A distanza di dieci anni dall’edizione originale, esce Cosmocopia di Paul Di Filippo, titolo originale Cosmocopia, ed. or. 2008, Urania Mondadori, trad. Marcello Jatosti, pp. 144, € 6,50, seguito dai racconti di Lorenzo Davia (Ascensione negata) e di Silvio Sosio (Ripristino).
Partiamo da un aspetto che potrebbe sembrare secondario ma che ha, in realtà, uno spessore notevole. Parlo di Grucciasentina, la creatura che aiuterà Lazorg, il protagonista, a riprendere la sua scalata verso il successo, un’aliena di umili origini, pronta a condividere il poco che possiede con una creatura esotica e, per lei, vagamente oscena.
Ma adesso cercherò di andare con ordine. Lazorg è un grande pittore e illustratore, ma con una grande carriera dietro le spalle. Un ictus l’ha colpito e ha reso il suo rapporto con l’arte difficile e a tratti intollerabile. La domanda che apre il libro: «Riprenderà mai a dipingere?» fatta da un’intervistatrice, è in realtà il tormentone che riempie la sua esistenza successiva all’ictus in poi. Lazorg non è un uomo piacevole: è presuntuoso, con un esagerato concetto di se stesso, brusco, spesso sbrigativo fino alla brutalità e tragicamente (avverbio che non posso spiegare, pena lo spoiler) geloso di tutti i giovani pittori, illustratori e cartoonist che continuano la loro carriera, prendendo spesso spunto dai suoi lavori.
L’incontro con la sua ex-amante, Velina Malaspina, la conversazione e ciò che avverrà sarà decisivo per il misterioso passaggio per un altro pianeta nel quale dovrà tentare di sopravvivere.
A questo punto entra in scena Grucciasentina, una semplice raccoglitrice che vive in un locale sotterraneo a fa letteralmente molta fatica a unire il pranzo con la cena. Il suo incontro con Lazorg, misteriosamente ritornato a una condizione fisica accettabile, sarà anche una possibilità per lei di lavorare non più da sola. Ma esiste un problema che si porrà subito e con netta evidenza: le caratteristiche sessuali, sie quelle esterne che quelle interiori. Grucciasentina è temporaneamente una femmina, dopo aver attraversato nella sua esistenza diverse fasi in versione maschile. Un meccanismo endocrino, infatti, stabilisce in base alla dinamica dell’accoppiamento, il sesso che un individuo si troverà ad avere. Un elemento centrale della società in cui si trova a muoversi Lazorg, comunque inchiodato al proprio sesso senza nessuna possibilità di poter mutare.
Ma il nostro naufrago ritrova ben presto il desiderio di creare, finendo per affermarsi nuovamente anche nel mondo di Grucciasentina e trovando creature, altrettanto femmine a tempo, ma molto disponibili a rimanerlo per un tempo più lungo.
Senza entrare in particolari, diciamo che le avventure di Lazorg non si fermano qui e ad attenderlo vi è un finale decisamente imprevisto.
Un buon romanzo, certamente opinabile nel suo rapporto con la sf – ridotta ad ancella dell’ispirazione del buon Di Filippo – ma che affronta numerosi temi, primo tra tutti il ruolo attribuiti ai diversi sessi e che il mondo di Alice di Grucciasentina si diverte a rovesciare. Accanto a questo, probabilmente il tema più importante per di Filippo, il tema dell’arte moderna che, nella Terra possibile dove Lazorg sopravvive, ha una natura decisamente particolare, tanto da rappresentare insieme la natura profondamente ambigua dell’arte contemporanea, insieme banale, inafferabile, ovvia e memorabile.
In ogni caso un buon libro che non dovrebbe mancare nella vostra biblioteca, come è vero per quasi tutto ciò che scritto Paul Di Filippo.
Paul Di Filippo, Cosmocopia, [ed. or. 2008], Urania Mondadori, Aprile 2018, pp. 144, € 6,50, trad. Marcello Jatosti. In calce i racconti di Lorenzo Davia, Ascensione negata e di Silvio Sosio, Ripristino.
Idem in formato e-book, € 4,99
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.