Edito per la prima volta nel 1985 e pubblicato in Italia tre anni dopo da Mondadori, Il racconto dell’ancella venne allora giudicato (soprattutto da chi non lo lesse) un romanzo «militante», espressione di un femminismo americano eccessivo, radicale, al limite del millenarista. Riletto oggi, dopo che le elezioni americane hanno posto all’intero mondo il problema di una destra americana premoderna, integralista e patriarcale, il romanzo della Atwood perde molta della sua pretesa patina di femminismo un po’ isterico per riallacciarsi alla tradizione anglosassone di romanzi come La notte della svastica di Katharine Burdekin o 1984 di George Orwell. Nella Repubblica di Galaad (che ricorda molto da vicino la Jesusland evocata dagli studenti americani di Berkeley dopo la seconda vittoria di George Bush jr.) leggi e norme sono rigidamente ispirate a una lettura letterale della Bibbia. Grazie a esse la donna, se non adempie al suo ruolo di madre, è considerata per sua stessa natura strumento di dannazione. Il ruolo sociale femminile è rigidamente definito: madri, serve – divise in ruoli ben definiti e distinte per colore dell’abito – e nondonne, ovvero quelle che non riescono a diventare madri. Al di fuori di esse l’inframondo delle donne ribelli e dissolute, delle donne «demoniache», destinate a essere deportate in luoghi insalubri dove la sopravvivenza è molto breve. Ma al di là dell’aspetto più propriamente «sociale», a colpire (e ferire) nel romanzo della Atwood è la qualità dei rapporti umani che la società di Galaad è riuscita a istituire. Rapporti basati sulla paura, sulla delazione, sull’invidia e sul senso di colpa. L’universo di solitudine tipico di qualsiasi sistema dittatoriale. Altrettanto interessanti le pagine dedicate alla presa del potere da parte dei fondamentalisti e all’improvvisa frattura che nasce tra i sessi, alla debole, incerta resistenza di democratici e liberali. Un libro che meritava la ristampa e, a maggior ragione, la lettura. Ultima notazione, obbligata almeno per me. Atwood fa uso di uno schema e di strutture tipiche della fantascienza per descrivere una tendenza in atto nella società contemporanea. Compie cioè un’operazione tipica della narrativa di speculazione – della quale la fantascienza è una delle forme più incisive – che «specula» sviluppando alcuni temi «estremi» per giungere a conclusioni solo in apparenza paradossali e di sicuro impatto politico.
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Margaret Atwood, Il racconto dell’ancella
Ponte alle Grazie 2004, ed. or. 1985, pp. 329, € 14,50, trad. dall’inglese di Camillo Pennati
Idem, TEA 2007, pp. 329, € 9,00
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