Il Cosmonauta di Jaroslav Kalfař, titolo originale Spaceman of Bohemia, editore Guanda, è un romanzo non di fantascienza e il cui sentore di buffa malinconia si coglie già dal titolo originale, con la sovrapposizione di un’entità ottocentesca come la Boemia, con i suoi derivati: il Bohemienne, il suonatore boemo ecc. ecc. a un dato simil-bowiesiano come Spaceman, parente stretto dello Starman di Ziggy Stardust, il tutto a formare un ircocervo di ardua interpretazione, sullo stile della tomba rumorosa o della candida notte.
Si parte con una ipotesi di primo acchito assurda e vagamente ridicola: la conquista dello spazio da parte della Repubblica Ceca e la scelta di Jacub Prochàzka – scienziato non particolarmente brillante – come cosmonauta alla conquista del pianeta Venere. Il povero Jacub deve rinunciare alla sua adorata fidanzata, Lenka, con la quale sta attraversando un momento di crisi, per avventurarsi nello spazio sconosciuto, a bordo di uno shuttle battezzato JanHus 1, in un viaggio condotto in perfetta solitudine. La spedizione sembra procedere con successo almeno fino a quando un misterioso alieno, simile a un ragno ingrandito migliaia di volte (non casuale, probabilmente, la somiglianza volta in parodia con una certa, nota blatta kafkiana) non compare sulla navicella, iniziando a perseguitare il protagonista con domande inopportune, troppo impegnative o vagamente assurde, tentativi di sondare il suo corpo per comprenderne l’origine e raccontando dei misteriosi ordini della sua tribù. Impegnato con i compiti normali per un cosmonauta e nei dialoghi frustranti con Hanuš l’alieno, a Jacub rimane comunque il tempo per struggersi per l’incomprensibile condotta della sua Lenka e per riflettere sulla sua infanzia e adolescenza, in gran parte vissute all’ombra del nonno – eroe del regime e/o traditore del popolo – e per meditare senza scopo sulla sua presenza sull’astronave.
Un incidente decisamente più serio interviene a spezzare lo strano procedere delle sue giornate. Costretto ad abbandonare la JanHus 1 viene salvato della NachaSlava 1, un’astronave russa, ovvero la personificazione della nemesi dei cechi e della storia ceca degli ultimi settant’anni.
Un romanzo bizzarro, impregnato di un gusto acre per una satira sardonica, capace di riassumere in un testo stralunato diversi decenni di storia cèca e di presentare con rabbia trattenuta e divertita i tipi umani che contrassegnano i passaggi dal nazismo al comunismo al capitalismo di rapina attualmente al potere. Un testo notevole e a suo modo spassoso che consiglio volentieri a chi apprezza la letteratura cèca e il suo gusto secolare per il nonsense e l’assurdo e, in subordine, a chi si pone domande sul patto di Visegrad e che non comprende i motivi della politica dei paesi dell’Est. Importante: non abbandonarsi a una riflessione più puntuale e attenta sulle meditazioni e i ricordi di Jacub, soprattutto se si ha a cuore il futuro della UE: potreste pentirvene.
Jaroslav Kalfař, Il Cosmonauta, Guanda, I narratori della fenice, [2018], [ed.or. 2017], pp. 336, € 19,00, trad. Federica Oddero
Idem ed. in e-book, € 9,99
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