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    Un complicato atto d’amore di Miriam Toews

    • di Melania Gatto
    • Luglio 10, 2013 a 2:57 pm

    complicato atto

    A rigore lo si potrebbe definire un romanzo di formazione. Un Bildungsroman, a volerlo dire come si comanda. La protagonista ha sedici anni, si chiama Nomi – contrazione di Naomi – e vive a East Village, anonimo paese sperduto nella prateria canadese.
    Sua madre, Trudie, è scomparsa una notte senza lasciare messaggi né dare più notizie di sé. Partita poco dopo la partenza di Tash, sorella maggiore di Nomi. Se nella scomparsa di Trudie c’è qualcosa di misterioso in quella di Tash di mistero ce n’è assai poco. Tash è andata via con un tizio, semplicemente nauseata dalla vita morigerata, temperante e profondamente ipocrita della comunità mennonita che popola East Village.
    I mennoniti sono «la sottosetta più sfigata a cui si possa appartenere». Fondata da un certo Menno Simmons mezzo millennio fa in Europa e regolarmente perseguitata fino a fuggire in Canada è la tipica comunità ultrareligiosa per la quale vale la pena di vivere una vita infelice nell’aldiquà per poi godere i benefici del sacrificio nell’aldilà. Comunque per avere un’idea di che cosa sia l’immaginario – ma verosimilissimo – credo mennonita vi basterà compilare mentalmente un breve elenco delle cose che vi piacciono, appassionano, divertono e quindi stabilire che tutte, senza eccezione, sono tranelli del Maligno.
    Ovviamente a East Village si vive male e si vive anche peggio se si hanno sedici anni. Lo zio di Nomi (e fratello della madre), Hans, è la Bocca di Dio, ovvero il predicatore della comunità. Intollerante e mellifluo, Hans pratica la lucida e ipocrita crudeltà di tutti i fanatici religiosi. Infatti è incapace di dimostrare dolore per la scomparsa della sorella che giudicava già perduta.

    a complicated kindness
    Nomi, rimasta sola con il padre Ray, vivacchia confusa e disperata, frequenta saltuariamente scuola e tempio, si mette con un ragazzo che se ne vuole andare appena possibile da lì e non smette di interrogarsi sul destino della madre e sulla scelta di Tash. Nel libro, scritto in prima persona, le descrive, le interroga, ne ricostruisce desideri e paure, speranze e insofferenze. La paura che la madre sia stata vittima di un oscuro assassinio e la curiosità smarrita di immaginarla altrove, finalmente libera, si alternano nei pensieri di Nomi. Ma nessun elemento, se non forse i documenti d’identità abbandonati in un cassetto di casa, possono sciogliere i suoi dubbi. Il silenzio ostinato di Ray, il padre, in apparenza malinconicamente rassegnato, è un’ammissione di colpa? E di quale colpa? Ray è un uomo tranquillo, probabilmente davvero un uomo pio, incapace di giudicare e condannare. La lenta autodistruzione della famiglia è per lui il sigillo di un fallimento esistenziale che non riesce a spiegare neppure a se stesso. Nomi gli vuole bene anche se pensa che è «la parte migliore della famiglia a essersene andata».
    Nomi e Ray si incontrano nella casa ormai vuota. Comunicano il meno possibile, legati da un ricordo comune che non osano rievocare. Il tempo scorre sulle loro vite impoverite e senza direzione. Si incontreranno nuovamente soltanto nel finale del libro, quando molte – anche se non tutte – le ambiguità della vicenda troveranno uno scioglimento.
    Diversi autori nordamericani hanno scritto di fanatismo, insofferenza, ipocrisia delle piccole comunità di provincia autosegregatesi in un canone religioso oppressivo e onnipresente. Spesso il gusto polemico, il piacere del paradosso ha finito per prevalere sul racconto del quotidiano e sulla psicologia dei personaggi, sulle storture nate dal vivere dentro un universo etico elementare, dove esistono – come scrive Nomi – soltanto tre possibilità: «Essere buonissimi, essere cattivissimi o essere bravissimi nel fingersi buonissimi».
    Il libro di Toews non è l’ennesima versione del romanzo colto che prende per i fondelli i fanatici religiosi, è il racconto – a tratti atrocemente comico – di una gioventù forzata e dolorosa raccontato con i modi un po’ sommari e confusi di un’adolescente priva di punti di riferimento. Un ottimo libro con un finale eccellente

    Miriam Toews
    Un complicato atto d’amore
    Adelphi 2005 (ed. or. 2004) pp. 275, € 16,00
    trad. M. Pareschi

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