Ash, una storia segreta di Mary Gentle, Fanucci, ed. or. 1999, trad. di Nicola Gianni è un imponente romanzo di più di millecinquecento pagine, diviso in quattro libri apparsi in Italia tra la fine del 2001 e l’inizio del 2003, che l’autrice ha impiegato cinque anni per scrivere, ivi compreso il tempo per conseguire un master in scienze militari, necessario alla sua stesura. Ovviamente, a più di dieci anni dalla sua uscita il libro è praticamente scomparso, ma credo meriti tentare di ritrovarlo su e-bay o nel Delos Store e persino leggerlo.
Ma che cos’è di preciso Ash? Di che cosa parla?
Lascio la parola direttamente all’autrice che si sforza di descriverlo in poche parole in un’intervista concessa nel 2000 a Rodger Turner sul sito www.sfsite.com.
Let’s see: there’s Ash, who thinks she’s an orphan, and who grows up in military camps in the 1460s and 70s, and who may be the archetype of Joan of Arc. And there’s Pierce Ratcliff, who’s an academic in the year 2000 who is translating the documents of Ash’s life, and is in correspondence (which we see) with his publisher. And then… Then there are pyramids in Carthage, and priests who pray to the Green Christ, and the previous editor of the “Ash” papers who went missing, and other hints that our history is not the whole story of what happened then, and what is happening now. What is still happening…
(Vediamo: c’è Ash, che pensa di essere un’orfana e che cresce in un accampamento militare negli anni ‘60 e ‘70 del XV secolo e che può essere un archetipo di Giovanna d’Arco. E c’è Pierce Ratcliff, un accademico del 2000 che sta traducendo i documenti relativi alla vita di Ash ed è in corrispondenza (che noi possiamo seguire) con il suo editore. E poi… Poi ci sono piramidi a Cartagine, e preti che pregano il Cristo Verde, e la scomparsa del primo editore dei documenti di Ash e altri indizi che lasciano pensare che la nostra storia non è la cronaca completa di ciò che avvenne in quegli anni e di ciò che sta avvenendo ora. Anche di ciò che sta avvenendo…[trad. personale])
Confuso, vero? Ci avete capito poco o nulla? Beh, non è strano. Il fatto è che Mary Gentle è riuscita a costruire un passato alternativo senza modificare il nostro presente. È riuscita cioè a definire un percorso sul limite tra ricostruzione storica e romanzo ucronico. Come ha fatto è parte della sorpresa e del piacere del testo – anche se secondo alcuni la sua operazione è stata storicamente un po’ troppo ardita o decisamente risibile – è comunque particolarmente divertente (per un lettore come me) seguire la mole di false notizie che l’autrice allinea, e quindi non mi sembra il caso di spifferarlo qui. Anche per evitare che la recensione raggiunga dimensioni paragonabili a quelle del romanzo recensito.
In quanto a Ash, personaggio davvero interessante, si può descrivere facendo uso di molte meno parole. Ash è un’orfana, o almeno lei così crede, presto divenuta capitano di ventura, ovvero comandante di una truppa di poco di buono, pendagli da forca, eretici e disertori, avanzi di galera, soldati di mestiere, diverse puttane e qualche bastardo. Ash ama le sue canaglie (sono canaglie, ma sono le nostre canaglie), vive come una monaca o quasi dal momento che non ama che girino pettegolezzi sui suoi veri o presunti favori sessuali, si preoccupa costantemente della salute e dell’efficienza della sua armata e prova per tutti loro un sentimento molto vicino allo sbrigativo e burbero affetto di un padre o di una madre. Ash per i suoi uomini è effettivamente entrambe le cose, è la loro guida e la loro speranza. Ma Ash sa di vivere in tempi difficili, sa che la sorte di un capitano di ventura è legata ai suo nome e che il nome è legato alle vittorie. Ash è diventata piuttosto abile a sopravvivere nella contorta realtà politica del suo secolo, più o meno quanto è abile sui campi di battaglia. Una particolarità davvero unica le ha comunque finora reso la vita meno complicata: sente le voci, voci che la consigliano, la guidano, le creano occasioni e possibilità. Quale sia la natura di queste voci, che nulla hanno di divino, è poi compito del romanzo chiarire.
