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    TerraNova

    E se Napoleone…? Ucronia e controstoria

    • di Melania Gatto
    • Luglio 24, 2013 a 8:35 pm

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    Ucronia.
    Il dizionario Garzanti della lingua italiana riporta alla voce Ucronia: (lett.) descrizione di un periodo o di un evento storico, fatto sulla base di ipotesi o di dati fittizi (…)
    Ovvero, si tratta del famoso esercizio per il quale ci si chiede: cosa sarebbe accaduto se Napoleone avesse vinto a Waterloo o se l’Asse avesse vinto la Seconda Guerra Mondiale?
    Esercizi senza scopo – pensa qualcuno, forse i più – passatempi oziosi come costruire plastici di grandi battaglie popolati di soldatini alti come l’unghia dell’indice. E in fondo non è ozioso anche chiedersi cosa accadrà domani? Quali effetti avrà quella scoperta o quell’invenzione? O chiedersi: se la Padania diventasse una realtà ci sarebbero i campi di concentramento per i terùn? E fino a quale generazione dovrebbe tornare indietro un eventuale Gauleiter del Tridentino o della Val Brembana per stabilire che si è padani di sangue abbastanza puro? La quarta, la quinta, la ventesima?
    Evidentemente esiste qualcosa di profondamente politico (nel senso più ampio del termine) nell’esercizio dell’Ucronia. E quale genere se non la FS poteva ospitare una narrativa tanto speculativa?

    L’Ucronia è arrivata a incontrare la FS solo negli anni ’50. In forma di pamphlet (cfr. La battaglia di Dorking, ovvero la cronaca immaginaria dell’invasione tedesca della Gran Bretagna avvenuta intorno agli anni ’80 del secolo scorso) questo singolare sottogenere letterario è apparso contemporaneamente ai romanzi di Giulio Verne, ma è stata necessaria l’intuizione scientifica dell’esistenza possibile di Universi Paralleli per unire indissolubilmente le sorti dell’Ucronia (parola di origine, non casualmente, francese… ovvero: e se Napoleone…?) con quelle della FS.
    Il più felice esito di questo incontro è, a mio personalissimo parere, La Svastica sul Sole di P.K.Dick (the Man in the High Castle), ovvero uno dei romanzi più lucidamente allucinanti che siano mai stati scritti sulla possibile vittoria della seconda guerra mondiale da parte dell’Asse.

    man in the high castleTutta questa bella spiegazione serve a introdurre uno dei famosi libroni neri della Nord, ovvero I Mondi del Possibile, curato da Piergiorgio Nicolazzini. Non si tratta di un’antologia recente, ci tengo a chiarire, la prima edizione, infatti, data addirittura 1993, ma dal momento che l’Ucronia rappresenta un filone non trascurabile della FS, mi è parso bello e utile presentarla nonostante la sua non più verde età.
    Se la verosimiglianza è importante nelle opere di FS, nel caso dell’Ucronia, dove la speculazione narrativa costruisce mondi nati da un frattura nel nostro passato, lo scrupolo nella ricostruzione storico-sociale e nel ritratto dei possibili effetti psicologici di eventi in realtà mai avvenuti deve essere pressoché maniacale. La significatività in termini politici, sociali ed etici dell’Ucronia è uno dei suoi aspetti fondamentali, come è fondamentale per l’autore non giocare troppo al risparmio nella speculazione. Un mondo dove gli Imperi Centrali abbiano vinto la prima guerra mondiale non può essere un mondo tecnologicamente e politicamente uguale al nostro. Può essere magari un mondo dove i Beatles hanno avuto ugualmente successo ma difficilmente può essere un mondo dove la lingua più diffusa sia l’inglese o dove la deregulation costituisca parte dei programmi di tutti i governi occidentali. E si tratterebbe – con ogni probabilità – di un mondo che non ha mai conosciuto l’Olocausto… Visto dove può portare l’Ucronia?

