«La storia naturale non è altro che nominare il visibile»
Georgi Gospodinov dichiara subito l’intento del suo Romanzo naturale aprendo con una citazione di Michel Foucault e facendo leva sull’ambiguità del suo significato: da un lato, il naturalista classifica le manifestazioni del visibile, dall’altro è il poeta (creatore) che dà un nome nuovo a tali manifestazioni del visibile, fornendo così una nuova chiave interpretativa alla realtà. Romanzo naturale percorre contemporaneamente la via del naturalista e la via del poeta, lasciando che queste si incrocino e si sovrappongano, tornando sui propri passi e compiendo un volo a spirale come quello di una mosca.
L’inizio è oscuro e informe. Un insieme di casualità che mettono in moto una serie di necessità
La spirale al principio è fortemente disorientante: un editore che si chiama come l’autore e che a sua volta riceve un dattiloscritto di un proprio omonimo: l’inviluppo di nomi non lascia possibilità di comprensione al lettore, che è subito sprofondato nel libro, come risucchiato. Ci si ritrova così a osservare un divorzio attraverso una lente caleidoscopica, come l’occhio di una mosca, e a ricostruire una figura intera a partire da elementi minimi di immagini, ricordi, sogni e suggestioni. Ogni frammento viene isolato, delimitato e assegnato a una categoria, in un’attenta classificazione naturalistica ispirata all’opera di Linneo. In ogni momento, il protagonista ripercorre i propri passi per capire dove ha sbagliato, tentando di esplorare gli universi possibili ai quali ha rinunciato per commettere i propri errori.
Ovunque emerge l’attività poetica di Gospodinov: la speculazione filosofica, il continuo ricercare risposte a domande anche inutili e retoriche, la disinvoltura nel toccare qualsiasi argomento (dalle scritte sui muri dei bagni pubblici alle osservazioni botaniche) mescolandolo con citazioni colte. Citazioni che non sono mai sfoggio di cultura, ma ulteriori dettagli che si intrecciano a loro volta nel tessuto narrativo,
letti in fretta uno dopo l’altro, si fondono e si mettono in movimento, simili a immagini di una pellicola cinematografica, e assumono una nuova cinetica che mescola personaggi e avvenimenti in una nuova storia. […] Il mondo è uno solo, e il romanzo è quello che lo unisce.
I singoli capitoli sono atomi, si attraggono e si scontrano, creando i legami che sorreggono tutta la struttura del romanzo (ricorrono spesso nel romanzo rimandi a Democrito e ai filosofi naturalisti). Legami altrettanto potenti sono quelli che legano i nomi alle cose, e nel sospetto che tali legami stiano per sciogliersi e liberare tutta la loro energia, un giardiniere diventa folle in uno degli episodi più belli e suggestivi contenuti all’interno del libro.
La scrittura di Gospodinov è scorrevole ma per nulla semplice, anzi è costruita su più livelli così che la lettura è spesso feconda di spunti di riflessione e ulteriori divagazioni. Ricordi ridicoli si succedono a momenti di dolore intenso, e tutto è in ogni momento velato della nostalgia crudele che sgorga incessantemente dalla penna dell’autore. Per questo motivo, nonostante la brevità, il romanzo non può essere letto tutto di un fiato, ma ha bisogno di essere affrontato in maniera lenta e cauta. Il rischio, per i lettori avidi, è quello di lasciarsi sfuggire la ricchezza di sfaccettature che Romanzo naturale offre. Piuttosto, la struttura a capitoli brevi e isolati consente di tornare più volte indietro sulle parole lette, per rileggerle alla luce delle pagine che vengono dopo e che suggeriscono ulteriori sfumature di senso che in un primo momento erano rimaste in ombra. Pazienza e audacia daranno frutti di una dolcezza insospettata al lettore che saprà trovare il giusto equilibrio nella lettura di Romanzo Naturale.
Georgi Gospodinov, Romanzo naturale, Voland 2007, 2014 [ed. econ.], pp. 170 + 3 [note], € 9,00, trad. Daniela Di Sora e Irina Stoilova
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