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    TerraNova

    Un ponte e un labirinto

    • di Silvia Treves
    • Novembre 26, 2012 a 1:35 pm

    di Silvia Treves

    Iain Banks è un autore scozzese, noto per i numerosi romanzi e racconti di fantascienza (firmati Iain M. Banks – M. sta per Menzies, un nome di famiglia), sia per diversi romanzi mainstream (firmati Iain Banks), tutti meritevoli di lettura, nei quali mescola,con esiti decisamente apprezzabili  realismo,  fantastico e temi della narrativa di genere. È il caso di  Corpo a corpo (traduzione arbitraria e francamente poco felice del titolo originale The Bridge – Il ponte), un romanzo singolare, nel quale una quotidianità  fatta di gesti e oggetti consueti, di sentimenti ovvi e di ricordi comuni, viene proiettata sul fondale assurdo di un mondo incomprensibile e dai colori estremi.

    Orr, l’io narrante di Corpo a corpo, sa di se stesso soltanto ciò che ha imparato nelle ultime settimane, ovvero che è stato ripescato in stato comatoso presso uno dei giganteschi piloni del Ponte. Della vita precedente non ricorda nulla, nemmeno il proprio nome. Affidato al dr. Joyce, psicoanalista, ne diventa il paziente preferito, ricavandone il privilegio di una vita agiata e priva di preoccupazioni economiche: le autorità gli garantiscono un lussuoso appartamento a uno dei livelli più alti della struttura e credito illimitato presso gli infiniti negozi, bar e ristoranti del Ponte, imponendogli soltanto di non allontanarsi troppo dal suo settore e di collaborare con Joyce. 

    Lo psicoanalista chiede al paziente di raccontare i propri sogni e Orr, che non li ricorda – o forse non sogna mai – decide di inventarseli; suggestivi e pieni di allegorie, i sogni sono pezzi di bravura, storie parallele e ricorrenti, come quella del giovane «spadaccino» barbaro, spaccone e stupidotto, che risolve ogni difficoltà sbudellando i nemici e talvolta gli alleati potenziali. 
    Per saperne di più sul Ponte, Orr fa domande in giro e ricerche nelle tante biblioteche della struttura; scopre così che Il Ponte è autosufficiente, ha orti, giardini, fabbriche, teatri, terrazze, linee ferroviarie e treni sferraglianti, percorsi per pedoni, biciclette e risciò; è una struttura misteriosa e complessa, cresciuta su se stessa, con la peculiarità di far scomparire o rendere inaccessibili settori, livelli, informazioni, ed è assediato dall’entropia – che si manifesta con piccoli guasti al telefono, alle serrature e agli ascensori – e da gruppi di palloni aerostatici provenienti da terre lontane. Nessuno conosce esattamente le dimensioni e lo scopo del Ponte ma gli abitanti non si fanno domande e continuano a vivere le loro esistenze ordinate e rigidamente separate: in alto vivono i ricchi, gli artisti, le vecchie famiglie aristocratiche; in basso, in appartamenti che sembrano cubicoli, i lavoratori manuali, contraddistinti dalle tute che indossano. Anche Orr è costretto a indossarne una, quando – venuta meno l’attenzione del suo psicoanalista – viene retrocesso e privato di tutti i  privilegi. La caduta sociale lo trascina verso nuovi ambienti e rende sempre più vividi e più lunghi i suoi sogni, ora finalmente autentici; fughe su treni quasi altrettanto lunghi del Ponte si mescolano a incontri con eserciti in fuga, alla vita normale di uno studente scozzese…
    Grandiosa deriva letteraria ed emotiva, il romanzo di Banks, scritto nel 1986, è considerato da molti il suo capolavoro non fantascientifico. Inutile cercarvi spiegazioni puntuali e la sicurezza di un punto d’arrivo: alla fine ogni vicenda troverà il suo posto, il «mistero» del Ponte verrà spiegato, con soddisfazione dei lettori che, pagina dopo pagina, cominciano a immaginare una possibile soluzione. Ma Corpo a corpo non va letto come un rompicapo razionale e nemmeno (o non soltanto) come un delirio; la sua atmosfera è simile a quella di Se una notte d’inverno un viaggiatore. Certo, il tono è diverso e il distacco equilibrato di Calvino qui lascia il posto all’allucinazione, ma il lettore ha l’identica impressione di avere a che fare con un narratore deciso a esplorare tutte le possibilità del suo materiale, ben sapendo che è destinato a perdere. Nel romanzo non mancano le parentele con Canto di Pietra (un romanzo mainstream successivo, del 1997),  torna il tema di una guerra quasi onirica, un’orgia emotiva che consente qualunque arbitrio e cancella ogni etica; lo stile «alto» nobilita  la narrazione mantenendola sospesa. 

    Personalmente ho amato di più La fabbrica delle vespe (1984) per il tono prosaico, l’ispirazione robusta, il gusto di sporcarsi le mani evitando allegorie e simbolismi. Comunque Corpo a corpo resta una gran bella prova, e la vita dello studente, che mano a mano si inspessisce fino a prendere il sopravvento sulle altre vite, è davvero una vita «comune» che, senza chiamarci complici, ci fa ricordare e ri-vivere le nostre.
    Da segnalare il gran lavoro linguistico di Banks e della traduttrice nelle pagine riguardanti il giovane barbaro, scritte tutte in alfabeto fonetico per evocare una parlata differente, un espediente che Banks si è divertito a utilizzare anche per almeno 100 pagine in un suo romanzo di FS…

    Iain Banks
    Corpo a Corpo
    Guanda 2001, pp. 320, € 14,46
    trad. A. Di Luzio

    Iain Banks 
    La fabbrica delle vespe
    Meridiano Zero 2012, pp. 235, € 14,00
    Trad.  A. Di Luzio 
     
    Disponibile anche presso editore Guanda
    come La fabbrica degli orrori

    da LN 19, autunno 2001

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