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    Magazzino

    S. Agnello Hornby – Vento scomposto

    • di LauOperti
    • Marzo 28, 2009 a 4:32 pm

    Simonetta Agnello Hornby
    Vento scomposto
    Feltrinelli
    € 19,00

    Vento scomposto, è il titolo suggestivo del libro di Simonetta Agnello Hornby, (Feltrinelli, Milano, 2009) ispirato all’Ecclesiaste, capit.1, prolog.6 «Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana; gira e rigira e sopra i suoi giri il vento ritorna».
    Ma è soprattutto il vento che accompagna il momento più drammatico della vita di Mike Pitt, il padre accusato di aver abusato la figlia Lucy: sotto una tormenta che si abbatte su Londra con scrosci di pioggia, tuoni e grossi chicchi di grandine, Pitt si trova nella disperata ricerca di se stesso, come uomo e come padre.
    Di professione è merchant banker nella City , ha una moglie, Jenny, di cui è innamorato, che è consulente di un’importante catena di negozi, ha due figlie, Amy di 8 anni e Lucy di 4, vivono in un’elegante casa vittoriana nel quartiere di Kensington. Un giorno la maestra di Lucy, Linda Dooms, della Sunshine Nursery, ottimo asilo comunale, riscontra nei disegni della bimba delle forme verticali che si susseguono ossessivamente e qui comincia la storia drammatica di un’ indagine che ha per tema l’abuso.
    L’eccezionalità del romanzo sta nel fatto che la Agnello Horbny è da un lato l’autrice de La Mennulara, il grande successo letterario del 2002 ambientato nella Sicilia dove è nata e vissuta fino ai 21 anni e dall’altro è avvocato, specializzata in diritto di famiglia e svolge questa attività dal 1972 a Londra, dove vive.
    Lo «scenario» in cui nasce Vento scomposto è ora la sua ricca esperienza di lavoro, ma la qualità della scrittura, l’abilità della narrazione, la limpidezza delle immagini, la secchezza di un certo linguaggio, la tensione sottesa al dipanarsi della vicende giuridiche e umane, sono frutto delle sua capacità creativa. Da qui una sintesi meravigliosa che porta a comprendere meglio il complesso mondo che soprasiede alla tutela dei minori, con vari attori, protagonisti e comparse, avvocati, assistenti sociali, maestre, psichiatri e psicologi infantili , medici, arteterapisti, giudici della Royal Court of Justice ; e poi «loro», le famiglie, quegli affaticati genitori,«avviliti, ansiosi, rassegnati, rabbiosi, confusi e frastornati», colpevoli o innocenti? e i bambini, piccoli protagonisti di qualcosa che cupamente li sovrasta.
    Ciò che mi pare importante sottolineare è che sapendo l’autrice trattare questi temi letterariamente, toccando non solo la nostra intelligenza, come in un saggio, ma anche le emozioni e il cuore, la complessa problematica dell’abuso sessuale entra nel nostro bagaglio di conoscenze, professionali e non, con quell’intensità che solo l’arte può offrire. Ciò non toglie che questo sia di stimolo per una ricerca sulla specifica documentazione scientifica che è amplissima ; ma qui siamo «altrove», oserei dire «oltre». Il romanzo è stato scritto prima in inglese, poi in italiano.
    Un altro elemento che rende «intrigantissima»la lettura è che lo studio legale Wizens, dove lavora l’avvocato dei Pitt, Steve Booth, con le brave e simpatiche segretarie Sharon e Pat, si trova nel quartiere multietnico di Brixton, con una clientela, composta prevalentemente da giamaicani , nigeriani, curdi, indiani, di cui si raccontano le vicende, la provenienza e si descrivono le loro abitazioni i loro negozi , i loro ristoranti, i loro abiti, i loro gioielli, i loro mercati. Il tratto etno-antropologico della descrizione è molto accurato. I personaggi però non sono mai qualificati per la loro appartenenza etnica, ma col progressivo andamento della storia si viene a sapere da quali paesi e culture provengano. L’autrice anche qui trae ispirazione dalla propria esperienza professionale di avvocato in quel quartiere, e a questo proposito ci piace citare un passaggio di una recensione di Natalia Aspesi ( la Repubblica 5 febbraio 2009) in cui si riporta una frase della scrittrice che menziona il suo primo libro «non conosciuto in Italia, quello di cui sono più fiera, una inchiesta sui diritti dei minori caraibici, condotta dai miei assistenti per riuscire a capire la cultura di quei luoghi e poter quindi come avvocato rappresentare meglio in Inghilterra la famiglie degli immigrati nei rapporti con le istituzioni». Nella mia se pur breve esperienza di giudice onorario presso il Tribunale per i minorenni di Torino, mi son resa conto di quanto sia importante avere conoscenze o anche «curiosità» per il mondo da cui provengono questo tipo di famiglie e di ragazzi che si presentano al Tribunale
