Metropolitan di Walter Jon Williams, Mondadori Urania n° 1367, è un romanzo di confine, un tipo di fantasy che sarebbe piaciuto a Fritz Leiber, ambientato su un pianeta non dissimile dalla Terra, la cui superficie è interamente ricoperta dagli edifici di una monocittà globale. L’energia sulla quale è interamente basato il sistema economico e produttivo della città è il Plasma, una forza misteriosa ed ipogea che ha tutte le caratteristiche di un fluido magico che pochi sanno padroneggiare e che, talvolta, se mal controllato, può determinare vere e proprie catastrofi. La protagonista è una funzionaria del servizio di controllo sugli usi illegali del Plasma e il suo tipo di attività ricorda molto quello di un funzionario dell’Enel o dell’Azienda del Gas. Ma si tratta di un paradosso che Williams padroneggia abilmente, come abilmente sa descrivere le precarie condizioni economiche di Aiah e i suoi problemi con la famiglia d’origine, tuttora residente in un quartiere degradato. Nello stesso modo sa raccontare con vivacità i conflitti urbani che oppongono le diverse etnìe della città e la necessità, divenuta pressante, per la protagonista di trasgredire il proprio codice di funzionario e tradire il servizio.
Il fatto è, tuttavia, che Aiah si trova a controllare illegalmente una quantità di Plasma eccessiva per le proprie forze. Sorge così la necessità di ricorrere a un magnate della città, un ex-rivoluzionario, ex-leader, ex-tutto, ma tuttora potente negromante e ben deciso a ritornare in sella. Ma Aiah non è un’ingenua, né è accecata dal miraggio della ricchezza. Il suo interesse per il Plasma è figlio di una vocazione alla magia che lei stessa igno- rava di possedere. Si rivela così un soggetto all’altezza del proprio partner e il romanzo vive dello scontro/incontro tra il Negromante – Constantine – e lei.
Difetti del libro: la fine più brusca che precipitosa, non si quanto dovuta all’autore e quanto alle inderogabili necessità di paginazione della Mondadori. In secondo luogo il libro, da pagina 200 in avanti, appare decisamente più sciatto. Ciò che vi accade diventa più sfocato e meno tangibile e il lettore diviene fastidiosamente conscio dell’inadeguatezza delle parole scelte, apparentemente dall’autore. Anche qui: una delle abitudini dei traduttori di sf (Riccardo Valla docet) è quella di prendere un libro e dividerlo più o meno salomonicamente in due: «Io faccio la prima metà, tu la seconda». E, per l’appunto, Metropolitan è stato tradotto in cordata, per l’esattezza da Angela Di Taranto e da Franco Forte. Ma forse si tratta soltanto di W.J. Williams, che da pagina 200 (circa) in poi si è trovato a corto di stile. Tutto è possibile. Comunque curiosa e divertente l’idea di una società dove l’energia magica viene diffusa attraverso contatori, spine a muro e cavi, dove esistono quartieri-ghetto e tensioni razziali ma nella quale l’esistenza dei fantasmi è considerata ovvia. E Aiah – ambiziosa, curiosa, disincantata e cinica quel tanto – è un tipo di personaggio che non scivola via dalla memoria tanto facilmente.
Metropolitan è il primo di due volumi usciti nel 1995 e nel 1997, rispettivamente Metropolitan e City on File, pubblicati in Italia nel 1999 con il titolo di Metropolitan e di Città di Fuoco (Urania 1427, 2001) e La Città e l’Abisso (Urania 1433, 2002).
Postilla: per chi non lo ricordasse Walter Jon Williams è l’autore di un delirante e curioso romanzo sperimentale: Aristoi, che aveva la peculiarità di essere stato scritto su doppia colonna: sul lato destro i pensieri del personaggio principale, sul sinistro le sue azioni. Disagevole ma geniale. Successo di vendita in Italia: tendente a zero.
.
Walter Jon Williams, Metropolitan, Mondadori Urania 1367, Agosto 1999, pp. 392 + 4, trad. A.Di Taranto, F. Forte
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.