Stephen Baxter, autore britannico, è il coraggioso che ha a suo tempo pubblicato un buon sequel de La macchina del tempo di H.G.Wells e che, come si intuisce senza difficoltà anche in questo Infinito ha una vera passione per i viaggi nel tempo. Il romanzo è il secondo volume della Sequenza Xeelee e in Italia è stato a suo tempo publicato dall’Editrice Nord nel n. 287 della collana Cosmo Argento. Il testo è, perlomeno nella sua prima parte, organizzato secondo due piani temporali separati, rispettivamente la seconda metà del prossimo secolo e il 36° secolo d.C.
Dovete sapere che la Terra del 3600 e passa d.C. ha il grosso problema di essere divenuta una colonia dei Qax, una specie aliena dalla struttura fisica e dalle abitudini davvero inconsuete. Inevitabilmente l’umanità scalpita sotto il giogo dell’invasore e un gruppo di ribelli riesce a varare segretamente un’astronave che, utilizzando un corridoio spazio-temporale costruito nel 21° secolo, ritorna nel passato per modificarlo e sventare così l’invasione aliena. Ma i calcoli degli eroici ribelli si rivelano ben presto sbagliati, non solo, la loro fede cieca in una cosmologia rigida e, in ultima analisi, deterministica, metterà in pericolo la stessa sopravvivenza della specie umana.
Rimarchevole l’abilità di Baxter nel maneggiare con disinvoltura anche le più ostiche teorie cosmologiche, almeno pari all’abilità nel costruire intrecci serrati e affascinanti. Curiosa e stimolante, poi, la scelta di uno dei protagonisti, Jasoft Parz, un collaboratore degli alieni invasori, ovvero un anti-eroe per eccellenza. Come capita ai migliori romanzi Infinito è un testo leggibile su più livelli, su un piano immediato come divertente avventura spazio-temporale e su un piano più raffinato come riflessione sulle ideologie estreme. Parz, il collaborazionista, e gli Amici di Wigner, ovvero il gruppo di ribelli, stanno ai due estremi dello spettro politico, ma sono curiosamente accomunati dalla prerogativa di raccontarsi una montagna di frottole. E la fede adamantina dei ribelli è in definitiva una vera sciagura, mentre l’arte di sopravvivere di Jasoft Parz, pur basata sull’ipocrisia, è decisamente più feconda.

Stephen Baxter
Mancanze del testo sono essenzialmente due: il romanzo termina con l’altro protagonista, Michael Poole, l’inventore dei Wormhole, ovvero i corridoi nello spazio-tempo, letteralmente appeso sull’abisso. Da ciò possiamo si può agevolmente desumere che la vicenda continuerà, ovvio, ma – meschina e intollerabile – resta la sensazione che al libro manchino le ultime trenta pagine. Difetto numero 2: i personaggi femminili sono irrilevanti o sgradevoli, e più in generale facoltativi, nel senso che, eliminandoli, il romanzo ci perderebbe poco o niente. Non lo dico per propugnare le pari opportunità anche in narrativa, ma – come dire – il personaggio di Miriam, l’amata di Michael Poole, è sì eroico ma anche assolutamente privo di caratteristiche e, in quanto a Shira la ribelle, viene rappresentata come una stridula Guardia Rossa futura che rende anche l’individuo più pacifico voglioso di prenderla a sberle. Ed è il romanzo a perdere di efficacia, non le pari opportunità…
Stephen Baxter, Infinito, Ed. Nord, Argento n° 287, 1998, pp. 228, a cura di P.Nicolazzini, trad. Gianluigi Zuddas
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