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    Golem · Magazzino · In primo piano

    Quando Lovecraft collabora con Darwin (1)

    • di Silvia Treves
    • Settembre 25, 2013 a 3:58 pm

    Questa è l’altra «mappa», sicuramente un po’ temeraria, che ho preannunciato alcune settimane fa.

     

    20093271446151ammonite

    I due libri che dialogano tra loro sono Strane creature di Tracy Chevalier, che mi è stato raccomandato da mia figlia (e la  ringrazio) e Alle montagne della follia di H.P. Lovecraft, trovato in un mercatino di scambio-baratto in montagna. A «gemellarli» c’è, inaspettatamente, parecchio: la ben documentata attenzione per la paleontologia, il punto di vista darwiniano e, come spero di dimostrare, una posizione schiettamente anti-accademica nei confronti di una comunità scientifica totalmente maschile, nel caso della Chevalier, o chiusa alle novità, nel testo di Lovecraft. Ho spezzato laquesta lunga mappa in due parti, rimandando Alle montagne della follia alla prossima puntata.

    Le due storie hanno protagonisti che vivono in anni scientificamente «interessanti» (come direbbero i giapponesi) dal punto di vista scientifico: gli anni in cui si formano il pensiero evoluzionista e geologico moderno (Chevalier) e quelli in cui si getteranno le basi della rivoluzione geologica riguardante la tettonica a zolle (Lovecraft). Le vicende individuali narrate sono parte integrante della Storia scientifica e filosofica moderna e i due testi dimostrano che narrativa, filosofia e scienza possono coabitare e collaborare felicemente.

    Ecco, l’ho detto. E se qualcuno di voi sta inorridendo nell’immaginarsi il gentiluomo di Providence e la sua corte di mostri cosmici a braccetto con Darwin, Lyell, Wegener e… Be’, quel qualcuno può interrompere la lettura e ignorare per sempre che cosa si perde.

    strane creature

    Cominciamo dalla «vera» paleontologia.

     Mary Anning (Lyme Regis 1799-1847) è stata una paleontologa britannica. Raccoglitrice di fossili per professione…

    È l’incipit della voce che Wikipedia dedica alla Anning, una delle due protagoniste di Strane creature. Solo dieci parole, sufficienti, però, a rimarcare un cambiamento epocale nel modo di pensare. «Paleontologia» (lett. «discorso sugli antichi organismi») è un termine coniato proprio nella prima metà del XIX secolo. Negli anni in cui Mary trovò il suo primo ittiosauro, designava un ambito di studio ancora incerto e certamente non era entrato nel linguaggio comune; i fossili erano ancora oggetti controversi che per la maggior parte dei cristiani non potevano esistere in quanto tali e che per un buon numero di persone colte avevano origini misteriose. Il «popolo», al quale anche Mary apparteneva, li considerava pietre curiose, probabilmente vecchi (non antichi) avanzi di creature morte.

    Per gli studiosi – che ne riconoscevano l’origine biologica e la rilevanza scientifica – esisteva soltanto il termine «paleontologo» o un suo quasi sinonimo maschile: tale professione non poteva essere esercitata da una donna. (qui per farvi un’idea delle possibilità di accedere all’istruzione per le donne inglesi del tempo.

    Ma Mary Anning, ragazza di povera famiglia della cittadina di Lyme Regis, luogo di vacanze sulla costa meridionale dell’Inghilterra, è esistita e – permettetemi di dire, alla faccia degli accademici europei della sua epoca – è stata una grande cercatrice di fossili, armata di passione e talento naturale, alla quale si devono la scoperta di quattro specie di Ittiosauri e del plesiosauro.

    Strane Creature è anche la sua storia.

    L’altra protagonista del romanzo è la londinese Elizabeth Philpot, terza dei cinque figli di una famiglia borghese impoverita. Una famiglia per la quale quatro figlie significa quattro doti, impossibili da mettere insieme per l’avvocato Philpot, unico fratello e giovane capofamiglia alla morte dei genitori. C’è denaro per una sola dote e quindi si sposa soltanto Frances, le altre tre sorelle vengono onorevolmente confinate in provincia per ridurre le spese di mantenimento.

