Uno dei legionari fu Blaise Cendrars, nom de plume di Frederic Sauser, poeta svizzero dell’avanguardia letteraria del ‘900, giramondo, amico di Apollinaire e Picasso, Chaplin ed Henry Miller, arruolatosi nella Legione per combattere gli eserciti degli Imperi Centrali durante la Grande Guerra; divenuto caporale, rifiutò più volte ulteriori promozioni per non separarsi dai suoi compagni di trincea, e perse un braccio per lo scoppio di una granata. Da quell’esperienza bellica è nato La mano mozza, un romanzo autobiografico meritoriamente ripubblicato da Guanda. A dire il vero, più che un libro sulla Legione è un libro sulla Grande Guerra, un capolavoro, a mio avviso, che merita di figurare a pieno titolo al livello di Niente di nuovo sul fronte occidentale di Remarque. Il racconto si snoda nel primo anno di guerra, senza una precisa sequenza temporale, cadenzato in episodi dedicati ai vari personaggi del reparto: il gigantesco Rossi, Pantagruel di trincea dilaniato da una bomba sull’amata gavetta, il bel Lang, ridotto in briciole da una granata, lo spelacchiato erotomane Segouana caduto sotto il fuoco tedesco, il magnaccia Garnéro, dato per morto e ritrovato a Parigi dieci anni dopo, il nobile polacco Przybyszewski dai modi da gran signore e dal
passato oscuro. E tanti altri personaggi indimenticabili, descritti con disincantata poesia, in una prosa ricca di deliziosi neologismi (tradotti magnificamente in italiano da Giorgio Caproni). Esilarante la storia del riccio trovato dal legionario Coquoz, un animaletto che ben presto imparò a svuotare le gavette di vino, sbronzandosi senza ritegno fino a morir miserevolmente di cirrosi epatica. E che dire del braccio amputato, misteriosamente caduto dal cielo sui reticolati in un soleggiato giorno di primavera? Un dettaglio da menzionare: l’episodio evidentemente dà il titolo al libro, ma certi recensori, equivocando sul contenuto della bella prefazione di Giovanni Bogliolo, scrivono sui giornali che il titolo si riferisce all’infortunio occorso all’autore; peccato che lui non vi faccia mai menzione diretta nel libro. Per non parlare della nota biografica nel risguardo di copertina dell’edizione Guanda, dove si dice che Cendrars durante la prima guerra mondiale combattè in Africa, il che non risulta. Come al solito, permane a vari livelli il malvezzo di parlare di libri senza averli letti completamente…
Blaise Cendrars, La mano mozza
Guanda 2000, Corbaccio 2009
Ed. orig. 1946, prima ed. ital. 1967
pp. 300, € 20,00
Trad. Caproni G.
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