In linea di massima chi ama particolarmente Cassola e Silone non ama altrettanto particolarmente Flaiano e Karl Kraus. E viceversa. Nicola Vacca li ama tutti e quattro invece e nel suo libro – Sguardi dal novecento, Edizioni Galaad – potete trovare le voci più diverse, lungo un filo invisibile e trasversale che si srotola per tutto il racconto, un filo intriso di passione e lucidità, elementi non così scontati da scoprire combinati insieme al giorno d’oggi.
Un libro dove non è obbligatorio il segnalibro, che te lo puoi spizzicare a piacimento, che puoi imbatterti nell’eteronimo di Pessoa meno conosciuto, ma non meno interessante, che puoi incrociare personalità di cui è stato scritto di tutto e altre di cui il più deve essere ancora scritto, che puoi toccare con mano come dei romanzieri si siano fatti poeti e dei poeti si siano spinti ben oltre la giurisdizione poetica.
Come in virtù di un vago principio presocratico, le scritture non vengono rivelate, ma accennate soltanto. Scritture che rimandano ad altre scritture, scrittori che rimandano ad altri scrittori, libri che rimandano ad altri libri. Sguardi dal novecento infatti, oltre a essere un libro, è una mappa, dove perdersi risulta più facile che trovarsi, e proprio in questo sta l’utilità essenziale e primordiale della mappa stessa.
Sguardi dal novecento è un susseguirsi di sguardi e nello stesso tempo di scatole cinesi, apri una scatola e ne trovi un’altra e così via, con la differenza che nel libro di Vacca dentro ci trovi sempre la scatola più grande, perché come sosteneva Kafka, nel mondo spirituale è possibile ciò che non lo è in quello fisico, come un uomo che per emergere dalle sabbie mobili si tira su afferrandosi per i suoi stessi capelli (esempio proprio di Kafka). Oppure come le matrioske. Ne apri una e ne trovi un’altra, dicevamo. Le matrioske che simboleggiano la donna russa, la quale per fronteggiare l’uomo russo –uno spettacolo poco invidiabile in effetti quando se ne rientra a casa ubriaco grondante – deve contenere la forza di tante altre donne dentro di lei. Così come un libro per fronteggiare la vita – tendenzialmente uno spettacolo poco invidiabile anch’esso – deve contenere la forza di tanti altri libri dentro si sé.
Ecco, proprio questo mi sembra esserci scritto dentro l’ultimo sguardo, l’ultima scatola, l’ultima matrioska , del libro di Nicola Vacca , ammesso che vi sia un ultimo sguardo, un’ultima scatola, un’ultima matrioska, perché nel mondo fisico è stato scoperto – parrebbe – il confine estremo e impenetrabile della materia, mentre nella letteratura non è stato e non verrà mai scoperto un bel niente. Si viaggia per suggestioni, avventure e sguardi per l’appunto. Dove si viaggia ancora.
.
Nicola Vacca, Sguardi dal Novecento
Galaad Edizioni 2015, 136 pp. , € 13,00
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.