    La scelta cade su Lyme Regis, che piace ad almeno due di loro: Louise, che ha spiccati interessi botanici, ed Elizabeth, affascinata dalla Scogliera Giurassica; sono in tanti, a dire il vero, i curiosi che vogliono visitare quel tratto di costa: villeggianti, collezionisti di «strane creature» e studiosi di Scienze della terra come Charles Lyell (un Lyell giovane e simpatico, che recita un cameo nelle pagine finali del libro), William Buckland, Henry de la Beche e altri nomi famosi.

     Se abitassimo da queste parti, pensai, potrei venire qui ogni volta che mi va. E trovare altre pietre di serpente, o magari altri fossili, sulla spiaggia. Era sempre meglio che niente. Comunque, per me poteva bastare.

    Pensa Elizabeth durante la sua prima visita a Lyme. Sarebbe bastato anche a me, di sicuro. Meglio «zitella», che sposarmi per riempire la mia testa di pensieri sui figli e su un marito sostanzialmente estraneo che ogni mattina esce incontro a una vita che a me non è permesso vivere. Meglio sola, libera di stare con me stessa e i miei fossili, proprio come Elizabeth:

    Avevo cominciato ad apprezzare la libertà di una zitella affrancata dalla presenza di parenti maschi.


    Le due donne sono destinate a conoscersi e, dopo alcuni malintesi, a diventare amiche, unite dal desiderio di essere se stesse e dalla passione per i fossili: i rettili per Mary e i pesci per Elizabeth.

    Come per la recensione precedente troverete ulteriori notizie e immagini sulle loro scoperte nel mio blog.

    Parliamo del romanzo: è scritto con vivacità e apprezzabile accuratezza. C’è posto per le scoperte delle due cercatrici ma anche per la vita quotidiana di donne e uomini di Lyme: per gente della condizione più bassa – come Mary e molti altri, che stentano a mettere insieme il pranzo con la cena – per artigiani come il padre di Mary, per venditori, pescatori e cavatori, per i nuovi residenti come le sorelle Philpot, abbastanza ricchi da vivere di piccole rendite, per il protervo nobile del luogo e il suo parentado. Le annuali spedizioni delle sorelle a Londra per respirare un po’ di cultura, rinfrescare il guardaroba e acquistare libri e riviste permettono ai lettori di entrare in famiglie della media borghesia come quella del fratello e, soprattutto, di avvicinarsi (con difficoltà perché Elizabeth è «solo» una donna) all’ambiente accademico londinese.

    Non si tratta di una doppia biografia, ma di una storia verosimile. Come tutta la narrativa, in fondo. Cercando in rete ho ritrovato senza troppa fatica le notizie su Mary ed Elizabeth che anche Chevalier probabilmente ha letto e che troverete indicate nel mio blog. Molti blogger e voci biografiche rendono conto dei rapporti della Anning e della Philpot con i ricercatori che conobbero e dei mancati riconoscimenti della comunità scientifica. Borioso nei confronti degli outsider e monosessuale, il mondo accademico ridusse Elizabeth a un nome a piè di pagina per i molti reperti di pesci fossili da lei offerti al Museo di Londra: «Collezione E. Philpot» – soltanto «E.» per evitare l’imbarazzo di un nome femminile scritto per esteso. Quello stesso mondo considerò Mary poco più che una serva talentosa, abile nello scovare e riconoscere i fossili più o meno come altre domestiche nell’eliminare la polvere sui mobili.

    Ma se si può trovare tutto in rete, perché leggere Strane creature?

    geological

    Per esempio, perché Chevalier ci ha messo curiosità e sensibilità per la condizione di due donne speciali, tanto bizzarre da voler dedicarsi alla scienza in anni nei quali la Geological Society di Londra non poteva nemmeno ammettere che un umano con due cromosomi XX varcasse la propria soglia, figurarsi accettarla fra i propri membri:

    Il portiere non si lasciò intimorire […] «le donne non possono entrare» rispose, senza degnarmi di un’occhiata. Era come se non esistessi.

