Carne è narrato in prima persona da una giovane regista televisiva che ha ricevuto l’incarico di girare per conto di una rete giapponese una serie di programmi che promuovano l’uso della carne di manzo presso le massaie nipponiche. Parallelamente alla sua vicenda si snoda quello di Akiko, moglie del responsabile della campagna pubblicitaria della Beef-Export, la ditta americana che sponsorizza il programma.
Jane, la regista, con la sua troupe rigorosamente giapponese, gira per le più sperdute plaghe della provincia americana finendo con fare l’esatto contrario di ciò che lo sponsor vorrebbe, mentre Akiko, obbligata dal marito a ingurgitare grandi quantità di carne di manzo, si difende rifugiandosi nell’anoressia. Akiko è un’appassionata lettrice delle Note del Guanciale di Shônagon Sei, alla quale si ispira per comporre propri elenchi di osservazioni (cose che fanno infuriare, cose patetiche, cose prive di qualità, cose disgustose ecc.) alla maniera dell’autrice medioevale giapponese. Anche Jane, una sanguemisto nippoamericana, è un’appassionata di Shônagon e per lei ricordarla è riconfermare il legame con le sue radici.
Il romanzo è divertente, talvolta comicamente paradossale, dotato di un buon ritmo e di un intreccio complesso felicemente risolto. Oltre a questo affronta, in chiave comicamente seria, il problema della produzione di carne bovina, raccontando (senza mai annoiare) dell’uso massiccio di ormoni e antibiotici e di allevamenti modello dove gli animali sono costretti all’immobilità per raggiungere un peso maggiore in minor tempo.
Racconta insieme le culture americana e giapponese e instancabilmente le confronta, mettendo bene in rilievo come ormai siano entrambe interamente dominate dalla logica di un profitto che, ciecamente, finisce per divorare se stesso. Con un finale almeno parzialmente consolatorio l’autrice lascia sospettare che sia tuttora possibile creare temporanee contraddizioni insanabili nel sistema dei media, soprattutto se a farlo è qualcuno dotato di coraggio e capacità artistiche. Temo che anche una vittoria temporanea e limitata sia possibile unicamente nel contesto di un romanzo, ma non dispero, e per il momento mi accontento della consonanza di visione del mondo con l’autrice, tanto più se espressa con leggerezza ed elegante perfidia.
Le Note dal Guanciale assolvono la funzione di contrappunto sensibile alla sommaria brutalità commerciale che circonda le due protagoniste. Akiko si sforza, come la giovane Shônagon, di collezionare minuscole emozioni, sottili distinzioni d’umore, ricordi e fantasie, mentre Jane ricorre alle immagini del libro per sottolineare la sua irriducibilità alla logica vincente. Per entrambe il libro della dama rappresenta una via di scampo, un territorio liberato. Attento snobismo? Smaccata esibizione di erudizione?
Non credo, eppure temo che senza avere sottomano il libro di Shônagon Sei, anche soltanto da sfogliare ogni tanto, il romanzo della Ozeki perda parte della sua efficacia. E sarebbe un peccato.
Ruth Ozeki, Carne, Einaudi Tascabili [1998], pp. 375, trad. Anna Nadotti. Fuori commercio, disponibile unicamente in forma di usato o presso le biblioteche del Sistema Bibliotecario Nazionale.
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