Ian Watson
L’anno dei dominatori
Mondadori Urania
€ 3,60
Questa è una dichiarazione di resa. Ho iniziato a leggere L’anno dei dominatori di Ian Watson, («Urania» n° 1496, marzo 2005) più o meno un mese fa e sono tuttora arenata a pagina 156, su un totale di 330. Da notare che normalmente la lettura di un Urania mi porta via al massimo una settimana.
Ma è così orrendo? Noioso? Faticoso? Ripetitivo?
No. L’idea di base del romanzo – alieni benefattori che chiedono in cambio soltanto la possibilità di «abitare» dentro corpi di esseri umani caduti in coma vegetativo – pur non essendo nuovissima ha comunque sempre il suo fascino. Dai tempi dell’Iliade la domanda: «cosa ci sarà sotto?» spinge il lettore a continuare a leggere.
L’antefatto de L’anno dei dominatori, poi, ossia le prime 70-80 pagine, con le strane richieste di un ancor più strano ex-nazista a una coppia di creatori di puzzle, le fotografie in un parco monumentale di Oslo, l’accenno alla mistica pagana nazionalsocialista sono elementi che stuzzicano il lettore e lo spingono a continuare.
Poi la concentrazione viene bruscamente meno. La descrizione del nostro mondo dominato dagli alieni è superficiale e confusa, le manovre e le intenzioni della protagonista e dei personaggi insensate e/o contradditorie. La descrizione dei caratteri, che non è mai stato un elemento forte di Watson, diventa povero e schematico, da mediocre spy-story, per intenderci. I dialoghi inciampano, zoppicano, cigolano orribilmente. Spesso capire chi sta parlando con chi e di che cosa è impresa davvero ardua. E stiamo parlando dell’ABC della scrittura, di quelle tecniche di base che vengono spiegate nelle prime tre lezioni di una scuola di scrittura creativa.
Procedendo la vicenda si fa sempre più nebulosa e lo sfondo viene raccontato a frammenti e coriandoli malamente masticati dai protagonisti. Emergono forzature e assurdità, e l’intero romanzo dà l’impressione di collassare sotto il suo stesso peso, sfuggito di mano all’autore come un’auto senza guida lungo una discesa.
All’ennesimo dialogo misteriosofico tra personaggi sconosciuti ho definitivamente gettato la spugna, rimpiangendo non tanto i 3,60 euro del prezzo di copertina, quanto il tempo sprecato. Ma anche c’è anche qualcuno al quale, evidentemente, L’anno dei dominatori è piaciuto.
Si tratta di: «Un ottimo romanzo che propone, con sfumature diverse, i limiti delle percezioni e delle esperienze umane che inevitabilmente si muovono sui binari propri della nostra esperienza sensoriale», scrive Emilio di Gristina.
Frase leggermente misteriosa che, secondo la mia personale decodifica, suona come: «bello, ma non ci capirete nulla perché è oltre i limiti delle nostra esperienza sensoriale».
Esattamente quello che ho pensato anch’io.
Addio, Ian Watson.