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    Disapprovazioni · Interzona

    Chaltron Hescon e Tommaso Labranca

    • di Massimo Citi
    • Dicembre 25, 2014 a 8:47 pm

    chaltron

    Tommaso Labranca è stato autore tra l’altro di Andy Warhol era un coatto ed Estasi del Pecoreccio, del quale ricordo con piacere e divertimento le pagine dedicate agli 883, paleogruppo cult dei diseredati intellettuali. del quale tuttora mi ricordo.
    Labranca non è mai stato un pensatore limpido e diretto, un pacato e metodico analista, le sue riflessioni si sono sempre valse di rimandi e riferimenti inaspettati (e accostamenti inopinati), e mosse preferibilmente negli ecosistemi mediatici più affollati, alla ricerca dei confini del gusto massificato e «irrimediabilmente cialtrone».
    In questo genere di operazioni vi è sempre il rischio della smorfia di complicità, il pericolo dell’elegante perfidia – sia pure spiritosa – ai danni del popolo bue, rischio che Labranca ha sempre bellamente ignorato, facendone anzi un punto di forza dei suoi commenti. Ma non solo il popolo bue e cialtrone è stato vittima di Labranca, va comunque detto. Sempre in Estasi del Pecoreccio mi ricordo pagine francamente livorose dedicate all’editore Adelphi, al suo proprietario (Roberto Calasso) e alla di lui moglie (Fleur Jaeggy), dichiaratamente colpevoli di aver rifiutato una sua collaborazione o forse un manoscritto. Non aggiungo questo elemento per il puro gusto di demolire la credibilità dell’autore, ma perché questa zona d’ombra del suo pensiero può aiutare a spiegare anche le numerose manchevolezze e la sostanziale povertà (di esiti, ma anche di intenti) di questo suo sforzo.
    Fenomenologia del cialtronismo contemporaneo è il sottotitolo del libro. All’interno si cerca di costruirne un profilo, la cui sostanza è costituita da « predilezione per modelli dati e premiati dal consenso» e «trasformazione delle idee in iperconvinzioni». Labranca, evidentemente suggestionato da opere come Il kitsch o l’arte della felicità, si sforza di costruire un sistema coerente, basato su regole ben chiare e definite che fungano da guida per il lettore che vuole conservare indipendenza di giudizio in campo politico e culturale (un anticialtrone).
    Ed è qui che il sistema di riferimenti di Labranca, basato sul trash (ovvero sul collezionismo e la chiosa di sottoprodotti culturali massificati), si dimostra drammaticamente inadeguato alla prova. Se infatti è divertente leggere il commento puntuale di ignobili programmi televisivi o di cretinissime canzoni di successo basate su un supposto e ineffabile gusto medio (e della cui esistenza nella maggior parte dei casi sono al corrente i soli cultori e collezionisti del trash), ovvero cogliere in fallo il sistema dei media in un momento di distrazione, molto più complesso risulta abbozzare un discorso generale sul gusto contemporaneo. Ciò che Labranca si sforza di ignorare è l’esistenza di ben precise nicchie di consumo, progettate in rapporto a fruitori di diverso profilo culturale.

    labranca

    Tommaso Labranca

    Da notare, infatti, come Labranca – dopo un lungo purgatorio presso l’editore Castelvecchi, editore temerario ma non ricco né ben distribuito – sia alfine approdato alla collana Stile Libero dell’Einaudi, ovvero al gotha della supposta nuova sensibilità, alternativa alla volgarità contemporanea, ossia ad un prodotto editoriale accuratamente progettato per fornire combustibile agli snobismi di fine secolo. Chi sono gli autori di punta della collana? Presto detto: Nove, Ammaniti, Scarpa, ovvero gli stessi autori che Labranca, con commovente ma mal argomentata convinzione, allinea come esempi di anticialtronismo. In sostanza si assiste così ad un curioso corto circuito, per il quale gli anticialtroni compaiono per la maggior parte nella stessa collana dove viene pubblicato il libretto di Labranca che appropriatamente li definisce tali proprio nelle sue pagine…
    Ma non è questo probabilmente il maggior difetto di Chaltron Hescon. La sensazione che dà il volumetto, a parte le patetiche sviolinate, è di un livore contorto e rattrappito, un’ansia di mettersi in mostra istigando al ghigno, al cachinno, allo spregio più ovvio per i già spregevoli prodotti seriali, istituendo una sorta di Arcadia riservata ai begli spiriti che possono, è vero, cadere talvolta nel cialtronismo (inteso, sia chiaro, come categoria etica e non come prodotto della vita sociale: Labranca non è un materialista, né dialettico né d’altra natura) ma sicuramente se ne redimeranno facilmente continuando a frequentarsi. Anche il lettore ne sarà salvo, ovviamente versando il proprio obolo a Labranca, ma ancora prima a Scarpa, Ammanniti, eccetera.
    «Durante il viaggio si terrà un’interessante presentazione di prodotti per la casa e il tempo libero.» Agli intellettuali dichiarati non si può decentemente presentare un evento di tale natura, ma un libretto di Tommaso Labranca può svolgere la stessa funzione nella nicchia giusta.

    narcisi
    Il suo volumetto cade infatti interamente all’interno del gioco di riferimenti e parentele intellettuali che rendono claustrofobico e irrespirabile il clima culturale italiano. Labranca denuncia unicamente gli aspetti più goffi e meno efficaci della comunicazione, artistica e pubblicitaria, mette alla berlina coloro che, violando la sacra separatezza dei piani di fruizione, cerca goffamente di “compiere un salto di livello”, fingendo di poter agevolmente apprezzare una mostra di pittura impressionista, Jackson Pollock o un film di Eisenstein, ossia ciò che per formazione e cultura non può fruire. Lo scopo del lavoro di Labranca, in sostanza, appare quello di tracciare un confine tra intellettuali pienamente funzionali all’organizzazione del consenso nel proprio frammento di società, e indegni epigoni che agiscono sulla massa dei consumatori e che, ovviamente, risultano adeguati per gli strati culturalmente più elevati (o che tali si autodefiniscono) della popolazione.
    Il coraggio di Labranca è pura apparenza. A ben guardare il suo sforzo fustigatorio si indirizza verso prodotti (Veltroni, una mediocre canzone di Battiato, un brutto libro di Vecchioni, i tic di Ernest Hemingway, alcuni programmi della TV tedesca) che il gusto medio-alto ha già squalificato. L’impegno di Labranca è tutto qui: nello squalificare e nel qualificare, come una dama arrivata, ben sistemata al centro del proprio salotto buono.
    Tommaso Labranca, Chaltron Hescon. Fenomenologia del cialtronismo contemporaneo
    Einaudi Stile Libero, 1998, pp, 198, € 7,23

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