Insomma Ash è una sorta di Giovanna d’Arco laica, piuttosto sboccata e abile a menare le mani, cioè un paradigma di anti-donna o di contro-donna, tanto legata al mondo e ai modi maschili da risultare perfettamente antitetica all’universo femminile. Ash è, insomma, ciò che secondo la tradizione viene definita «un maschiaccio». Visto l’ambiente nel quale è cresciuta la cosa risulta molto meno forzata di quanto potrebbe apparire. Ma Mary Gentle non si accontenta di questa dimensione, divertente ma alla lunga monocorde. Ash vive intensamente la responsabilità, una caratteristica parentale che è difficile attribuire a un solo genere, si innamora come un’adolescente di un uomo fragile e insicuro e deve imparare a difendersi dal suo sentimento e a sopravvivere, prova nei confronti della maternità un’emozione che sta a metà tra l’esaltazione e il terrore, qualcosa di molto simile a ciò che qualunque donna non intossicata dal mito dell’essere madre, prova. È insomma un personaggio complesso le cui reazioni, pensieri, sogni, opinioni sul mondo non sono mai del tutto prevedibili.
Ash (e Mary Gentle, evidentemente) non attua alcuna rimozione e questo la rende un personaggio femminile non comune. Sperimenta costantemente nella sua vita il problema del potere, dal momento che lei e la sua compagnia, nonostante la potenza militare e l’abilità, sono semplici pedine sacrificabili dei grandi poteri politici dell’epoca. D’altro canto l’immedesimazione in lei è per le lettrici tutt’altro che agevole: Ash è parte integrante di una cultura basata sul pericolo, sulla lealtà tra compagni d’armi, sulla violenza inevitabile e sulle fatali brevità e infelicità della vita umana. Nel mondo di Ash le possibilità di scegliere e decidere costituiscono un’evenienza rarissima rispetto al brutale arbitrio del potere nobiliare ed ecclesiastico e le donne esistono soltanto negli ambiti contrari ed equivalenti della dimensione familiare o del meretricio. Nel mondo politico esse contano unicamente in quanto membri di qualche potente casata. Ash è un outsider, in questo universo, una creatura segnata e destinata alla solitudine e alla morte. Un personaggio dotato di una sua singolare potenza epica, ma scomodo e inquietante, proprio come Giovanna d’Arco.
Un personaggio volutamente, quasi accuratamente estremo, appositamente tratteggiato per ricordare costantemente alla lettrice (e anche al lettore) che non sta leggendo di un normale personaggio di un romanzo d’avventure, ma di una donna, calata in panni che nel suo (e anche nel nostro?) universo appaiono innaturali e assurdi. «E perché innaturali e assurdi?», viene da chiedersi, già al termine del primo libro.
Inutile negarlo: provo una simpatia deprecabile (deprecabile per un recensore, sia chiaro) per Mary Gentle e per il suo personaggio, un vero gorilla a due teste anche nel mondo variegato e (apparentemente) informale della narrativa fantastica.
Ancora una nota sulla forma del romanzo, presentato come un fantasy (non è un fantasy, ma un sf, anche se decisamente fuori squadra) e con una copertina che evoca qualche dimenticata saga hyboriana, mentre molto più ragionevoli mi sono parse le copertine dell’edizione originale che, pur evocando inevitabilmente il ciclo arturiano, hanno se non altro il pregio di rappresentare Ash in armatura, ovvero con il suo abbigliamento preferito.
Mary Gentle, Ash, una storia segreta
Fanucci, Il libro d’oro 133, 134, 137, 139
Trad. Nicola Gianni
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.