Imprevisti e altre catastrofi – Perché la storia è andata come è andata di Glauco Maria Cantarella (badate bene al cognome, è una delle ragioni della mia delusione), che ho acquistato nuovo e incellofanato presso una bancarella in un mercato al prezzo notevole di € 5 contro i 26 euro del suo prezzo originale. Proveniente dal magazzino Einaudi? Da una libreria fallita? Da una TIR rapinato lungo la via? In ogni caso una buona occasione, anche a rischio di essere incriminato per ricettazione.
Lo leggo. E scopro che Cantarella non è Cantarella, ovvero che Glauco Maria – storico medievale, tra l’altro autore del notevole I monaci di Cluny – non è Eva Cantarella, autrice di Passato prossimo. Donne romane da Tacita a Sulpicia, I supplizi capitali, L’ambiguo malanno. Condizione e immagine della donna nell’antichità greca e romana e di diversi altri saggi storici. «Beh, pazienza», penso tra me. Dopodiché mi imbarco nella lettura dell’introduzione al testo, lapalissiamente intitolata: «Per cominciare…» e scopro che il prof. Glauco detesta profondamente la Storia Controfattuale o Ucronia, a là français, per brevità.
[…] La storia sarebbe stata diversa se i due Federico II non fossero mai nati? Se Adolf Hitler fosse stato gasato nelle trincee della Prima Guerra Mondiale […] Se Lenin non fosse riuscito a tornare in Russia? […] Se a Waterloo Napoleone [avesse vinto]? […] Possiamo andare avanti quasi all’infinito e sprecheremmo tempo e parole. Se il blitz che liberò Mussolini riuscì, fu perché c’erano le condizioni […] Tutto qui, molto semplice, molto banale […] La storia controfattuale o del what if, così come la storia per grandi temi sociologici e/o antropologici […] lasciamola a chi non è troppo interessato ad analizzare criticamente né il passato né il presente […]
Ohibò.
Dopo aver fatto una simile intemerata contro la storia controfattuale, in tutto e del tutto simile ai miei vecchi prof di storia al liceo, il buon Glauco si impegna a dimostrare – con uno stile salace e divertito da ospite perfetto – che qualunque elemento storico ha una quota di imponderabile, di natura metereologica, familiare, farmacologica, patologica, temporale o comunicativa – che fa sì che le cose non potevano che andare come sono andate. Oppure, annoto con gusto blasfemo, che potevano andare in millanta altri modi, alla faccia di tutti di gli storici del pianeta.
La storia fatta per particolari ha un indiscutibile fascino, non c’è dubbio, ma condotta senza cercare di cogliere elementi generali come le forme di produzione, i rapporti tra le classi sociali, le disparità nell’organizzazione sociale e nella tecnologia che ne deriva, manca di un elemento centrale e fondamentale, permettendo, in questo caso, di poter favoleggiare molto di più di quanto abbiano fatto tutti i romanzieri controfattuali dell’orbe terraqueo. E il dubbio che viene è che in realtà il buon Glauco Cantarella faccia come chi si affretta a negare, pur non essendo tirato in causa.
Personalmente, e qui mi trovo a parlare del mio lavoro, penso sia assolutamente logico che Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg siano stati uccisi nel 1919, le condizioni lo imponevano, ma che esistesse una possibilità – minima quanto si vuole – che i due riuscissero a sfuggire e che in seguito (e qui le probabilità diminuiscono ancora) potessero guidare la rivoluzione sovietica in Germania, mi sembra sinceramente troppo interessante per lasciarlo cadere. Ovviamente si tratta di narrativa e non di storia e qui non dovrebbero esserci motivi di polemica o di osservazioni ciniche o pedanti. In ogni caso la mia visione della storia risente, probabilmente, un po’ troppo della mia visione della fisica quantistica e degli universi che si sdoppiano ad ogni occasione possibile, oltre che dell’insegnamento del mio professore al liceo di Torino, un marxiano e un marxista convinto.
Particolare non secondario, mia figlia Morgana ha commentato con l’aria di chi ha smesso di scandalizzarsi per motivi di salute, che la storia contemporanea a livello universitario vive sempre di più di minuti e talvolta trascurabili particolari, di lavori condotti su piccolezze che chiunque deciderebbe essere poco influenti sull’insieme della socialità di qualsiasi epoca. Il nostro buon Glauco si candida quindi a essere il portabandiera di una storia residuale, una volta discusse fino alla nausea le grandi battaglie e i grandi complotti. Possibile? Io non penso, ma io non sono uno storico professionista.
Per concludere, il libro di Glauco Maria Cantarella è senz’altro leggibile e in qualche caso persino divertente – se si tollera il suo tono spesso fatuo o i suoi continui, golosi e malmostosi, rimandi ai capitoli successivi – ma giusto se avete l’occasione di pagarlo cinque euro e non ventisei.
Glauco Maria Cantarella, Imprevisti e altre catastrofi – Perché la storia è andata come è andata, Einaudi 2017, pp. XII + 204.
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