TorgnyLindgren è davvero uno scrittore sorprendente. Questo romanzo costituisce una specie di trilogia con Miele, e La ricetta perfetta, come testimoniano l’ambientazione nel Västerbotten, la regione dell’estremo nord della Svezia in cui è nato l’autore, e la comparsa dei protagonisti dei due romanzi precedenti, rispettivamente in un cameo e in un ruolo di comprimario. Eppure le tematiche sono diversissime e i personaggi in questa trasmigrazione subiscono delle trasformazioni che possono dipendere solo dalla volontà dell’autore di mentirci.
In questo romanzo il paradosso è espresso dalla rara malattia del protagonista, l’alessia, che gli impedisce di imparare a leggere e scrivere. Di questa sua menomazione egli fa un vanto, sostenendo la superiorità dell’immagine sulla parola, e la dimostrazione è la rarissima Bibbia composta solo di illustrazioni di Gustave Doré su cui ha trascorso l’infanzia.
L’immagine non mente, mentre i libri sono solo cumuli di menzogne inutili cui è riservato un destino orribile, ma coerente con il loro poco valore. Tuttavia, e qui si ritrova l’amore per il paradosso e lo spirito di giocosa malignità che lo anima, il protagonista detta un libro che dovrebbe essere commemorativo dell’arte del Doré, ma diventa in realtà la ricostruzione della sua vita, dall’infanzia felice in compagnia delle immagini che lo accompagneranno per tutta la vita, al brusco cambiamento quando viene rinchiuso in un istituto per «ineducabili» quando la sua malattia diviene evidente, il po’ di amore e di mondo che riesce a conoscere, le persone che gli sono accanto, e infine l’esistenza solitaria in cima a un monte nella capanna che la Corona svedese gli ha concesso di abitare. E proprio l’impossibilità di leggere gli concede il privilegio di poter continuare a vivere di illusioni, a sentirsi una «persona amata», a mettere in bocca al padre parole d’amore al posto di quelle spietate, di rifiuto, che ha scritto con la sicurezza che il figlio non le riconoscerà mai.
Un romanzo forse non facile ma intensamente fascinoso, l’ennesima riprova che nei paesi scandinavi non esistono solo giallisti, ma anche scrittori di altissima levatura che solo la pigrizia ci impedisce di conoscere quanto meriterebbero.
(da LN_LibriNuovi 48)
… Un breve e fortissimo romanzo, splendidamente tradotto da Carmen Giorgetti Cima. Dalla postfazione si apprende che Torgny Lindgren, nato nel 1938 nel nord della Svezia, notissimo in patria, fa parte della prestigiosa Accademia che assegna il Nobel per la letteratura.
Västerbotten |
La vicenda si svolge in un ambiente naturale tanto selvaggio quanto magnifico di boschi, pietraie, torbiere, l’estremo nord della Svezia. Una curiosità: i luoghi sono gli stessi descritti da Mikael Niemi in Musica rock da Vittula, (Iperborea 2002), ed è affascinante verificare come lo stesso paesaggio possa fare da sfondo a due storie così diverse e altrettanto godibili.
Una scrittrice senza fama né ricchezze, in giro per un ciclo di conferenza sulla vita dei santi nei remoti villaggi dove la gente va a sentirla per cortesia, perché non si ritrovi sola nella sala parrocchiale, viene ospitata da Hadar, un vecchio agricoltore ammalato di cancro, nella sua isolata fattoria. Durante la notte cade una tempesta di neve, la strada è interrotta, e tra i due si instaura una convivenza forzata. Ben presto la donna, di cui non conosceremo mai il nome, scopre in una fattoria poco lontana vive il fratello di Hadar, Olof, sofferente di una grave cardiopatia. I due fratelli, che non si vedono da anni, sono legati da un sentimento di odio tanto forte che nessuno dei due può morire finché l’altro è ancora in vita.
La donna diventa una specie di gelido tramite tra di loro, si prende cura di entrambi e nello stesso tempo ne alimenta la competizione sulla gravità delle rispettive malattie. A poco a poco individua un nodo verminoso nel passato dei due fratelli e scavando impietosamente porta alla luce il dramma che li ha separati incatenandoli per sempre all’odio reciproco. Solo quando ha portato a termine il compito che si è assunta, riprende la strada per la città.
Questa la storia, semplice ma nello stesso tempo capace di uno scioglimento sorprendente e illuminata da lampi di umorismo che ne alleggeriscono la cupezza. Ma il fascino sta nel crudele intreccio fra i tre protagonisti, simmetrico a quello che ha sconvolto nel passato i rapporti fra i fratelli. Il personaggio della scrittrice è di incredibile forza, opaco per quel che riguarda la sua vita a parte il travaglio per il libro che sta scrivendo, una biografia di San Cristoforo, e tutto teso a portare a galla una verità di dolore e di morte. Assiste Hadar con fredda abnegazione, incurante della sua sporcizia e della puzza di putrefazione che pervade la casa, così come assiste l’obeso Olof che si ciba solo di dolci, supera qualsiasi disgusto, non si tira indietro davanti a nessuna incombenza, anche la più repellente. Ma non è un angelo di compassione, anzi, sembra piuttosto l’angelo della morte che rassetta e prepara la scena per l’ultima rappresentazione. E il degrado fisico dei due fratelli, minuziosamente descritto fin nei particolari più umilianti, lungi dal cadere nel patetico, raggiunge una grandezza epica che rispecchia la grandiosità del paesaggio circostante.
Un libro di grande potenza, che mi ha sorpresa per il coraggio e l’originalità e colpita per la forza della scrittura. E (per me almeno) la scoperta di un autore eccellente, di cui mi auguro vengano tradotti presto altri testi.
da LN-LibriNuovi 29, primavera 2004
Torgny Lindgren
Per non sapere né leggere né scrivere
Iperborea 2007, pp. 236, € 15,00
Trad. e postfazione C. Giorgetti Cima
Torgny Lindgren
Miele
Giano 2002, pp. 169, € 7,15
Trad. C. Giorgetti Cima
Titolo disponibile solo nelle librerie remainder’s
Torgny Lindgren
La ricetta perfetta
Iperborea 2004, pp. 228, € 13,50
Trad. C. Giorgetti Cima