Ian McEwan
Chesil Beach
Einaudi
€ 15,50
trad. S. Basso
Decisamente non c’è via d’uscita.
Chesil Beach è un luogo aperto ed arioso, la lunga distesa di ciottoli è sconfinata e pare estendersi a perdita d’occhio, eppure…
Eppure.
Eppure, Chesil Beach è una prigione e la storia di Edward e Florence è la storia di due carcerati, di due condannati, prigionieri di un luogo senza sbarre, senza chiavi, senza mura con il filo spinato, prigionieri di un’ora d’aria in una camera a gas.
L’hotel che si affaccia sulla spiaggia dovrebbe essere il primo luogo dell’intimità dei due giovani sposi, finalmente soli: una situazione che potrebbe, ad un primo sguardo, apparire semplice e immediata. Solo che nell’Inghilterra pre-rivoluzione sessuale del 1962 non può essere né una cosa né l’altra.
La loro unione, infine legittima agli occhi di tutti, dovrebbe segnare un punto di svolta nelle loro esistenze e sollevarli dal peso del giudizio altrui: sono finalmente entrati a far parte del mondo degli adulti, sono finalmente liberi di fare quello che vogliono e di stare esclusivamente fra di loro. Ma, anziché essere il raggiungimento di una meta tanto attesa, questo momento si trasforma invece in uno spauracchio che assume proporzioni sempre più mostruose via via che la serata prosegue. Il matrimonio infatti è arrivato a coronare un amore che è, sì, sincero e profondo, ma lo è solo ad un livello troppo alto perché questo possa essere loro d’aiuto. Non c’è vero dialogo tra i due, non ci sono quella complicità e quella confidenza necessarie per superare le proprie inibizioni e confessare le proprie paure. Tutto ciò, unitamente alla totale ignoranza di entrambi delle più banali questioni fisiche, contribuisce a trasformare la prima notte di nozze in una tragedia che non lascia spazio a finali alternativi.
Edward e Florence si devono qui confrontare su un terreno che non conoscono. Entrambi hanno paura di deludere il partner, entrambi continuano ad agire controvoglia pensando così di compiacere il partner, entrambi si fraintendono e vengono fraintesi…entrambi covano rancore per questo fraintendimento. Ma quello che è peggio – e che porta il tutto al paradosso – è che nessuno dei due riesce a superare il proprio muro mentale di condizionamenti e perciò nessuno dei due riesce a parlare chiaro, a mettere le carte in tavola, per così dire, per sbloccare la situazione.
McEwan è indubbiamente un maestro nel modo in cui riesce a trasmettere la sensazione di quanto possano diventare soffocanti le pareti della propria mente, di quanto i pensieri possano diventare ostacoli o armi molto più concrete di qualsiasi oggetto reale.