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    Magazzino

    A. Pellegrino – Piombo felicissimo

    • di Silvia Treves
    • Aprile 20, 2005 a 8:28 pm

    Angelo Pellegrino
    Piombo felicissimo
    Stampa Alternativa
    € 10,00

    Vi è mai accaduto, da bambini, di sfogliare una guida turistica? Probabilmente sì, quasi tutte le famiglie, anche le meno avventurose, ne possiedono almeno una, La «mia», per esempio, era una guida Touring dell’Europa orientale scoperta a dodici anni su uno scaffale della soffitta. Ignoro a chi appartenesse, nessuno in famiglia aveva mai visitato quei paesi… L’ho portata con me a ogni cambio di casa, adesso abita nel quarto cassetto della mia scrivania e mi guida in viaggi molto differenti: è lì che, con adeguate trasformazioni e deformazioni, pesco suoni e nomi per i racconti fantastici che scrivo ogni tanto.
    Il protagonista di Piombo felicissimo di Angelo Pellegrino (Stampa Alternativa 2005), invece, usa la propria Guida Touring Sicilia del 1953 come bussola in un viaggio a ritroso nel tempo e nei luoghi dell’infanzia, per ri-scoprire il legame con la famiglia, il rapporto inconcluso con il padre, i sodalizi con gli amici, i primi amori bambini, il fascino delle donne «grandi» e, soprattutto, le radici e il senso delle proprie origini siciliane.
    Abbandonata Palermo da ragazzo per diventare continentale, romano, l’uomo torna in città sulle tracce di Oliva, una donna affascinante e contraddittoria, conosciuta da poco, un amore potenziale che, a causa della lontananza e delle indecisioni di entrambi, è già in crisi profonda. Lei si ostina a coltivare un modesto talento da attrice e il sogno di una vita non convenzionale, ma il richiamo che esercita sul protagonista è soprattutto l’eco di altre seduzioni, il ricordo lontano di donne mature ammirate da ragazzino, sullo sfondo di una Sicilia naturale e culturale mai accettata e compresa sino in fondo:

    Maruzza, una donna tenera, dolce e sensibile, come per contrasto solo in una terra aspra, arida e dura come la Sicilia si può trovare, e anche una donna non molto intelligente in un modo stupendo e maestoso, sovranamente aristocratico … Come Oliva, Maruzza faceva di tutto, beveva, mangiava, fumava, amava, dormiva, godeva dell’aria, del mare, del sole smisuratamente.

    Ma Oliva non si trova: non è a casa, non è a teatro a fare le prove, non è in famiglia o nei locali che frequenta di solito. E all’uomo non resta che seminare la città di messaggi e aspettare. L’ozio è intollerabile, di concentrarsi sulla lettura non se ne parla nemmeno, visitare la città è un compito al di sopra delle forze, e poi Oliva potrebbe telefonare e mancarla dopo aver setacciato la città sarebbe il colmo. Così si chiude in albergo ad ascoltare il richiamo della città, là fuori, vecchissima eppure diversa dall’ultima volta, che preme, lo incalza, lo sfida a fare una buona volta i conti. E lui risponde concedendosi goccia a goccia a una visita soltanto virtuale lungo gli itinerari proposti dalla sua vecchia guida Touring.
    La voce suadente della guida e il filo dei ricordi conducono lungo strade riconoscibili per chi ha visitato Palermo ma che non perdono mai la loro qualità onirica: vie trasfigurate dalle esperienze di un tempo, palazzi schiacciati dal peso del passato, negozi mitici come Pastorino, «il negozio d’abbigliamento leggendario della palermitana signorilità siculobritannica», colori, odori:

    I balconi di mia nonna, che poi erano quelli della sua immensa camera da letto, facevano da ricettacolo odoroso non solo degli sgombri e di tutte le altre possibilità della friggitoria del Garraffo: panelle, cazziddi, quaglie, rascature, sfinciuni, pasta al forno, maccarruneddu, purpiettiddi fritti… Si mescolavano all’umidore profumato di pesci di ogni specie, all’aroma confettoso della pasta di mandorle, il pane caldo al sesamo, l’odore clorofillaceo degli ortaggi animaleschi…

    Una Palermo ubriacante e carnale ma inafferrabile, che impone al lettore di abbandonarsi senza riserve o tirarsi indietro.
    Al di sotto e oltre questa scrittura concreta e sensuale, corrono riflessioni spesso illuminanti sulla storia e sul presente di Palermo, sulla sua gente impastoiata dalla suggestione di un’antichità senza inizio e della morte come ultimo gesto nobile e snob, dal sogno di un dissolvimento grandioso, ma inchiodata al presente squallido degli abusi edilizi, della mafia ormai multinazionale e a modesti segni di speranza. Un intreccio di emozioni troppo pesante, quasi impossibile da reggere, al quale si può reagire lasciandosi inghiottire o fuggendo.
    Piombo felicissimo è un romanzo che, se cattura, trascina fino in fondo, verso un finale in un certo senso impossibile da scrivere perché se dell’ossessione per Oliva ci si può sempre liberare, una volta compreso che lei, la donna vera, è soltanto umana, destinata a perdere di fronte all’immagine idealizzata che il ricordo e il rifiuto hanno scolpito nella mente del protagonista, liberarsi di Palermo, città intollerabile e imprescindibile, è ancora impossibile.

    Ogni siciliano, da quando nasce a quando muore, desidera periodicamente andarsene. Il suo desiderio si fa più intenso intorno ai vent’anni, quando ha ancora qualche possibilità di realizzarsi, poi lentamente decresce senza però sparire mai del tutto. Ecco perché prima si parte meglio è.

    Ma gli anni non passano per nulla, si cresce, si cambia, ogni ritorno e ogni nuova partenza sono diversi dai precedenti… Si può imparare la difficile arte di firmare una tregua con se stessi e con il passato.

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