di Massimo Citi
Della Rivoluzione Culturale e della lunga fase di lotta politica culminata con la morte di Lin Biao si è avuta a lungo in Occidente un’immagine distorta e parziale. Particolarmente arduo era afferrare i termini dello scontro politico in atto e definirne contorni e personaggi. Per la sinistra rivoluzionaria di quegli anni, soprattutto per coloro che si ritenevano depositari del pensiero più coerentemente marxista-leninista la Rivoluzione Culturale, la nascita delle guardie rosse, l’invito a «sparare sul quartier generale» erano altrettanti sintomi di una rivoluzione che si rinnovava invece di burocratizzarsi e di normalizzarsi per rientrare negli argini del socialismo reale di modello sovietico. Si trattò di un terribile abbaglio, un errore nato dal desiderio di credere, nonostante l’evidenza, nella possibilità di un socialismo vivo, dove «a ognuno fosse dato secondo i propri bisogni e ognuno desse secondo le proprie possibilità».
Il tempo trascorso si è preoccupato di distruggere questa colpevole illusione e le testimonianze man mano emerse hanno disegnato un quadro molto diverso da quello delle illusioni di chi in quegli anni guardava al comunismo cinese come a una speranza per l’umanità.
Guai a sbagliare slogan, c’erano tante di quelle assemblee di «critica e di lotta», e bisognava gridarne così tanti che spesso la sera si aveva la testa in confusione, ma bisognava rimanere con i nervi ben saldi perché chi sbagliava slogan diventava immediatamente un controrivoluzionario attivo […] non metterti a fantasticare proprio mentre dovevi gridare uno slogan, e assolutamente non balbettare.
Era un’epoca senza guerre ma con nemici ovunque, e ovunque si costruivano indifendibili trincee.
A raccontare in questi termini il periodo convulso e feroce della Rivoluzione Culturale è Gao Xingjian ne Il libro di un uomo solo, (Rizzoli 2003, trad. dal cinese di Alessandra C. Lavagnino).
Una biografia per frammenti, per lunghe parentesi di ricordi che non tracciano il profilo di un eroico e appassionato oppositore al dispotismo maoista ma la semplice vicenda di un uomo amante della scrittura e della letteratura, confinato in una situazione senza uscita, dove la delazione e la denuncia apparivano le sole strade di fuga, sia pure temporanee, da un incubo.
Nemmeno i sentimenti, le passioni, l’amore concedevano un attimo di silenzio o di abbandono:
Questa adorabile fanciulla, alla continua ricerca di migliorarsi, aveva fatto un rapporto al Segretario di partito sulla sua ideologia […] più una ragazza era innamorata meno riusciva a evitare di aprire il proprio cuore al Partito, proprio come un credente ha bisogno di confessare al prete i propri sentimenti segreti.
La solitudine diventa l’unica dimensione di chi cerca di sopravvivere. Una solitudine non cercata e non voluta, ma vitale. Una calcolata aridità emotiva è l’unica risorsa per chi voglia sopravvivere:
Non fu certo facile per lui strapparsi di dosso la maschera che portava sul viso, una specie di finta pelle, un calco di plastica prodotto in serie secondo un modello standard […] Gli occhiali per la verità sono facoltativi, la maschera invece è obbligatoria, quelli che non la portano possono solo essere dei cattivi elementi, come ladri e mascalzoni, o nemici del popolo. È una maschera molto comune, usata diffusamente.
Il sistema politico fa uso di debolezze e grandezze, ingenuità e perfidie, passione e calcolo. Ha orecchie, bocche e mani ovunque. Non vi è alcuna separazione tra politica e società civile. Le medesime formule, gli stessi slogan vengono utilizzati per assolvere e condannare, passano di mano e di gruppo a una velocità impressionante. Le parole così degradate perdono ogni senso, l’unica realtà è il processo sommario, l’autocritica estorta a uomini e donne terrorizzati davanti a folle sovraeccitate che invocano un colpevole temporaneo per placare ansia e paura, sapendo già che il giorno dopo partirà un’altra caccia al colpevole.
La fuga appare l’unica possibile speranza. Ma Gao Xingjian non è un Soljenitsin, la sua rivolta ha dimensioni del tutto personali, anti- o pre-politiche. In 500 pagine l’autore non spende una sola parola per elogiare o criticare il sistema politico occidentale. Semplicemente, ragionare in termini politici o collettivi è divenuto per lui un bagaglio insostenibile del quale liberarsi senza rimorsi.
Unico punto di riferimento la scrittura:
Tu prendi i tuoi sentimenti, le tue esperienze, i tuoi sogni e ricordi, le fantasie, le riflessioni, le congetture, i presentimenti, le intuizioni di ogni genere e, ricorrendo alla lingua che aggiunge musicalità e ritmo, colleghi tutto questo insieme con la condizione di uomo che sta vivendo; la realtà e la storia, il tempo e lo spazio, i concetti e la coscienza: tutto questo si fonde insieme durante il processo di realizzazione del linguaggio e rimane solo l’illusione che esso ha creato.
Ma il rifiuto della politica partecipata in Gao Xingjian è intolleranza per quanto di anonimo, incurante o brutale vive in essa. Per una politica che costituisce il semplice paravento di piccole e grandi ambizioni. La nostra condizione di solitudine profonda è quanto di più prezioso possediamo e non ammette ambiguità o finzioni. Non esiste separazione tra oggetto e soggetto, tra mezzo e fine e lo spazio libero che vive nella mente di un uomo è il suo unico, vero bene.
La necessità di incontrare, incontrarsi, abbandonarsi al piacere sessuale, alla confidenza, al desiderio e alla felice, inebriante degradazione che il sesso impone sono parti essenziali di questo spazio libero – la vera e unica scintilla divina – che ogni uomo o donna soli conservano nel profondo di se stessi.
Il Libro di un uomo solo non propone morali e non suggerisce riscatti. È un libro radicalmente laico, senza promesse di redenzione, ascesi o ambizioni pedagogiche. Racconta con tutta la sincerità possibile il percorso di una vita, senza nascondersi o nascondere al lettore meschinità, incomprensioni, torti o errori. Un libro che, nonostante l’apparente cupezza, si legge appassionatamente, tanto da divenire un compagno fedele al quale ritornare.
Gao Xingjan
Il libro di un uomo solo
Rizzoli, 2003
pp. 502, € 19,00
Trad. Alessandra Lavagnino