
Questa raccolta di Sam J. Miller – edita da Zona 42 nel 2022 in anteprima mondiale – riunisce 14 racconti pubblicati tra il 2013 e il 2019 su riviste come «Clarkesworld», «Lightspeed» e «Asimov Science Fiction». Definire fantascienza queste opere è riduttivo, sia per il contenuto queer e politico che le pervade, sia per la complessità umana e quotidiana dei personaggi, sia perché sono tutti percorsi da un’onda surreale che chiama in causa un immaginario più ampio e contaminato.
Hamburger di Allosauro (2014) racconta il rapporto esclusivo di Matt, nove anni, con la madre, e la loro lontananza dal marito/padre. La storia si basa su tre personaggi: il ragazzino, la madre – che per riempire la solitudine frequenta la Chiesa evangelica – e un allosauro, trovato chissà dove e portato nella cittadina per farne un’attrazione. Tutti sono vittime, bestione compreso… Non si sa che fine faranno, ma Matt è un tipo tosto, fornito di maturità e coscienza.
57 ragioni dietro i suicidi alle cave di ardesia (2013) è un elenco numerato di paragrafi che spiegano cosa ci sia dietro un apparente suicidio di massa giovanile. Jared, sedicenne gay pelle e ossa, vuole usare il proprio talento psicocinetico per vendicarsi dei coetanei che lo disprezzano. L’odio per i compagni e il desiderio per uno di loro si mescolano alla devozione per una ragazza intelligente e gentile che lo difende e tiene lontani i bulli. Il dono che possiede basterà a portare a termine il piano?
Noi siamo il cloud (2014) è la storia di Sauro, un ragazzone forte ma impacciato che vive nell’ennesima casa-famiglia ma presto dovrà arrangiarsi da solo. Nel frattempo, fa amicizia con Case, un ragazzo appena più giovane ma più scafato di lui. Entrambi portano l’impianto della porta cloud, un nodo wireless che, per pochi soldi, trasforma i due e tanti altri poveretti in elementi di un immenso elaboratore di dati. Lo sfruttamento dei poveri è uno degli elementi portanti della vicenda.
«Qualsiasi modello commerciale fondato sulle scelte sbagliate dei poveri, fatte per ignoranza e disperazione, funziona sempre.»

In Piumaggio appariscente (2018), uno dei racconti più intimi dell’antologia, Taylor e la sua famiglia sono in lutto per la morte violenta del fratello di lei. La perdita ha trasformato i genitori in blocchi di ghiaccio, incapaci di condividere il dolore perfino con la figlia; lei – che, diversamente da Cary e dalla loro madre non sa nemmeno se possiede un talento – vuol sapere cos’è successo. Così, si rivolge a Hiram, un coetaneo che sa mostrare alla gente cose realmente accadute. Nonostante le raccomandazioni di lui («non posso controllare ciò che la gente vede» e «se ci riuscissi davvero, non sarebbe anche peggio?») Taylor insiste…
L’ottava meraviglia (2019) è sicuramente uno dei racconti più fantastici. È la sera del primo settembre 1939 quando Solomon, giovane tassista polacco abituato a scarrozzare i divi nel centro di New York, viene chiamato da una donna bellissima che sul momento non riconosce. Prima i due parlano dell’invasione della Polonia, poi iniziano una conversazione più intima. La realtà brutale e il mondo irreale del cinema si mescolano, perché lei è Ellen Darrow, l’attrice che, a vent’anni, ha messo piede sull’Isola del Teschio. Così, i due rievocano il ricordo di lui.
Ostriche (2019) ha per protagonisti due studenti d’arte americani in viaggio sulla costa amalfitana. Adney è una bella ragazza ma è su Teek, affascinante e cupo, che lo sguardo di donne e uomini si ferma a lungo. Lei riceve una proposta bizzarra – che la riguarda solo indirettamente – da parte di un uomo assertivo e pieno di soldi… Poche pagine giocate sullo scambio di identità e, all’interno della vicenda, su un gioco nel gioco.
Le belve che siamo (2013) è un racconto intenso e linguisticamente assai efficace, che si svolge in Unione Sovietica nell’inverno del 1924. Vicende reali e immaginarie si mescolano, ruotando attorno ad alcune questioni: la povertà del paese, la presenza dei pochi nobili che non hanno fatto in tempo a fuggire, e il metodo feroce di addestramento dei giovani usciti dai riformatori, che vengono chiusi per giorni e giorni nelle “gabbie di Pavlov” e trattati con l’elettroshock. Nikolai, non ancora ventenne, è uno di loro ma per fortuna lavora al servizio di un giovane intellettuale del partito, convinto che cultura e bellezza debbano essere la spina dorsale della rivoluzione e che i soldati non debbano diventare belve.