    In questo senso debbo riconoscere che non pochi dei testi raccolti nell’antologia Nord peccano di una sciagurata superficialità. Basti pensare all’Ultimo Imperativo di Harry Turtledove o Sulle ali degli dei di David Brin, il primo frutto di un’evidente antipatia per la filosofia della non-violenza e per Gandhi, sconfitto e ucciso dai nazisti, il secondo un complicato pasticcio nel quale nazisti, giapponesi, alieni buoni, alieni cattivi e Alleati giocano un’estenuante partita che, in questo caso sì, ricorda i diorami della battaglia di Austerlitz. Inutilmente enfatico e francamente noioso La casa di Pietra di Barry Marlzberg, basato (forse, non ne sono troppo sicura) su una lambiccatissima ipotesi di omicidio di JFK come atto di una oscura faida familiare, mentre il racconto di Kim Stanley Robinson, Rifare la storia, dimostra esclusivamente l’avversione (peraltro condivisibilissima) dell’autore per Ronald Reagan. Curioso, viceversa, e sufficientemente inquietante Luna di Ghiaccio di Brad Linewear, racconto lungo che ha per protagonista nientemeno che Joseph Goebbels, alle prese con la frangia più delirante e integralista delle SS. Decisamente intrigante anche Lucky Strike, sempre di K.S. Robinson, ovvero: e se il pilota dell’Enola Gay avesse volutamente sbagliato bersaglio e non avesse bombardato Hiroshima? Sarebbe finito sulla forca? Ovvero quanto c’era di politico e di inconfessabilmente propagandistico nel primo bombardamento atomico della storia?
    socialist USAAlcuni dei racconti ospitati hanno il puro scopo di divertire il lettore senza porgli interrogativi e cocenti questioni morali. Tra questi Una questione di gravità di Randall Garrett, I Barbari di L.Sprague de Camp, dove il Celeste Impero precede gli Europei nella colonizzazione del Nuovo Mondo, Strano Aggregato di Greg Bear, bizzarro vaudeville ambientato su un’astronave finita fuori da ogni flusso temporale, L’Ultimo Lancio di Custer di Steven Utley e Howard Waldrop, con Cavallo Pazzo asso dell’aviazione ottocentesca e Custer inventore dei paracadutisti (ma che comunque morirà a Little Big Horn) e, infine, lo struggente Suona la campana della sera di S.V.Benét, ossia: e se Napoleone non fosse mai diventato imperatore?

    Non so se sia una caso o una fatalità, comunque, che i racconti che hanno più colpito la mia fantasia (e che dimostrano anche una considerevole attenzione allo stile) siano stati scritti da donne. Spirito indomabile di Nancy Kress, ovvero il ritratto di rara efficacia di una Anna Bolena vittima di un salvataggio temporale non richiesto, e La sera della partita al Fox & Goose di Karen Joy Fowler, un’amara e sarcastica riflessione sulla storia al femminile.

    mondi del possibileAncora due righe per un paio di presenze d’eccezione, l’una in forma di racconto: Se Lee non avesse vinto a Gettysburg di Sir Winston Churchill e l’altro in forma di contributo storico: se Hitler avesse vinto la Seconda guerra Mondiale di William L.Shirer. Nel primo, Churchill dà un raffinato saggio di storiografia assai poco convenzionale, mostrando, per puro e perfido gusto del paradosso, come la vittoria dei Confederati nella guerra di Secessione avrebbe finito per sancire il disarmo e la pace universale, nel secondo Shirer, l’autore della Storia del Terzo Reich, racconta cosa sarebbe davvero accaduto in caso di vittoria dell’Asse, riportando brani e dati desunti dagli archivi nazisti.
    Ve ne consiglio la lettura o no? Mah, nell’antologia si ha a tratti una sensazione di felice superficialità americana che per noi europei, soprattutto se di formazione marxista (ma anche se di formazione crociana) non può che far sorridere. Tuttavia ciò che c’è di buono è talmente buono da non far rimpiangere la fatica necessaria a ritrovare l’antologia.

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