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    TerraNova

    Una scatola cinese: Mussolini e il Fascio sulle stelle

    • di Massimo Citi
    • Luglio 11, 2013 a 6:19 pm

    iron dream

    Il primo fu Norman Spinrad. Il 1972 la data di uscita di The Iron Dream, il romanzo apocrifo di Adolf Hitler «presentato» da Norman Spinrad. L’edizione italiana uscì soltanto nel 1976, pubblicata da Longanesi e passata pressoché inosservata. Protagonista del romanzo hitleriano un Feric Jaggar chiamato dal destino a salvare l’umanità – i Veri Uomini – dall’attacco dei «bavosi» e «repellenti» guerrieri Zind guidati dai Dominatori, trasparenti metafore gli uni della plebe slava comunista, gli altri del sionismo internazionale.
    signore della svasticaUn semplice, anche se raffinato divertissement? Non solo. Esemplare, in questo senso, la postfazione del romanzo che svela l’anima doppiamente ucronica dell’apocrifo. Un certo Homer Whipple vi si dilunga, tra un’analisi freudiana e un abbozzo di esame estetico, nel descrivere il terrificante pericolo comunista che, impadronitosi dell’Europa (la Germania divenuta comunista già negli anni Trenta) minaccia ora gli Stati Uniti e il Giappone, ultimi baluardi della Libertà. In maiuscolo.
    Obiettivo reale dell’operazione di Spinrad si rivela, in ultima analisi, l’anticomunismo viscerale statunitense e quanto di esso ha finito per filtrare, influenzandola profondamente, nella sf degli anni Cinquanta. L’Adolf Hitler scrittore di Spinrad è stato «una figura di rilievo ai convegni di SF» e «nel 1995 la WorldCon gli assegnò il Premio Hugo postumo per Il Signore della Svastica».
    Furono in molti a ridere verde, all’epoca, e non così pochi ad apprezzare l’operazione di Spinrad, capace di scrivere un romanzo cupamente ossessivo e volutamente distorto, in un’operazione metaletteraria senza uguali.

    Da qui parte Mongai, proponendoci un Mussolini emigrato negli Stati Uniti nell’immediato primo dopoguerra e divenuto a sua volta scrittore di sf. Il fascio sulle stelle verrebbe così a formare un’antologia di racconti che raccoglie il «meglio» del «grande Benny Mussolini», scomparso novantenne nel dicembre del 1973. I riferimenti all’apocrifo di Spinrad, infatti, non mancano, già nella prefazione di (M)assimiliano (M)illeri, controfigura di (M)assimo (M)ongai.

    Il confronto con Il Signore della Svastica di Hitler-Spinrad non è quindi un confronto strutturalmente alla pari: quello un romanzo, questa una raccolta di racconti.

    fascio sulle stelleVerrebbe da dire che ciò che non è strutturalmente alla pari è ben altro, ma cercherò di andare con ordine.
    Il compito assunto da Mongai è spaventoso, meglio dirlo subito. Inventare una biografia «alternativa» di Benito Mussolini, oltretutto di un Mussolini ancora impregnato di ideali socialisti, fortemente libertario e sentimentale, elaborare una storia alternativa dell’Italia, dell’Europa e del mondo (significativamente divergente da quella immaginata da Spinrad), raccontare una carriera letteraria inesistente, a partire dalla sf degli «anni d’oro» fino alla sf moderna attraverso undici racconti brevi e, infine, far parlare spesso lo stesso Mussolini, facendogli scrivere le prefazioni ai suoi racconti.
    Un gran lavoro, interamente da giocare sul filo sottilissimo del gioco con il lettore, inventando particolari e creando incontri inattesi. I rapporti di Mussolini con il Campbell, arcinoto editor della sf degli anni Trenta e Quaranta, gli incontri con Isaac Asimov, Philip Farmer e Poul Anderson, le collaborazioni con il cinema, il rapporto difficile con Woody Allen che da un racconto di Benny Mussolini trae una parodia irresistibile. La vita del mancato «Duce» diviene così uno strumento per presentare da un’angolatura inedita alcuni dei protagonisti del mondo letterario e cinematografico del secolo.
    Il Mussolini che emerge dalle pagine di Mongai è un romagnolo sanguigno e schietto, un simpatico narciso in ottima forma nonostante i suoi novant’anni, un donnaiolo impenitente assai poco interessato alla politica e un anticonformista mangiapreti, un curioso mix di atteggiamento libertario e di maschilismo ruspante. Un ritratto di fantasia che neppure l’alter ego di Mongai si incarica di ricondurre a un minimo di verosimiglianza. «Dimenticate» così l’ambizione divorante di Mussolini, la sua mancanza di scrupoli, i suoi riferimenti culturali eterogenei e confusi e un narcisismo che davvero ben poco aveva di simpatico, anche nell’ultima fase del suo governo, quando si trasformò in autocompatimento e pura e semplice codardia.
    Non è negli scopi del libro, evidentemente, dare un giudizio del personaggio Mussolini, ma se il libro di Spinrad aveva il grosso pregio di riprendere in forma narrativa le ossessioni di Hitler, denunciandone l’essenziale povertà e schematismo, la raccolta di Mongai sembra incapace di afferrare i veri, profondi limiti del pensiero di Mussolini. Ciò che emerge dalla sue pagine è un ingegnoso emigrante capace di affermarsi negli States grazie alla sua fantasia e a qualche innocua fissazione (il fascio littorio, la passione per la storia romana) in seguito evolutasi in tema letterario.
    think differentLa «raccolta» sconta questa irresolutezza, questa mancanza di fantasia. Si tratta, infatti, di racconti schematici, nati da un’idea non sempre originale e spesso scritti svogliatamente, come semplice supporto a un paratesto tanto rigoglioso e sovrabbondante da risultare persino un po’ molesto.
    Degradate a simpatici tormentoni, le «visioni del futuro» di Mussolini – che pure abbiamo visto divenire realtà nell’Italia del ventennio – non appaiono se non marginalmente nella sua «narrativa». Mongai rinuncia così in partenza a tradurre un immaginario che proprio alle narrazioni doveva moltissimo, nasconde le ossessioni guerriere del «Duce» limitandosi a citare alcuni inesistenti titoli (Le legioni nere di Saturno, Il gladio e il laser), smorza il superomismo e il gusto dannunziano per l’impresa, che pure erano parte integrante del pensiero fascista, oscura il realismo cinico del Mussolini reale senza perdere l’occasione per rappresentarne l’antipatia per Hitler, secondo un cliché che ha permesso a molti italiani di non sentirsi complici dell’Olocausto.
    Troppo poco e troppo debole, in sostanza. Un modesto e innocuo divertimento senza altre ambizioni che il gusto combinatorio di nomi, riferimenti e incontri.
    Massimo Mongai
    Il fascio sulle stelle
    di Benito Mussolini
    Robin 2005, pp. 283, € 14,00

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