In Ghiaccio alla deriva (2015) Dom rientra a casa una volta ogni tre mesi per vedere il figlio Thede. Casa è Qaanaaq, un luogo che chiunque abbia letto La città dell’Orca non può dimenticare. Thede, che un tempo lo accoglieva con calore – è irriconoscibile: risponde a monosillabi e nega tutto ciò che Dom sapeva di lui. Il padre si convince che il ragazzo lo detesti perché è a sua volta odiato dagli abitanti: figlio di un nero raccoglitore di ghiaccio. In poche pennellate, l’autore dipinge la città:
«Sotto di noi, in mezzo all’ubiquo reticolo di acciaio che sorreggeva le due milioni di vite che popolavano Qaanaaq, l’acqua nera della Groenlandia sciabordava contro le chiuse della nostra città galleggiante.»
Benché più povero della ex moglie, Dom possiede l’unica cosa che suo figlio desidera davvero… Ma il loro dialogo è destinato a deragliare, nonostante la buona di entrambi.
Quando vostro figlio smarrisce la retta via (2015) è un racconto condotto da un punto di vista femminile; Beth, una «madre timorata di Dio» – e moglie di un pastore evangelico ingombrante – scopre che il figlio adolescente utilizza una droga che consente a chi la usa di condividere le medesime allucinazioni. Il cammino della madre è appena cominciato, ma come Beth giunge a capire alla fine, «Quando vostro figlio smarrisce la retta via dovreste ringraziare Dio, per avervi messo uno specchio in mano con cui esaminare il vostro riflesso, se ne avete il coraggio». È davvero un buon racconto.
Cose Barbute (2016) è uno dei racconti più inquietanti e fantastici della raccolta. Comincia con il ritorno a New York di un certo MacReady, che ha lavorato a lungo in Antartide. Talvolta, il protagonista non è solo MacReady, forse è qualcos’altro o forse non è nulla: ci sono molti vuoti nella sua memoria. Il suo nome vi ricorderà qualcosa di già letto (in un paio di versioni) o di già visto. Ma questo MacReady vive nel 1983 e Miller, da autore impegnato, esplora anche il tema della brutalità della polizia contro i neri, e il cancro gay, che proprio in quegli anni fece la sua comparsa con il nome di AIDS.

Fantasmi di casa (2015) narra di Agnes, una ragazza onesta e rispettosa delle regole che lavora per un immobiliarista. Il suo compito è fare rituali nelle case da mostrare ai clienti; il capo non le rimborsa mai i soldi dei rituali e le vieta di interagire con gli spiriti. Un giorno, in una delle case, Agnes incontra un giovane robusto e allegro, uno squatter probabilmente. Da brava persona, lei lo avverte di non farsi trovare dal capo. Ma Micah spiega che non può andarsene, lui è la casa. La ragazza diventa determinata e consapevole quando scopre che le cose a cui tiene davvero possono esserle portate via e troverà il modo di aiutare entità molto particolari…
Il nostro calore, appunti per una storia orale (2015) è un racconto corale; numerosi personaggi si alternano offrendo sguardi diversi sulla New York del giugno 1969, quando Judy Garland, divenuta una icona queer, viene trovata morta a Londra e di lì a poco tumulata a New York. I gay si incontrano in luoghi spesso oggetto di retate, ma anche gli unici dove si sentono fra amici. Quella notte accadrà di tutto: una donna troverà l’amore, due gemelli scopriranno ognuno qualcosa dell’altro e una stenografa metterà in evidenza la verità:
«Judy chi? Ma fammi il piacere, tesoro […] le dive muoiono tutti i giorni e nessuno prende fuoco. Quella roba è successa perché l’abbiamo fatta succedere.»
Anche in Angelo mostro uomo (2016) i personaggi sono tanti e hanno perduto molto: amanti, colleghi, perfino quel mondo che nel racconto precedente era intollerabile e pieno di rischi. Ambientato nel 1987, uno degli anni più terribili dell’AIDS, quando nessuno di loro poteva contare su un altro anno di vita, tre amici – un agente letterario, un fotografo e uno scrittore – decidono di creare un personaggio di fantasia, Tom Minniq, al quale attribuire le tante opere scritte dai conoscenti defunti. Da testi, opere teatrali e fotografie “salvati” emerge una persona cupa e piena di ispirazione, in parte già comparsa in un romanzo horror precedente di Miller, The blade between. Poco alla volta, Minniq prende vita grazie a battute e frasi appiccicate su volantini e firmate Tom. La gente non riesce più a distinguere fra recita e realtà. La situazione si aggroviglia e ciò che dava speranza comincia anche a fare paura. Racconto suggestivo, anche se con mezza pagina di troppo nel finale.

Sole in una stanza vuota è l’unico racconto inedito della raccolta. La vicenda è narrata da un punto di vista molto insolito:
«Le famiglie che mi accoglievano avevano tutte vita estremamente breve. Uno andava in prigione e un altro tradiva; uno finiva accoltellato e un’altra si stancava di piangere tutte le notti e decideva di tornare dai propri genitori o dall’ex marito. Avevo visto famiglie in rovina tenute insieme da lavori sottopagati o dall’eroina…»
Tra le particolarità diRagazzi Belve Uomini vi sono stacchi che separano un racconto dall’altro.: una serie di brevi descrizioni di incontri sessuali che continuano lungo tutto il volume, terminando con il numero 15, perfetto per chiudere il lavoro di uno scrittore. La sinergia fra le scene è dovuta non soltanto all’impressione che gran parte della narrativa di Miller si sviluppi all’interno di un universo condiviso, ma anche al fatto che l’intera raccolta è pervasa da un senso di comunità, dal bisogno di relazioni e da una ricerca di giustizia. Miller sa evocare dolore ma anche gioia e speranza.

Sam J. Miller, Ragazzi Belve Uomini, 2022, Zona 42, € 17,90, trad. Martina Del Romano, ill. Anna Seghedoni










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