    E le storie di clienti così diversi, i Pitt e gli altri, finiscono per toccarsi. La giovane Kahin, appartenente a una famiglia curda, perseguitata dagli irakeni, che perde tutto e si accampa in Turchia e poi è accolta come rifugiata in Inghilterra , è abusata sistematicamente dai fratelli, ma è anche la ragazza del take- away turco, molto ben funzionante, spesso frequentato da Mike Pitt. Quando lo viene a saper Mike si prende «il viso tra le mani».
    Steve Booth è un bravo avvocato e una brava persona, talvolta un po’ burbero, di cui apprendiamo verso la fine, con quei colpi di scena dirompenti, che sa bene cosa vuol dire essere un padre che rischia di perdere i figli, perché lui stesso ha perso il suo unico figlio, «di morte bianca». Sembra avere amore e cura solo per le felci, che formano un’isola verde nell’elegante sottotetto «open space» che è il suo appartamento. Ma non è così. Il rapporto con Mike Pitt è forse il filo rosso del romanzo, nella ricchezza e accuratezza della ricostruzione di tutte le fasi tecniche della vicenda, giorno per giorno, che portano alla risoluzione finale. Pitt è arrogante, comincia sempre i suoi discorsi con «Sia ben chiaro che ….» , si spazientisce in fretta ed è abituato a discutere con gli avvocati, «ma questi alla fine piegano la testa». Quante cose diverse accadono nel rapporto con Steve ! Dai primi incontri Steve capisce che nubi nere si stanno addensano sull’orizzonte del suo cliente, mentre per l’altro è ancora tutto molto confuso.
    Tra Mrs Dooms che vede ovunque bambini da proteggere, le assistenti sociali sospettose e ostili, con qualche invidia di classe, la psichiatra infantile Melanie Cliff che con il suo «responso» determina il corso degli eventi, la moglie che con assoluta fermezza continua a ripetere che sua figlia Lucy «sta bene» e la sua è una famiglia «felice e normale», la vita di Mike , ammaccandosi, si ridimensiona, è più umana. Non vive più in casa, si sente escluso dalla vita delle figlie che vede solo durante le visite sorvegliate, anche se le bimbe, dato il ritmo di lavoro abituale del padre e l’ampiezza della casa non si rendono conto di ciò che sta accadendo; con Jenny il rapporto un po’ si incrina , tanto che lo stesso avvocato dice alla moglie:«Mi permetta di darle un suggerimento:dovrebbe essere più caritatevole nei riguardi di suo marito. È accusato di un crimine odioso, lei no».
    Fino alla domanda «d’azzardo» di Steve a Mike sul suo passato, a ricordi che si volevano seppellire . «Credo che ci sia stato un abuso sessuale nel suo passato, probabilmente a scuola.»
    Il tema qui è quello dell’abuso sessuale subito, che segna la vita di molte persone, più forse di quanto immagineremmo, con contorni, conseguenze o cancellazioni che è veramente molto arduo e talvolta ambiguo ricostruire . E che ha toccato anche Mike, da ragazzo, in collegio.
    Pure la dottoressa Cliff, figura con considerevoli riconoscimenti professionali, le cui conclusioni però per il giudice nell’udienza finale sembra non corrispondano alla «verità», ha un profilo privato fragile in cui non è assente anche qui l’ombra dell’abuso cui ha assistito da bambina.
    Mi pare che il sentimento che percorre le pagine del libro sia di generosa pietà per tutti i componenti di questa pièce, tragicamente vicina allo scorrere delle nostre vite, un po’ sorde, un po’cieche di fronte alle difficoltà e al dolore.
    «Per anni Mike continuò a leggere la relazione della dottoressa Cliff , ogni sera , prima di addormentarsi accanto alla moglie.
    Amy e Lucy non seppero mai quello che era avvenuto».
    Così le ultime righe di questo libro di 405 pagine, tutte «necessarie», per capire .

    In questi mesi è in programmazione un film, «Il Dubbio» di John Patrick Shanley , con Meryl Streep e Philip Seymour Hoffman, che tratta di un sospetto caso di abuso in un collegio cattolico nel Bronx…
    Realtà e rappresentazione si inseguono, sempre.

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