di Silvia Treves
Dell’autore del bel Fuori a rubar cavalli, ecco un altro romanzo di rievocazione e formazione, ambientato in Danimarca negli anni a cavallo della Seconda guerra mondiale e della resistenza al nazismo. Non è un libro recente, fu scritto nel 1996.
Chiesa di Understed, Danimarca |
Questa volta, a raccontare il proprio passato è una donna che ha superato la mezza età che ricorda con infinito rimpianto l’adolescenza in un villaggio del nord della Danimarca e il legame con il fratello Jesper, di qualche anno più adulto.
Hirsholmene |
La vita famigliare dei due ragazzi è complessa: il padre, figlio di piccoli possidenti terrieri, è l’unico dei fratelli che ami davvero la fattoria e il lavoro dei campi, ma i nonni, personaggi ingombranti e tutti d’un pezzo, lo hanno allontanato costringendolo a fare l’artigiano in paese. Visto con gli occhi della figlioletta, il genitore è un uomo protettivo e responsabile ma sfuggente, inaridito dal conflitto interiore e dal matrimonio con una donna persa in una dimensione profondamente e rigidamente cristiana.
Il rapporto fra la ragazzina e il fratello è profondamente intimo, una predilezione reciproca, un amore. Sono complici e sognatori, condividono esplorazioni notturne e passione per la natura gelida e ventosa, il fratello precede di poco la protagonista nel comprendere la vita adulta e nel guadagnarsi un posto nel mondo degli ultimo anni Trenta; insieme pianificano la propria vita fuori dal villaggio amato e soffocante: Jesper in Marocco la sorella in Siberia. La guerra e l’occupazione nazista truppe germaniche congelano i sogni e conflitti dei personaggi costringendoli ad affrontare le
truppe germaniche entrano a Lindholm |
violenze dei collaborazionisti, il voltafaccia di vicini un tempo amichevoli, i sacrifici per campare e la necessità di schierarsi. Jesper si unirà alla Resistenza, la sorella resterà, affrontando i lunghi mesi di invasione e alla fine si trasferirà in Norvegia, dove resta impigliata in una routine di lavoro presso la caffetteria di un’anziana parente e nell’esordio complicato di un amore.
Quando tornerà a casa sarà per restare, ma non nel modo in cui da ragazza aveva sperato. Come nel romanzo precedente, la vita, dopo aver marciato lenta su lunghi binari, promettendo a giovani e adulti il tempo per adeguarsi e per decidere, di colpo faccia uno scarto in avanti: poi non sarà mai più la stessa e niente potrà riportare indietro l’orologio.
I ricordi della donna sessantenne riemergono senza seguire un preciso ordine cronologico, ma il lettore si orizzonta senza fatica, costruendo dentro di sé il puzzle di due vite, respirando il vento freddo che sa di mare, ascoltando la madre cantare con voce i suoi inni, guardando il padre che lotta per restare a galla; intanto la ragazza cresce, fiera della propria forza che può competere con quella di molti maschi,
disarmata di fronte ai cambiamenti del proprio corpo adolescente, ammirando il fratello. Il passato è guardato da due paia di occhi, narrato da due voci, quella della ragazzina ancora ignara del futuro e quello della donna ormai quasi anziana, consapevole delle perdite e del dolore, della delusione e delle impossibilità, di ciò che avrebbe dovuto essere se ognuno di noi potesse far avverare i propri sogni e del poco (che è anche moltissimo) che la vita ci riserva e ci offre.
P. Petterson
I luoghi più lontani
Guanda 2011, pp. 236, € 16,50
Trad. C. Falcinella & L. Raspanti