    Oppure per la capacità dell’autrice di descrivere con freschezza abitudini, problemi, mentalità delle differenti classi sociali. La famiglia di Anne è molto povera e Molly, la madre, deve mandarla avanti da sola; l’autrice riesce a trasformare un personaggio di contorno che non può (e non «non vuole») distogliere l’attenzione dal denaro, in una persona intelligente, con un proprio codice di comportamento e la propria dignità. La dignità di di Joseph, il fratello di Mary, è ancora diversa: mentre la vita della sorella ruota completamente intorno alla ricerca dei fossili, il giovane uomo li esclude completamente e decide di diventare artigiano ed essere un buon membro della comunità sociale e religiosa di Lyme; la sua non è una scelta al ribasso ma un’ambizione differente, che Chevalier descrive senza strafare.

    Certo alcuni personaggi risultano odiosamente prevedibili, come il lord proprietario del tratto di scogliera nel quale Mary trova il suo primo ittiosauro:

     

    Lord Henley sbuffò. «… Mary Anning l’ha trovato sulla mia terra. […] la mia proprietà.. Pensate forse che costoro [operai al lavoro …] siano i padroni di questo appezzamento solo perché ci stanno scavando dentro? Certo che no! Inoltre Mary Anning è una femmina. Non conta nulla. Spetta comunque a me rappresentarla!

    O come un suo giovane parente del quale la terza sorella, Margareth si è incautamente innamorata:

    Erano state la scarsezza di denaro e la mediocre posizione sociale dei Philpot a dissuadere James Foot dal prendere in moglie Margaret…

    O come la cognata di Elizabeth – ottusa e incapace di sopportare le domande «difficili» – che considera affronti personali sia un té servito in ritardo sia l’ostinazione della Natura a esorbitare dalla cronologia biblica:

    mia cognata aveva stretto le labbra in segno di disapprovazione […] Odiava i fossili, i contrattempi e i misteri della vita. Ogni volta che tiravo in ballo cose come l’imperscrutabile età del mondo, si torceva le mani in grembo e alla prima occasione cambiava discorso.

    Ho il sospetto, però, che la «prevedibilità» di alcuni personaggi sia dovuta alla scarsa fantasia di noi umani piuttosto che a quella di Tracy Chevalier.

    Però, onore al merito, alcuni accademici cercarono di comportarsi bene con Mary, almeno nei limiti della mentalità misogina dell’epoca: leggendo il romanzo e cercando in rete ho scoperto che Cuvier e William Buckland le riconobbero il merito di aver contribuito alla scienza con il proprio lavoro, e che Buckland le procurò una pensione che la affrancasse almeno in parte dai problemi economici. Agassiz, poi, le intitolò due specie di pesci fossili come ringraziamento per il suo aiuto, ed Henry de la Beche pronunciò il suo elogio funebre.
    dickens
    Charles Dickens, infine, fece giustizia letteraria, a vent’anni dalla morte di Mary, scrivendo un articolo su di lei e concludendolo così:

    La figlia del carpentiere si è conquistata un proprio nome, e lo ha meritato.

    Meglio che niente.

    Personalmente, dato che, in me lettore, sonnecchia un docente (ma è vero anche il contrario, cosa che rende le mie lezioni forse più interessanti ma temo più prolisse), ho riflettuto che – leggendo con una certa attenzione questo libro – i miei ragazzi avrebbero potuto non solo comprendere i fondamentali della geologia e i concetti base dell’evoluzionismo, ma anche riflettere sulla natura delle rivoluzioni socio-politiche dell’Ottocento: due materie al prezzo di una.

    Purtroppo ho pochissime speranze, pagine sono davvero troppe per la popolazione media delle mie classi. Però… spero di sbagliami, ecco.

    E non sono l’unica. Ho trovato qui  una buona recensione e alcuni spunti per lezioni sull’argomento. Doverosamente ringrazio.

    E se volete farvi un’idea di prima mano del contributo non solo di Mary ed Elizabeth ma anche di altre «paleontoologhe» che la storia accademica della prima metà dell’Ottocento ha messo in ombra, ad esempio le consorti degli studiosi citati ma anche studiose indipendenti, cliccate qua.

    Leggete con pazienza, c’è di che consolarsi, almeno un po’.

     

    Tracy Chevalier: Strane creature

    Neri Pozza, 2009, pp. 287 € 16,50

    Trad. M. Ortelio

     

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    Tag: Mappenarrativa ingleseTracy Chevaliergeologiapaleontologia

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