Daphne du Maurier (1907-1989) è autrice de La prima moglie Rebecca e di due racconti (inclusi nell’antologia) da cui sono stati tratti cult -movies come Gli uccelli e A Venezia un dicembre rosso shocking. Narratrice di razza, attentissima ai dettagli e agli stati d’animo più sottili e indefinibili dei suoi protagonisti, Du Maurier privilegia le donne come oggetto d’indagine, senza riuscire a considerarle specchi attendibili nei quali riflettersi. Il suo è quindi un modo singolare di narrare, che ha influenzato profondamente altre autriciinglesi – come la Highsmith e la James – e che adotta un punto di vista maschile ma registra con pietosa impassibilità i moventi femminili. I suoi personaggi si muovono in un mondo quotidiano turbato da improvvise anomalie: uccelli dal comportamento razionale, ombre dionisiache, presenze future appena intraviste o più semplicemente moti inconfessabili della mente. E sono proprio le reazioni – profondamente umane, anche se spesso sgradevoli – dei protagonisti la ragione profonda dei suoi racconti e, insieme, il meccanismo efficacissimo per illuminare debolezze, contorsioni mentali, sentimenti meschini, paure in tutta la loro complessità, senza mai ricorrere a stereotipi. I racconti scelti da Sellerio sono tutti avvincenti e inducono il lettore a percorrere sino in fondo le loro spirali sempre più strette, lasciando, oltre l’acme finale, tracce persistenti di emozioni già vissute, dubbi già rigirati nella mente. I personaggi “negativi” sono troppo simili a noi e a coloro che conosciamo, e il “male” ha un volto almeno conosciuto se non commensurabile. Du Maurier è un’autrice raffinata ed evocativa, capace di restituirci il colore mutevole dell’oceano invernale, i richiami acuti dei gabbiani, il freddo dell’autunno, il silenzio innaturale di una camera d’ospedale, il calore opprimente di certe estati mediterranee. I finali, benché ben preparati, sono in un certo senso l’unico aspetto deludente: questi racconti sono troppo intensi e coerenti per essere racchiusi in un genere, seppure ampio e indefinibile come il fantastico. Il migliore, per l’equilibrio, il soggetto e il finale sospeso è Gli uccelli, ma a me è piaciuto molto un racconto meno riuscito ed eccessivo – L’alibi – che sottolinea come l’illusione di essere indispensabili (e quindi onnipotenti) renda assurdamente contigui il disprezzo più indifferente e la devozione.
Daphne Du Maurier
Non dopo mezzanotte
Sellerio 1996, pp. 272 € 13,43
Trad. Vaggi M.
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