L’Avvocata delle Vertigini di Pietro Meldini, edito da Adelphi, lo si potrebbe definire un poliziesco biblico ovvero un thriller mistico. Si tratta in buona sostanza di una vicenda nata da una profezia ritrovata dal protagonista, un innocuo e mite agiografo (dedito cioè allo studio della vita dei santi) che, incapricciatosi della Beata Isabetta, dedica molto tempo e fatica alla ricerca archivistica fino a ritrovare la profezia che muterà drasticamente la sua vita. Romanzo ambiguo e (inevitabilmente?) raffinato, soffre dei frequenti cambi di registro – dall’ameno all’intimista allo speculativo – ma si legge comunque d’un fiato e merita una seconda lettura, perlomeno di alcuni passaggi. Di particolare suggestione il tema del «Silenzio di Dio» nelle riflessioni del Vescovo, personaggio forse un po’ troppo letterario (Bernanos, Dostoevskij, Chesterton, tanto per non far nomi) ma efficacissimo e capace di resuscitare quel piacere mistico della speculazione che probabilmente abbiamo perso in tanti diventando adulti e seri.
Meldini suggerisce che la scelta dell’abito religioso per alcune persone sia un modo per non diventare mai grandi e per provare ancora interesse per il mondo ed i propri simili, riflessione che lo avvicina molto al Chesterton di Padre Brown. Il buffo è che Meldini è un un italiano del 1994, eppure sembra trovarsi in condizioni simili ad un inglese cattolico di inizio secolo, cioè inserito in un mondo talmente secolarizzato, scettico, invecchiato, da aver dimenticato la meraviglia. Se siete d’accordo non vi resta che leggerlo, e magari rileggere anche Chesterton, già che ci siete.
Pietro Meldini, L’Avvocata delle Vertigini, Adelphi 1994, 1999, pp. 123, € 8,00
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