di Massimo Citi
Cronache di un venditore di sangue, di Yu Hua, edito da Einaudi, è stato scritto tre anni dopo Vivere! e di quest’ultimo conserva la commossa attenzione per le piccole storie della gente comune, per le vite minori e le difficoltà quotidiane. Ma rispetto a Vivere! è forse qui più evidente il tono sottilmente sarcastico, il gusto del paradosso e il sapore di commedia popolare. Ciò che ha di davvero unico Yu Hua è il talento miracoloso di ridere, piangere, accorarsi, soffrire e rallegrarsi insieme ai suoi personaggi, di essere un narratore solidale, un fratello separato che racconta con affetto, ma anche con divertimento e ironia.
Le cronache raccontano di Xu Sanguan, operaio di un setificio, che, sposata Xu Yulan, ha da lei tre figli: Felice Uno, Felice Due e Felice Tre. I problemi nascono quando si sparge la voce che Felice Uno non è in realtà figlio suo ma di He il codardo. E si complicano ulteriormente quando Felice Uno, durante un litigio, ferisce gravemente il figlio del fabbro.
E così Xu Sanguan è costretto, per affrontare il costo della degenza ospedaliera del figlio del fabbro, a ricorrere alla vendita del sangue, una pratica condannata in Cina, in quanto il sangue è un dono degli Avi.
Yu Hua |
Ma non sarà l’ultima volta per Xu, e il commercio di sangue diverrà per lui in diverse occasioni l’ultima risorsa per affrontare contingenze altrimenti insolubili.
Sullo sfondo delle fatiche del protagonista per venire a capo di una vita non facile, ma comunque affrontata con coraggio e candido buon senso, la Rivoluzione Culturale, raccontata con i toni antiretorici di un operaio alle prese con le sue tribolazioni quotidiane e che si vede la moglie trascinata in piazza in quanto unica “prostituta” rintracciata dalle intrepide guardie rosse.
«… La storia tra me e He Xiaoyong è stata così insignificante, e loro invece mi hanno ridotto in questo stato.» Osserva Xu Yulan, ma nel racconto di Yu Hua non è certo la sola a subire una sorte assurda. L’intera Rivoluzione Culturale vi appare come una catena di tragicomiche follie, una surreale ubriacatura ideologica che per qualche tempo è stata sovrapposta a una condizione quotidiana rimasta comunque precaria.
Forse è necessario un ossimoro per definire il registro di Yu Hua: “una tenerezza crudele”. È difficile, infatti, non partecipare emotivamente alle sventure del protagonista e della sua famiglia, ma nel contempo è possibile serbare per intero il proprio senso critico e cogliere il grottesco e l’assurdo di fatti e circostanze. Yu Hua infierisce con apparente crudeltà sui propri personaggi, per rivelarne l’intima dolcezza, l’irriducibile umanità.
Yu Hua
Cronache di un venditore di sangue
Einaudi, 1999
pp. 242, € 12,39
Trad. Maria Rita Masci