Di Dmitri Bakin, autore della raccolta di racconti Terra d’origine, scarseggiano le notizie. Si dice che faccia il camionista sulle strade che costeggiano la Transiberiana, si sa che è nato nel 1964 e che vive a Mosca. Probabilmente Bakin è uno pseudonimo, mentre è abbastanza certo che abbia pubblicato soltanto questa raccolta di racconti ed è infine certo che non ama e non frequenta l’ambiente degli scrittori moscoviti.
A presentare la sua raccolta un breve scritto di Viktor Pelevin: «Terra d’origine è un autentico miracolo […] una palla di fuoco venuta a sconvolgere la calma apparente del continente russo».
Otto racconti pubblicati in Italia da Minimum fax, uno dei rari editori nazionali che apprezzino e promuovano l’arte del racconto.
Esistono pochi scrittori che riescano a rinnovare le parole, a restituire a ciascuna di loro il senso e la potenza originale, a scavarle mostrandone anche le potenzialità nascoste o dimenticate:
E improvvisamente, dal nulla, lui uscì con indosso il giubbotto sporco e i pesanti stivali, camminando senza far rumore, non vivo, incorporeo, assorbendo l’oscuro vuoto della notte, come la pelle scuoiata di una belva uccisa, senza obbedire a niente e a nessuno, dopo aver distrutto dentro di sé tutti i sentimenti e perfino gli istinti animali…
Bakin, anche grazie all’attenta e sensibile traduzione di Valerio Piccolo, sembra proprio essere uno scrittore di quel genere.
Racconti che hanno il peso e la densità di interi romanzi, dove passioni, emozioni, natura e oggetti sono fatti della stessa materia grave e cieca, dove l’esistenza dei protagonisti scorre torbida e lenta, rassegnata al declino e all’errore. Nell’universo di Bakin non esistono spiegazioni, intenzioni o sogni: pulsioni – piuttosto – ansie, fissazioni, coazioni. Non è dato al lettore costruire i motivi di un gesto, le ragioni profonde di una vita, esattamente come non è dato attribuire un motivo o un’intenzione a un fenomeno naturale. Non esiste riscatto perché non è possibile liberarsi del retaggio minerale della nostra origine ed esistenza.
Bakin racconta senza cercare né permettere alcun tipo di immedesimazione, restituisce vite scarne, difficili, chiuse in una cornice, senza possibilità di fuga:
Da tempo Krajnov aveva perso qualsiasi interesse nel processo di accumulazione di fortune materiali […] non sprecava neanche soldi per l’abbigliamento, avendo calcolato che scarpe e vestiti gli sarebbero abbondantemente bastati fino alla morte (L’agrimensore).
Baskakov […] riusciva tranquillamente a passare davanti alla moglie o alla figlia […] senza dire una parola: per la sola ragione che una era sua moglie e l’altra sua figlia (Ragione di vivere).
Sono racconti da leggere (e da rileggere) con lentezza, dedicandovi tutta l’attenzione che meritano, eppure anche stranamente facili, scorrevoli. Racconti da respirare, annusare, stingere in mano. Da ascoltare come si ascolta la vita storta e difficile di un vicino o di un passante sconosciuto.
Dmitri Bakin, Terra d’origine
Minimum Fax, 2002, pp. 157, € 11,50, trad. V. Piccolo
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