è la storia di un uomo vissuto fuori dalle regole, amante di una donna pazza e amico dei cani randagi, morto misteriosamente annegato in un piccolo corso d’acqua. L’io narrante è un suo nipote che inutilmente cerca di ricostruire il senso della vita dello zio, vissuto malamente, isolato e maledetto dalla famiglia, ma libero.
Tre racconti di grande suggestione, lenti e poderosi, dove ogni gesto, ogni frase hanno tutto il peso delle generazioni precedenti e il presagio di quelle che verranno. Vicende drammatiche, in qualche caso violente o crudeli ma raccontate con la partecipe attenzione di chi non vuole perdere il contatto con il passato.
«… per me , creare questi racconti, è stato come tornare ai luoghi nei quali sono nato». Scrive l’autore nella postfazione al testo, in una pagina dove spiega i suoi legami con Fengyangshu, il luogo immaginario nel quale ha ambientato molte delle sue storie.
Uno degli scopi della narrativa – ammesso che di scopi si possa parlare per un’attività tanto labile e incerta – è quello di rinsaldare i legami con se stessi e con i propri luoghi, afferma Su Tong, cercare un senso alle vite che sono passate lasciando poche tracce e provare a scorgere un segno di quelle che verranno.
Così le sue storie sono tutte irrimediabilmente segnate dal tempo, da un tempo popolato di presenze, emozioni, ricordi, pensieri dei quali rischia di non rimanere traccia e che, pure, sono parte di ciascuno di noi, alla base dei nostri pensieri e del nostro approccio al mondo.
Su Tong, I due volti del mondo, Neri Pozza tascabili 2004, pp. 134, ed. a cura di LaFirenza F., edizione fuori catalogo, disponibile usato.
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